CAPITOLO OTTO
Lo Stato e la Giustizia
Lo stato ha necessariamente un interesse nella giustizia. Esso è, dopo tutto, forse più di ogni altra agenzia, quell’istituzione il cui dovere è, nelle parole di Paolo, di essere un terrore per colui che fa il male (Ro 13: 3-4). Un governo civile comincia a minare se stesso e diventa il proprio maggior traditore e forza sovversiva quando governa con ingiustizia. È un fatto infausto che lo stato umanistico moderno sia sempre più impegnato ad accrescere il proprio potere piuttosto che a proteggere i propri cittadini pii. Nessun gruppo rivoluzionario interno o esterno può arrecare più danno ad uno stato di quanto non se ne arrechi da sé mancando di provvedere la giustizia.
Ad ogni modo, prima che possiamo comprendere la difficile situazione dello stato moderno, dobbiamo riconoscere certi fatti costitutivi. Primo, lo stato più spesso della chiesa è stato la basilare e centrale istituzione religiosa dell’uomo. Ciò era vero nell’antichità pagana, ed è chiaramente vero di nuovo con lo stato umanistico. L’uomo moderno guarda al governo civile per soluzioni, aiuto, cura e salvezza.
Secondo, l’interesse basilare dello stato dovrebbe essere la giustizia. Questo è ciò che gli uomini si aspettano da un governo civile. Negativamente, la giustizia richiede la punizione delle opere malvagie. Un ordine sociale non può resistere a lungo se i criminali hanno un vantaggio sui cittadini che vivono secondo la legge. Positivamente, perciò, lo stato deve applicarsi alla giustizia e deve operare per creare un ordine sociale nel quale gli uomini giusti possano funzionare liberamente e idoneamente.
La giustizia è perciò un interesse centrale dello stato, l’interesse centrale. A questo punto è necessario considerare brevemente un punto fatto quasi un secolo fa da Girdlestone:
È cosa sfortunata che la lingua Inglese abbia iscritto la parola latina giustizia (justice), la quale viene usata in un senso alquanto forense, dentro ad un vocabolario che era già in possesso della buona parola rettitudine (righteousness), poiché ciò tende a creare una distinzione che nelle Scritture non esiste. Secondo le Scritture, questa qualità può certamente essere considerata secondo due prospettive: nel suo aspetto relativo implica conformità con la linea o governo della legge di Dio; nel suo aspetto assoluto è l’esibizione d’amore a Dio e al prossimo, poiché l’amore è l’adempimento della legge, ma ciò che solitamente la parola giustizia comunica non è nessuno di questi due sensi. Nelle scritture non viene riconosciuta nessuna distinzione fra le richieste della giustizia e le richieste dell’amore; agire in opposizione ai principi di amore per Dio e per il proprio prossimo è commettere un’ingiustizia, perché è un allontanamento dalla via segnata da Dio nella sua legge [1].
Giustizia e rettitudine (justice and righteousness) sono perciò identiche nella Bibbia, e amore significa mettere ad effetto la legge di Dio, la sua giustizia-rettitudine. Non posso amare nessuno se nella mia relazione a lui sono contrario alla legge. Amare Dio e gli uomini significa perciò vivere secondo i termini della legge di Dio, della sua giustizia-rettitudine nella relazione con loro.
In tutte le religioni la giustizia è un fatto religioso. Tutte le leggi esprimono in qualche modo una fede religiosa, una fede nella giustizia o rettitudine. La religione sottostante la legge può essere Buddismo, Islamismo, Shintoismo, Umanismo o Cristianesimo, ma tutte le leggi, e il loro concetto di giustizia, sono fatti religiosi.
Questo rende ovvio quanto pericoloso e assurdo sia rigettare la necessità per, o l’idea di, un governo civile Cristiano. Non sono pochi i Pietisti che vogliono limitare il Cristiano agli interessi spirituali e negare il bisogno di un governo civile Cristiano. Uno di questi uomini ha definito l’azione politica Cristiana tesa ad uno stato Cristiano e alla legge di Dio “Una visione non scritturale e pericolosa” [2]. Tale prospettiva rende necessario che il cristiano accetti due concetti conflittuali di giustizia o rettitudine come normativi e che viva in obbedienza ad una religione aliena nella sua vita civile.
Non è tutto. La rettitudine o giustizia sono distinte e allo stesso tempo inseparabili dalla dottrina dell’espiazione. Dio richiede giustizia o rettitudine dall’uomo, ma l’uomo caduto e depravato non può essere giusto. L’uomo è reso giusto, o giustificato, davanti a Dio dall’opera espiatoria di Gesù Cristo. Siamo anche rigenerati e ci viene dato il dono dello Spirito Santo cosicché ora possiamo vivere nel Signore e davanti a Lui con conoscenza, giustizia, santità e dominio.
Il fatto che l’uomo e le istituzioni non siano cristiani non li esenta dal loro bisogno di Cristo. E l’uomo non sfugge al bisogno della giustificazione e dell’espiazione neppure rifiutando Cristo. Le ricercano invece piuttosto per vie sado-maso, ponendo i loro peccati e la loro colpa su altri o cercando l’auto-espiazione per mezzo dell’auto-punizione. Gli uomini in tutte le loro vie cercano rettitudine e giustificazione. L’uomo, il peccatore ha fame e sete di giustificazione, ma non le vuole dal Signore.
In breve, la giustizia è inseparabilmente legata alla giustificazione. Questo era riconosciuto nell’antichità, e i vari stati pagani compivano regolarmente riti di purificazione, giustificazione ed espiazione per purificare lo stato dal peccato e dalla colpa. Poiché lo stato deve necessariamente governare con la giustizia ed essere governato dalla giustizia, lo stato deve essere giustificato. Non è affatto sorprendente che la nostra parola tiranno significa nella sua origine pre-cristiana uno che governa senza Dio (o gli dei), e perciò senza giustizia.
Gli stati pagani dell’antichità non trovarono giustificazione e divennero tutti delle tirannie. Lo stato moderno evita l’uso di terminologia teologica storica, ma non è meno religioso dei vecchi stati. Il suo interesse è per la giustizia e la giustificazione. In ogni epoca della storia, e non meno nella nostra, più uno stato persegue la giustizia al di fuori di Cristo più ingiusto diventa.
Le politiche estere ed interne nello stato moderno hanno uno scopo comune, l’ottenimento della giustificazione per mezzo di una dottrina umanistica della giustizia. Ne risulta una politica passionale perché è una politica intensamente religiosa. Anche il risultato è un ordinamento sociale che è radicalmente in lotta col Cristianesimo ortodosso e che deve presto o tardi ingaggiare guerra contro il gregge fedele di Cristo.
Lo stato moderno ricerca la giustificazione per mezzo delle opere della legge: la legge fatta dall’uomo. Le Scritture rendono chiaro che non possiamo essere giustificati dalla nostra obbedienza alla legge di Dio, neanche se fosse possibile per noi peccatori essere obbedienti; quanto più chiaro dovrebbe essere che leggi umanistiche forzose, contrarie alla legge di Dio non possono giustificare alcun uomo.
I moderni statalisti considerano in qualche modo uomini ingiusti tutti coloro i quali non partecipano al piano umanista di salvezza e di giustificazione per legge. Loro almeno sono religiosamente coerenti.
Per il Cristiano, la giustificazione è solo per grazia salvifica di Dio in Gesù Cristo che ha soddisfatto la giustizia o rettitudine di Dio per noi. Poiché siamo ora resi giusti in Cristo, noi sappiamo che la parola-legge di Dio è vera, ed è il nostro modo di vivere. Di qui, per noi vivere in Cristo significa applicare la sua parola legge-amore e di renderla il principio governante d’ogni area di vita e di pensiero.
Lo stato Cristiano pertanto applica la legge di Dio all’ordine sociale. Poiché la salvezza e la giustificazione sono da Gesù Cristo e per mezzo di Gesù Cristo, così lo sono anche la nostra legge e la nostra giustizia. Andare da un’altra legge significa porci sotto un empio piano di salvezza e di giustificazione. Lo stato umanista ci dice in effetti, riguardo alle leggi decretate in proprio: Fa’ questo e vivrai. Il nostro Signore dice: “Io sono la via, la verità e la vita, nessun uomo viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv. 14: 6). Nostro Signore in questo modo rende perfettamente chiaro che in nessuna area di vita, incluso lo stato, possiamo “venire” a, approssimarci alle richieste di Dio e alla chiamata al suo Regno in altro modo che per mezzo di Gesù Cristo. Un piano rivale di giustificazione per legge qual è quello umanista è perciò anatema. I giustificati vivono nei termini della giustizia di Dio, la legge di Dio.
Note:
1. Robert Baker Girdlestone: Synonyms of the Old Testament, p. 101. Grand Rapids, Michigan: Eerdmans, (1897) 1976.
2. John Zens, in Baptist Reformation Review, vol. 11, n.° 1, Spring, 1982, p. 18