Marsilio (o Marsiglio dei Mainardini) da Padova (1290?-1343), studioso e professore di filosofia italiano, che insegnò filosofia e fu in seguito rettore all’università di Parigi, fu autore di uno dei libri più influenti della storia occidentale: Defensor Pacis (1322). Defensor Pacis, o Il difensore della pace, fu un attacco al potere temporale della chiesa. Sebbene il suo attacco fosse formalmente diretto contro il papato, la chiesa nel suo complesso fu sottoposta a tale attacco.
Ai suoi tempi attaccato dal papato, alla fine Marsilio in realtà trionfò. L’intero sistema dei concordati ha un retroterra marsiliano. Per quanto riguarda il protestantesimo, l’influenza di Marsilio è stata così grande che può quasi essere definito uno dei padri del protestantesimo. Il pietismo fu una logica conseguenza della sua enfasi. La sua influenza su Wyclif, Hus e Lutero ne deformò il pensiero. Una traduzione inglese di Defensor Pacis fu realizzata da William Marshall nel 1535, per aiutare Enrico VIII.
In breve, l’enfasi di Marsilio sui poteri puramente spirituali della chiesa portò all’isolamento della chiesa da ogni rilevanza per il mondo materiale, la politica, l’economia, le arti e le scienze, e altro ancora. Ad eccezione di ciò che concerneva l’esperienza della pietà, il mondo fu consegnato allo stato. La sovranità di Cristo su ogni reame fu infranta e lo stato divenne il nuovo dio su quasi ogni aspetto della vita. Fin dai tempi di Marsilio, si è propagato e ampiamente diffuso il mito secondo cui, durante il Medioevo, il papato aveva governato l’Europa spietatamente e la chiesa aveva esercitato un vasto potere temporale. In realtà, di solito il Sacro Romano Impero aveva governato la chiesa. Alcuni papi rivendicarono grandi poteri; quasi nessuno li esercitò. Nella Bolla Unam Sanctam del 1302, il culmine delle rivendicazioni papali è evidente, ma anche qui lo scopo è sostanzialmente quello di dichiarare la libertà della chiesa dallo stato e di erigere la chiesa a suprema corte d’appello terrena, istituita da Dio. Gli storici che esprimono il loro sgomento per Bonifacio VIII e la sua Bolla sono meno espliciti riguardo all’oltraggio di Anagni (1302). I francesi arrestarono il papa a causa dei suoi attacchi (in Clericis Laicos) alla tassazione del clero da parte dei principi secolari; sia Filippo IV di Francia che la corona inglese erano al tempo trasgressori abituali, per raccogliere fondi per la loro guerra. Un mese dopo il suo arresto e la sua prigionia, Bonifacio morì. Alla faccia del picco del potere papale. Bonifacio aveva rivendicato la libertà della chiesa, in termini medievali, ovviamente, e i poteri forti del suo tempo lo trovarono intollerabile.
È importante per noi comprendere la tesi del Defensor Pacis per apprezzare l’influenza di Marsilio. In primo luogo, Marsilio fondava la giurisdizione sul mondo materiale e sullo stato nella ragione piuttosto che nella rivelazione. Gli obiettivi dello stato sono quindi razionali e si fondano su fini morali razionali, non sulla verità rivelata. Questa posizione trasferì lo stato da sotto al governo intellettuale della teologia a quello della filosofia. In questa posizione, si riscontrano chiari echi dei re-filosofi di Platone.
In secondo luogo, Marsilio considerava lo stato come un potere coercitivo la cui funzione è quella di regolare e controllare i conflitti. Il potere supremo è quindi la natura e il segno distintivo dello stato. Tra la visione razionale-morale dello stato e questa tesi coercitiva non viene fatto alcun collegamento reale, se non quello dello stato come potere sovrano. Marsilio cercò ogni possibile dottrina per separare lo stato da qualsiasi controllo e correzione morale da parte della chiesa. Pertanto, lo stato come potere nudo e crudo era per lui, in contrapposizione al ruolo della chiesa, il vero sale della terra e il preservatore della società.
In terzo luogo, Marsilio presentò anche la dottrina repubblicana volontarista dello stato, secondo cui lo stato non è né razionale né coercitivo, ma definito dalla volontà del popolo. Marsilio cercò ogni possibile giustificazione per lo stato che lo distaccasse dalla chiesa e da Cristo [1].
La storia successiva ci offre tutte e tre queste dottrine in azione, e le rivoluzioni ne hanno adottata una o l’altra. In ciascuna, la sovranità si localizza nello stato, non in Cristo, sebbene ciascuna delle tre abbia un’enfasi diversa. Nella visione dello stato come ragione, i filosofi-re sono sovrani; nello stato coercitivo, lo sono i più forti; nella visione repubblicana, il potere sovrano appartiene a tutto il popolo [2].
Giovanni di Parigi portò questa logica un passo avanti. Affermò l’autonomia della natura e della moralità dalla grazia e dalla religione. Sostenne che l’uomo attraverso la ragione naturale può raggiungere la vera moralità e che “Le virtù morali acquisite possono essere perfette senza le virtù teologali, né sono perfezionate da esse se non con una perfezione accidentale“. Ne consegue quindi che “Anche senza Cristo come sovrano esiste la vera e perfetta giustizia che è richiesta per lo stato, poiché lo stato è ordinato a vivere secondo la virtù morale acquisita, la quale è accidentale che venga perfezionata da ulteriori virtù” [3]. Non solo la chiesa, ma anche Cristo fu reso irrilevante per la buona società e la virtù.
Marsilio non nutriva alcuna diffidenza né verso le virtù naturali del popolo né verso i poteri coercitivi dello stato nelle mani dei re-filosofi. Non era solo un erede dei Greci, tanto Platone che Aristotele, ma anche un tipo di accademico o professore la cui utopia sulla carta ha poco a che fare con la realtà storica. Sebbene tecnicamente Defensor Pacis non sia correlato agli scritti utopici del Rinascimento e dell’Illuminismo, Marsilio ne fu in gran parte il padre spirituale, o quantomeno uno dei padri.
Come ha osservato Gewirth, “La concezione del potere politico di Marsilio è monista, unilineare e in definitiva illimitata”. Le teorie di Hobbes e di Rousseau sulla sovranità provengono da Marsilio [4]. Anche la moderna separazione del cristianesimo dalla politica risale a lui.
Non dovrebbe sorprenderci quindi vedere che Marsilio credesse in un’inclinazione ereditaria alla moralità, una moralità che era parte genetica dello statuto di classe [5]. Inoltre, Marsilio fu anche uno dei padri dell’antinomismo. Per liberare lo stato da Cristo, era necessario eliminare la natura vincolante della legge di Cristo, della Bibbia e in particolare della legge mosaica. Marsilio sosteneva che Cristo aveva dato una nuova legge evangelica, spirituale. Si aprì così la strada a che un nuovo sovrano, lo stato, esigesse che alla propria legge fosse dato statuto obbligatorio. Tutto ciò che rimaneva della legge mosaica, e qualsiasi legge data da Cristo, aveva potere vincolante solo in termini della vita futura, non di questa vita presente.
Secondo Marsilio,
Ma c’erano anche altri comandamenti nella legge mosaica che dovevano essere osservati per la condizione del mondo futuro, come quelli relativi ai sacrifici, agli ostaggi o alle offerte per la redenzione dei peccati, specialmente quelli occulti che sono commessi mediante atti immanenti; e nessuno era costretto dal dolore o dalla punizione del mondo presente a osservare questi comandamenti. Analoghi a questi comandamenti sono tutti i consigli e i comandamenti della Nuova Legge, poiché Cristo non volle né comandò che qualcuno fosse costretto a osservarli in questo mondo, sebbene dia un comando generale affinché le leggi umane siano osservate, ma sotto pena di punizione da infliggere nell’altro mondo ai trasgressori. Quindi il trasgressore della legge umana pecca il più delle volte contro la legge divina, sebbene non viceversa [6].
Per illustrare cosa ciò significhi, è molto più grave davanti a Dio praticare l’aborto quando lo stato lo proibisce che quando lo proibisce la chiesa, perché in tal caso è un peccato contro lo stato, il potere sovrano.
Marsilio diede anche un significato umanistico a “proprietà” o “signoria” (dominium), separandola così da Dio e conferendole un significato materiale e sociale [7].
Quando George Washington, nel suo Farewell Address (Discorso d’Addio), mise in guardia contro la separazione tra moralità e religione, stava parlando contro gli eredi di Marsilio, che avevano trionfato nella Rivoluzione Francese, si facevano sentire nel deismo e stavano guadagnando un seguito crescente. Oggi viviamo nel disastro creato da loro. È quindi imperativo che le chiese si separino dal mondo di Marsilio e dal suo pensiero. Il pensiero “spirituale” di troppi ecclesiastici puzza dell’anti-cristianesimo di Marsilio.
Note:
1 Alan Gewirth, traduttore, editore: Marsilius of Padua: The Defender of the Peace, pp. xxxi, New York, NY: harper & Row, (1956), 1967.
2 Ibid., p xxxi.
3 Ibid., p. xlviii.
4 Ibid., p. lix.
5 Ibid., p. 69s.
6 Ibid., p. 170.
7 Ibid., p. 192-195.