Il guaio con troppi dei nostri umanisti è che non si ascoltano quando parlano. Ridicolizzano l’idea di Dio, del peccato, della giustizia, del bene e del male ed altro, e poi parlano con passione di se stessi, come difensori del popolo e della giustizia. L’umanista e filosofo Walter Kaufmann sosteneva che colpa e giustizia sono concetti obsoleti e teologici, che presuppongono Dio e la sua legge. Perciò, dovremmo vivere al di là delle idee di colpa e giustizia e di bene e di male [1]. Il Procuratore Jack Everoff congeda la questione del giusto e sbagliato, di colpevolezza e d’innocenza, con l’esclamazione impaziente: “Cosa diavolo è la giustizia”[2]. Più importante ancora, Oliver Wendell Holmes, Jr. (1841-1935) della Corte Suprema degli Stati Uniti una volta disse: “Non sono qui per fare giustizia. Sono qui per giocare la partita secondo le regole”[3]. Pochi uomini hanno eguagliato Holmes nella sua influenza sulle scuole di giurisprudenza e nelle Corti. Le decisioni in Corte di Holmes per più di una generazione hanno contribuito sostanzialmente a fare degli Stati Uniti ciò che sono ora. Holmes negava la relazione della moralità alla legge perché negava la realtà della moralità.
Tale prospettiva, ora comune nelle Corti di giustizia e nella stampa, ha implicazioni molto vaste. Se non c’è né bene né male, non c’è legge morale alla quale l’uomo possa appellarsi al di sopra dello stato. Questa è la situazione negli stati Marxisti. Ogni potere è immanente nella dittatura del proletariato, e pure ogni diritto. Perciò non c’è appello oltre lo stato. Alcuni anni fa, dimostrò che lo storicismo ed il positivismo in giurisprudenza conducevano alla convinzione che né giusto né giustizia esistano di per se stessi (e neppure in Dio), e che lo stato è perciò al di là del giudizio, perché non c’è una norma per la quale possa essere giudicato. Lo dimostrò facendo riferimento agli sviluppi che portarono dal liberalismo al Nazional-Socialismo in Germania. Sosteneva che questo sviluppo non fosse peculiare alla Germania Nazista; era basilare ora a tutte le nazioni Occidentali, dovunque avesse prevalso la stessa corrente di relativismo umanista. Hallowell sosteneva che non fu tanto il fatto che i tedeschi avessero creduto nel Nazional-Socialismo quanto che essi non avevano creduto in tutto ciò che il liberalismo aveva promesso, il fascismo subentrò per difetto (default), perché gli uomini avevano cessato di credere in qualsiasi cosa che non fosse sicurezza e ordine puramente pragmatici. Le promesse liberali di libertà ed eguaglianza erano in bancarotta, e gli uomini volevano solo una negativa certezza di ordine e sicurezza[4]. Nei termini dello studio di Hallowell, ed anche a motivo di sviluppi in tutte le nazioni a partire dal 1943, si potrebbe dire che la Germania Nazista andò verso la conclusione logica del pensiero umanista più di una generazione prima di altre nazioni dell’Occidente.
Un altro uomo che comprese la necessaria logica di questo sviluppo fu George Orwell, specialmente in 1984. Benché sicuramente non un Cristiano, Orwell, come indica Christopher Small, concepì il mondo in termini essenzialmente religiosi e teologici. Per Orwell, “la vita politica è per eccellenza il reame del non vero”[5]. Nel 1946, Orwell, in un articolo, dichiarò: “Non andremo da nessuna parte se non cominciamo riconoscendo che il comportamento politico è largamente non razionale, che il mondo sta soffrendo di qualche tipo di malattia mentale che dovrà essere diagnosticata prima di poter essere curata”. Diagnosticò questa “malattia mentale” come “un desiderio per il potere puro” che “sembra essere molto più dominante del desiderio per la ricchezza”. Small lo ha riassunto così: “Una perversa abitudine della mente può essere legata a perverse pratiche politiche, il soggettivo può esprimersi nei fatti oggettivi della vita politica”[6]. Così, Orwell vide nella vita moderna una nuova e grave idolatria, l’idolatria dello stato[7].
Per Orwell, lo stato è l’area del non vero, o delle menzogne. Orwell, ovviamente, aveva in mente lo stato moderno e, quindi, in termini di ethos corrente, vedeva il futuro di quella falsità come 1984, una tirannia totale. Non essendo cristiano, aveva perso la speranza in uno stato o in un ordine civile fondato sulla verità e operante secondo giustizia.
Nostro Signore disse di Satana che era il padre della menzogna (Giovanni 8:44). La promessa di Satana è che ogni uomo è il proprio dio, determinando da sé il bene e il male (Genesi 3:5). Per lui non esiste una verità oggettiva ordinata da Dio né una legge data da Dio che stabilisca il bene e il male. Piuttosto, l’uomo determina per se stesso ciò che costituisce il bene e il male nella propria esperienza, e ottiene libertà, secondo Walter Kaufmann, rigettando qualsiasi standard oggettivo o legge dati da Dio.
In una società umanistica, il regno della falsità: diventa la società in generale, perché il dominio dei numeri negli stati moderni significa che prevale la volontà dell’uomo, non un criterio oggettivo. Quindi, la falsità diventa l’opinione e la volontà della maggioranza, e lo Stato diventa una menzogna, e il suo fondamento una menzogna. Gli uomini sono considerati naturalmente buoni, sebbene non lo siano; il peccato originale è sostituito dal peccato ambientale, e noi pecchiamo solo perché un ambiente malvagio ci condiziona in questo modo. La salvezza avviene attraverso l’azione politica, l’educazione e la sociologia, e lo Stato è l’agenzia di salvezza. In ogni momento, lo Stato come salvatore offre all’uomo un piano alternativo di salvezza e santificazione, e lo Stato deve necessariamente opporsi al cristianesimo. L’incapacità degli ecclesiastici di prendere sul serio il ruolo dello Stato umanistico come salvatore ha contribuito notevolmente al declino della Chiesa.
A causa del mito della neutralità, dagli uomini di chiesa è stato permesso allo Stato sviluppare la sua natura di menzogna senza quasi alcuna interferenza fino alla fine degli anni 70. Nessuna persona o istituzione può essere neutrale, men che meno lo Stato. In quanto ordinamento giuridico o struttura, è inevitabilmente impegnato in una vita morale e religiosa. Questo è diventato sempre più un aperto umanesimo. Chiamarlo umanesimo secolare non lo rende meno religioso; l’umanesimo secolare è un umanesimo religioso praticato dai laici, proprio come il cristianesimo secolare è la pratica e l’applicazione della fede cristiana da parte dei laici. Lo Stato è solitamente un’istituzione laica in quanto normalmente sotto il controllo dei laici piuttosto che del clero cristiano, musulmano, buddista, umanista o shintoista, ma non per questo è meno religioso.
Poiché il clero ha teso a considerare se stesso e la sua chiesa, tempio o santuario, troppo spesso come l’espressione esclusiva della propria religione, non è riuscito ad apprezzare la natura religiosa dello Stato e la vitalità e la centralità della religione laica. Considerando lo Stato un’agenzia non religiosa, il clero della Chiesa ha contribuito in modo sostanziale a rendere lo Stato un regno di falsità. Proprio perché lo Stato è centrale nella vita moderna, è diventato la grande menzogna.
La dottrina biblica del logos o parola dichiara che Gesù Cristo è il logos, parola, struttura o verità per mezzo del quale tutte le cose sono state create, “e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta” (Gv 1:3; cfr. 1:17). Gesù Cristo è Dio incarnato; Egli è Dio e la rivelazione di Dio (Gv 1:1, 2, 18).
Platone, tuttavia, aveva una dottrina radicalmente diversa del logos. Per lui, il logos era la parola, il modello, l’idea o la ragione che permea il mondo e lo governa. È il potere immanente nell’essere. Platone, quindi, nella sua Repubblica, sviluppò il suo concetto di Stato come luogo e incarnazione della ragione. Per questo motivo, era necessario che re-filosofi, uomini di ragione, governassero lo Stato.
Per Platone, il vero Stato è identico alla ragione e alla giustizia. Ciò significa stabilire ciò che è dovuto a e da ogni persona. Ciò significa una divisione del lavoro economica e politica in termini di attitudini naturali. Pertanto, i re-filosofi giudicheranno e governeranno, e tutti gli altri svolgeranno il compito assegnato. (Questa è, ovviamente, la struttura dell’Unione Sovietica). I governanti dello Stato, in quanto voce della ragione, metteranno a morte i malati fisici, così come tutti coloro che, a loro giudizio, “sono incurabilmente corrotti nella mente”. Questi re-filosofi o Guardiani, in quanto voce della Ragione, “saranno gli ultimi a arrecare danno alla comunità”, perché, in quanto voci della Ragione, sono per natura altruisti. In virtù dell’educazione ricevuta e del timore della condanna a morte, “i governanti e i governati condivideranno la stessa convinzione sulla questione che concerne chi dovrebbe governare”, ovvero i Guardiani. Questi uomini sono i salvatori della società [8].
Lo stato moderno usa il linguaggio di Hegel, Marx, Dewey e altri più che quello di Platone, ma prevale lo stesso obiettivo: l’uomo come dio di se stesso che governa sugli altri uomini per mezzo dello stato. Lo stato è l’ordine della Ragione e del Bene, un bene umanistico e relativistico, per la verità, ma apparentemente l’unico bene che l’uomo può conoscere.
Inevitabilmente, quindi, il cristiano deve considerare lo stato moderno come il regno della falsità, o, più schiettamente, l’incarnazione della grande menzogna (Ge 3:5). Il trionfo dello stato moderno sarà la morte della fede biblica. È, tuttavia, il Signore che prevarrà, e lo stato moderno che sarà spezzato.
Quando nostro Signore chiama Satana bugiardo (Giovanni 8:44), la parola in greco è pseustes, il cui aggettivo è pseudes, che nella nostra lingua abbiamo come prefisso pseudo. Una menzogna è pseudos e pseuma; quest’ultimo, come in Romani 3:7, significa una menzogna messa in atto, e la menzogna messa in atto è una falsa premessa riguardo a Dio. La menzogna è una dissociazione da Dio e dalla sua parola di legge. I falsi profeti o predicatori sono chiamati bugiardi nell’Antico Testamento, così come gli idoli. In questo senso, poiché tutti gli uomini sono peccatori, tutti gli uomini sono bugiardi. Quando Davide nel Salmo 116:11 fa questa affermazione, può essere tradotta meglio, come nella versione di Berkeley, “Ho detto nella mia apprensione, tutti gli uomini sono bugiardi”. Il problema di Davide, in breve, non era che la sua osservazione fosse errata, ma che allo stesso tempo non riuscì a vedere la superiore bontà e potenza di Dio. Nel Nuovo Testamento, un falso maestro, pseudodidaskalos, è un maestro di menzogne (Il Pietro 2:1), un uomo all’interno della chiesa che insegna false premesse riguardo al Signore. In Tito 2:1, il Dio che non può mentire è apseudes Theos; Egli è la Verità, e non può mentire.
Per quanto riguarda gli uomini, “Una menzogna non è semplicemente un singolo atto: è un atteggiamento esistenziale che determina l’intera vita. Poiché si oppone a colui che dà la vita, è complice ingannevole della morte”.
Finché lo Stato rifiuta Gesù Cristo, la verità (Giovanni 14:6), e si rifiuta di vivere secondo ogni parola di Dio (Matteo 4:4), è il regno della falsità; è una menzogna. Nostro Signore dichiara:
Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, il primo e l’ultimo.
Beati coloro che adempiono i suoi comandamenti per avere diritto all’albero della vita, e per entrare per le porte nella città.
Fuori i cani, i maghi, i fornicatori, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna. (Ap. 22:13-15)
Note:
1. Walter Kaufmann: Without Guilt and Justice. New York, NY: Peter H. Wyden, 1973.
2. Paul Hoffman: What the Hell is Justice? Chicago, ILL: Playboy Press, 1974.
3. Nancy Gager and Cathleen Schurr: Sexual Assault: Confronting Rape in America, p. 129. New York, NY: Grosset & Dunlap, 1976.
4. John H. Hallowell: The Decline of Liberalism as an Ideology, With Particular Reference to German Politico-Legal Thought, Berkeley, CA: University of California
5. Christopher Small: The Road to Miniluv: George Orwell, the State, and God, p. 18. Pittsburgh, PA: University of Pittsburgh Press, (1975) 1976.
6. Ibid, p.19.
7. Ibid., p. 192.
8. Francis MacDonald Cornforth, translator, editor: The Republic of Plato, pp. 1, 59f., 83, 111, 125, 211, etc. New York, NY: Oxford University Press, (1941) 1945.
9. U. Becker and H.G. Link, in “Lie” in Colin Brown, editor: The New International Dictionary of New Testament Theology, vol. II, p. 474. Grand Rapids, MI: Zondervan, (1967) 197.