Cristianesimo e lo Stato

“E tra i due ci sarà un consiglio di pace”. Questa predizione, riguardante la relazione tra il civile e l’ecclesiale, forma l’apice della profezia di Zaccaria concernente le conseguenze ultime della prima venuta di Cristo (Zaccaria 6). Fin troppo spesso, però, lungo la storia la chiesa ha cercato di comprare questa pace col compromesso, collocandosi dalla parte del governo civile anziché dalla parte di Cristo, schierandosi col regno instabile anziché col “Regno che non può essere scosso”. Viene completamente trascurato il fatto che la pace tra il popolo di Cristo e le nazioni si realizza solo quando le nazioni stesse diventano discepoli di Cristo. I cristiani oggi onorano meramente con la bocca il comando di ammaestrare le nazioni “essendo così abbagliati dall’ammirazione per la gloria temporale, che il regno che non viene in modo visibile è risultato vile ai loro occhi” (Owen).

Per il fatto di essere Re dei re e Signor dei signori, il regno di Cristo sull’uomo e sul governo è universale e totale. “Depone i re e li innalza” (Daniele 2:21) e “Rende grandi le nazioni e poi le distrugge” (Giobbe 12:23) perché il governo è sulle sue spalle: Lui è il governatore fra le nazioni (Isaia 9:7; Salmi 22:28). Ciò di cui c’è bisogno oggi è che la chiesa insista  sui diritti regali di Cristo il Re, nella confidenza che il suo governo su tutto crescerà senza fine: “Lo zelo dell’Eterno degli eserciti farà questo”.

Questo potente volume presenta una teologia biblica dello stato, tracciando in dettaglio la storia e le conseguenze di ambedue la dominazione statista e l’inadempienza cristiana del proprio dovere. Stabilendo fermamente l’alternativa biblica al moderno politeismo del cristianesimo, l’autore ci allerta delle cadute del passato e provvede del pio consiglio per il presente e il futuro. Cristallizzando decenni di ricerca, Cristianesimo e lo Stato è una pietra miliare della cristianità del XX secolo.


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