2. RELIGIONE E LO STATO

 

Spesso ci sono problemi che non hanno risposta né trovano soluzione perché il problema stesso non viene mai chiaramente riconosciuto. Troppo spesso, i tentativi di formulare un problema precludono una risposta. Un classico esempio è il cosiddetto problema del libero arbitrio. La questione del libero arbitrio non potrà mai essere risolta fino a che non si riconosce che l’uomo è una causa secondaria, vale a dire che egli non è Dio, la sua volontà può avere solamente una libertà secondaria, condizionata, contingente. L’uomo non è libero di decidere il momento della sua nascita, né la sua razza o il sesso, né può scegliere di crescere ringiovanendo anziché invecchiando. Ad ogni punto la sua vita è circoscritta ed egli stesso è la conseguenza di molte cause. Dio solo possiede una libertà primaria e assoluta. Quando riconosciamo che l’uomo è una causa secondaria non in grado di avere un libero arbitrio assoluto e primario, allora diventa possibile definire la libertà secondaria e comprendere la natura della volontà dell’uomo. Fino ad allora non è possibile definire o comprendere il problema del libero arbitrio perché non è stato formulato per la comprensione e la soluzione.

Lo stesso vale riguardo al cosiddetto problema di chiesa e stato. Il termine si riferisce ad una tensione all’interno della società che è molto reale e che ha afflitto la maggior parte delle nazioni. La tensione è particolarmente forte nel ventesimo secolo e richiede attenzione e soluzione. Ad ogni modo, il termine “chiesa e stato” contribuisce ad oscurare il problema piuttosto che a presentarlo. Questo fatto è stato riconosciuto troppo raramente, benché Wilson vi attragga l’attenzione almeno in parte:

Quando definita in questo modo diventa evidente che in un aspetto l’espressione ‘Chiesa e Stato’ è infelice perché le sue connotazioni sono eccessivamente formalistiche. Suggerisce che ci sia una struttura d’autorità spirituale che si confronta con una singola struttura d’autorità temporale. Ci sono stati periodi nella storia occidentale quando tale modello sarebbe stato la descrizione plausibile del modello esistente e certamente utile allo scopo dell’analisi. Infatti, il periodo coloniale della nostra storia esibisce tentativi di realizzare tipi classici di relazioni tra una singola struttura d’autorità spirituale – e una singola autorità temporale- lo Stato Coloniale. Ma il nostro periodo coloniale illustra come vari tipi di ingredienti nella società Americana, vale a dire diversità etniche e separatismo evangelico operarono per rendere antiquati i modelli classici di Chiesa-Stato [1].

Deve essere egualmente ovvio che non c’è una singola struttura d’autorità ad incorporare la vita temporale dell’America, vale a dire che un singolo stato non è più una realtà empirica proprio come non lo è una singola chiesa. Come il pluralismo religioso, il pluralismo governativo implica ad un livello semplicemente la molteplicità di autorità che possiedono giurisdizioni sovrapposte all’interno della nostra società. In questo modo i governi, federale, statale, provinciale e locale sono giustapposti e tutti contribuiscono alla struttura della vita comune. A volte si rinforzano l’un l’altro, in altre occasioni si bilanciano … . Di conseguenza il termine “Chiesa-Stato” si sbriciola completamente se si tenta di usarlo nel modo tradizionale [2].   

C’è più di un piccolo merito nel contenzioso di Wilson. “Chiesa e Stato” non è più la frase valida per descrivere il problema. In un punto è possibile dissentire da Wilson; poiché la Corte Suprema impone la giurisdizione delle decisioni federali ad ogni ramo locale di governo civile, diventa sempre più possibile parlare dello stato almeno come una unità.

Il riassunto storico di Wilson delle sei fasi del problema è buono, anche se la sua analisi della fase più recente, quella a partire dalla Prima Guerra Mondiale, può essere seriamente messa in discussione. Lo sviluppo può essere semplificato a tre fasi basilari: prima ci fu, nel periodo coloniale, una politica di fondazione. Una chiesa, o talvolta più di una denominazione in uno stato, fu istituita e sostenuta finanziariamente dallo stato. La seconda fase pure cominciò nel periodo coloniale, le chiese furono private del loro carattere di chiese di stato, e fu istituito il Cristianesimo come religione di stato (cioè una istituzione religiosa piuttosto che una ecclesiastica). Gli Stati Uniti venivano mantenuti una nazione Cristiana senza che alcuna chiesa avesse giurisdizione sopra un’altra. La terza fase, che si sviluppò rapidamente dopo la Prima Guerra Mondiale ma che era cominciata dopo la Guerra Civile, insiste in una pretesa neutralità dello stato nei confronti della religione con libertà religiosa per le chiese. Wilson illustra la storia dello sviluppo Americano molto abilmente ma tende a farsi sfuggire la questione basilare.

La formulazione medievale del problema è ancora presente, e, considerare la tensione in termini tradizionali  “Chiesa-Stato” come fa Wilson, significa non capire il problema contemporaneo e ritornare ad un dibattito imperiale papale ora obsoleto. Il papismo e l’impero, come pure il papismo in conflitto con le nazioni cercò di istituzionalizzare il problema. Entrambe le parti erano d’accordo sulla necessità di un ordinamento Cristiano. Vero che qualche sovrano individuale fu a volte ostile a tale ordine, e Federico II ebbe chiaramente in mente in ordine non Cristiano, ma per la maggior parte, la questione non fu ordine Cristiano contro ordine pagano, piuttosto chi doveva avere il predominio e la priorità nel controllo e nel mantenimento dell’ordine Cristiano. Questo è storicamente il problema “Chiesa-Stato”. In questo senso il problema “Chiesa-Stato” è in modo crescente diventato marginale, irrilevante o non esistente nell’era moderna. Primo, lo stato è meno interessato a promuovere un ordine sociale Cristiano anzi gli è spesso ostile. In breve, lo stato si è  semplicemente allontanato da questo problema storico del Cristianesimo. Secondo, sempre meno esiste una singola chiesa nei paesi occidentali che reclami il diritto di Chiesa Nazionale. In alcune nazioni dove c’è una Chiesa Nazionale non c’è però in quella nazione il sostegno della stessa con fondi provenienti dall’erario, ne c’è il riconoscimento giuridico dell’ordinamento Cristiano nei tribunali, mentre rimane un certo controllo nella nomina di vescovi ed altri uffici ecclesiastici. Nel senso storico l’antica lotta tra Chiesa e Stato per la primazia nell’ordinamento sociale  non è un problema nella società moderna. Terzo, non c’è accordo, né sul fronte ecclesiastico né su quello civile che un ordinamento sociale Cristiano sia quello necessario. Molto spesso c’è un assenso generico ad una vantata ipotetica “neutralità” da parte dello stato. Quarto, la libertà religiosa viene sempre più sostituita dalla tolleranza religiosa. La differenza è molto importante. La libertà religiosa ha storicamente significato la libertà dal controllo e dalla giurisdizione dello stato, da parte della chiesa e del credente nel culto. Ha significato che lo stato non può interferire in una sfera dove non ha né autorità né giurisdizione più di quanto non possa interferire negli affari interni di una potenza straniera. La tolleranza religiosa significa che lo stato afferma il diritto di governare e controllare la religione e di dichiarare quale chiesa o quale religione ha diritto di esistere. La tolleranza religiosa mette il potere nelle mani dello stato. Il disegno costituzionale originale (USA) era libertà, non tolleranza religiosa.

Dovremmo aggiungere, in più, che la risoluzione costituzionale originale non propose una “separazione di Chiesa e Stato,” benché tale frase venga usata sempre più dai tribunali per riassumere la posizione costituzionale [3]. Poiché tutti gli stati avevano la loro costituzione o risoluzione religiosa, il Primo Emendamento semplicemente impediva al Congresso o al Governo Federale di entrare in un’area dove la giurisdizione era riservata agli stati. Gli stati avevano il diritto di fare tali costituzioni o risoluzioni nel modo in cui essi, o i loro corpi subordinati, le contee e le città, avessero scelto. Solo dopo che il Quattordicesimo Emendamento fu interpretato dalla Corte Suprema come applicabile a tutti gli stati ci fu la negazione del potere degli stati di stabilire tali costituzioni [4]. Per tornare al cosiddetto problema di “Chiesa e Stato,” non c’è la possibilità di risolvere la questione basilare fino a che la questione non venga formulata in modo appropriato. Parlare di problema di chiesa e stato significa precludere qualsiasi soluzione.

Qual è dunque il problema basilare? Non solo ogni chiesa è una istituzione religiosa. ma ogni stato od ordine sociale è una costituzione religiosa. Ogni stato è un ordinamento legislativo e, ogni ordinamento legislativo rappresenta una moralità decretata che è il procedimento per l’applicazione di tale moralità. Ogni moralità rappresenta una forma di ordine teologico, vale a dire che è un aspetto e l’espressione di una religione. In questo modo la chiesa non è la sola istituzione religiosa, anche lo stato è un’istituzione religiosa. Attraverso i secoli lo stato più che la chiesa è stato l’istituzione  centrale religiosa della maggior parte delle civiltà. La guerra tra l’Impero Romano e la chiesa primitiva era una guerra religiosa, una lotta tra due rivendicatori che rappresentavano religioni rivali e volevano ordinare la società nei termini della loro fede [5].  Le rivendicazioni di ciascuna fede furono rivendicazioni totali, come lo sono tutte le rivendicazioni religiose. Perciò i Puritani Americani mantennero che la Bibbia è “la verità rivelata e la fonte di ogni ragione e moralità” [6].  Similmente, gli umanisti oggi credono che l’affermazione dell’autonomia dell’uomo e della sua mente costituisce la fonte di ogni vera ragione e moralità.

Per tornare al problema basilare oggi, la vera questione non è tra chiesa e stato, ma è semplicemente questo: lo stato, come costituzione religiosa ha progressivamente de-stabilito il Cristianesimo come proprio fondamento legislativo e, professando neutralità, ha di fatto stabilito l’umanesimo come religione di stato. Quando la religione di un popolo cambia, le sue leggi riflettono inevitabilmente quel cambiamento e si conformano alla nuova fede e alla nuova moralità [7]. C’è stato inganno da parte dei legislatori, nel fatto che mentre professavano neutralità religiosa hanno sostituito una religione per un’altra, l’umanesimo per il Cristianesimo. La ragione basilare, comunque, è stata il collasso teologico delle chiese, e questo è stato vero di esse tutte. Nei circoli evangelici dominanti, questo collasso venne prima. Hudson si riferì a questo come “la profondissima malattia,….l’erosione teologica che avvenne durante il diciannovesimo secolo.” Nell’evangelicalismo: “La tendenza fu di negligere le definizioni dottrinali nel sottolineare invece ciò che avveniva nella ‘religione del cuore’ e nell’ ‘esperienza della conversione’” [8]. Questo collasso teologico portò all’insostenibile credo nel neutralismo religioso e alla resa delle scuole Cristiane in favore dell’educazione statale. Come risultato, l’umanesimo divenne la religione istituita dello stato e della scuola e, per infiltrazione anche delle chiese.

Come risultato, nella maggior parte dei paesi oggi, e non meno negli Stati Uniti, l’umanesimo è la religione costitutiva dello stato ed è progressivamente la fonte del revisionismo legale. L’umanesimo è pure la religione costitutiva delle scuole, di maggior parte delle chiese e di maggior parte della società. Il Cristianesimo viene, molto logicamente, progressivamente escluso dallo stato, dalle scuole e dalle chiese ed ha una posizione debole e scarsamente sostenibile nelle vita moderna. La mancanza di una persecuzione estesa e organizzata è probabilmente dovuta al fatto che il Cristianesimo ortodosso è diventato progressivamente più debole e sempre meno rilevante.

Qualsiasi risveglio di forza Cristiano avventerebbe un maggiore conflitto poiché costituirebbe una minaccia all’establishment umanistico. Negli anni recenti, pochi hanno avuto timore della chiesa, perché la chiesa è stata impotente ed essa stessa un alleato dell’umanesimo. Ci sono evidenze ora che questo potrebbe cambiare.

NOTE:

1 John F Wilson: Church and state in American History, p. IX. Englewood, N.J.: D.C. Heath and Company, 1965

2 Ibid., p. X

3 Per evidenze di questo, vedere John J. McGrath, editor: Church and state in American Law: Cases and Materials, Milwaukee: The Bruce Publishing Company, 1962

4 Vedere Irving Brant, The Bill of Rights, in Wilson. op.cit.,pp.85

5 Vedere Ethelbert Stauffer: Christ and the Caesars, Philadelphia: Westminster Press, 1955; R.J. Rushdoony: The Foundation of Social Order, Nutley, New Jersey: Presbyterian and Reformed Publishing Company, 1968

6 Edwin Powers: Crime and Punishment in Early Massachusetts, 1620-1692. pp.101, 109. Boston: Beacon Press, 1966

7 Vedere Sir Patrick Devling: The Enforcement of Morals London: Oxford University Press, 1959.

8 Winthrop Hudson, The Passing of t


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