Un Conflitto tra Visioni Cristiane: il Cristianesimo di Genesi 1-2 Contro Quello di Genesi 3
Ci sono due prominenti scuole di pensiero dentro ai circoli Protestanti che continuano a scontrarsi su ciò che il cristianesimo debba essere perché i loro punti di partenza sono costituiti da visioni teologiche differenti. Uso qui la parola ‘prominenti’ perché riconosco in pieno che ci sono altre più sfumate voci nella diaspora cristiana. Non sto pensando ad una situazione binaria o ad una falsa dicotomia. Questa è semplicemente una distinzione tra le due voci dominanti in un coro con altri.
Una scuola di pensiero comincia formandosi una comprensione della vita cristiana orientata da Genesi capitoli 1 e 2 e l’altra comincia con Genesi 3. Un punto di partenza da Genesi 1 e 2 considera il vangelo come un mezzo affinché gli esseri umani abbiano un’esperienza realizzata di ciò che Dio aveva inteso fossero e facessero con la loro umanità, mentre un orientamento da Genesi 3 vede il vangelo come mezzo di salvezza dalla nostra umanità in preparazione per l’eschaton (il cielo).
Lo spazio non permette un pieno sviluppo di queste distinzioni tre le voci dominanti ma potremmo strutturare il presente discorso nei termini di come il vangelo è compreso. Per esempio, quando si comincia con Genesi 1 e 2, si potrebbe comprendere il vangelo in questo modo: “Per mezzo della persona e l’opera di Gesù Cristo, Dio compie pienamente la salvezza per noi, salvandoci dal giudizio per il peccato e portandoci in comunione con sé, e poi restaura la creazione nella quale noi possiamo godere la nostra nuova vita con lui per sempre.” Come ho ricordato altrove, il vangelo è “la buona novella dell’opera salvifica di Dio in Cristo e nello Spirito per mezzo della quale le potenze del peccato e della morte sono vinte e la vita della nuova creazione è inaugurata, avanzando verso la glorificazione escatologica del cosmo intero.” Poiché l’intera creazione è stata trascinata dentro l’ammutinamento della razza umana (Ro. 8: 19-24), la redenzione deve coinvolgere l’intera creazione. Nella cornice di Genesi 1 e 2, tutte le cose contano nel piano redentivo di Dio. In questo caso, per Dio ogni persona conta perché portatrice della sua immagine, e lo Spirito Santo usa l’evangelicalismo del popolo di Dio per unire a Cristo uomini e donne. Il resto della creazione e della cultura pure importa a Dio perché, nel mistero del piano redentivo di Dio, noi abbiamo un ruolo nel fare in modo che il cosmo porti gloria a Dio (1 Co. 10: 31, Col. 3:23). L’enfasi qui è la sovranità di Dio e la missione per la creazione intera.
Dall’altra parte, quando il vangelo comincia con Genesi 3 come punto di partenza concettuale, lo si può articolare come: “la buona novella che Gesù Cristo è morto per i nostri peccati ed è risorto eternamente trionfante su tutti i suoi nemici, cosicché non c’è ora nessuna condanna per quelli che credono, ma solo giubilo permanente.” In questo caso, a motivo dell’opera di redenzione di Cristo, dice questa visione: “non c’è nulla che separi quelli che credono dal loro Creatore e da tutti i benefici che promette in Cristo.” Ciò che conta per la chiesa e nella vita cristiana è tenere in primo piano e ben esposta la questione del peccato e della salvezza (Gv. 3:16, Ef. 2: 8-10). Essere umani è qualcosa che ha bisogno di rimedio in vista di una vita di godimento eterno. L’evangelismo personale e far crescere il numero dei discepoli diventa un’enfasi in continuo aumento. Questa è la ragion d’essere per la chiesa ed è l’opera per cui la chiesa prepara i cristiani. La cultura viene “ingaggiata” al fine di unire sempre più persone a Cristo. L’enfasi principale qui è la sovranità di Dio nel salvare individui in vista di una vita con lui.
La differenza fondamentale tra le due visioni è quale sia il ruolo della creazione nella missione redentiva del Dio trino. Da Genesi 1-2, ci sarà un’enfasi nel vedere come la missione redentiva di Dio sia intesa effettivamente a dirigere non solo individui ma tutta la società e la cultura. La cultura è parte della creazione ed è intesa portare gloria a Dio per suo volere e disegno. Perciò, mentre sono centrati sulla croce, i seguaci di Cristo non devono dimenticare la loro vocazione e mandato culturale. Partendo da Genesi 3, all’opposto, ci sarà un’enfasi sul celebrare i cristiani in spazi “secolari” a motivo delle opportunità evangelistiche verso i non credenti attorno ad essi e della positiva influenza morale operata dai cristiani con la loro presenza. Un orientamento da Genesi 1-2 non solo enfatizza le opportunità evangelistiche che il cristiano ha sul posto di lavoro, ma si sforza anche di sfidare i cristiani sul piano dell’importanza delle loro attività nella piazza nel portare gloria a Dio e nel condurre i colleghi di lavoro a fare altrettanto (Lu. 19:40, 1 Te. 4: 11; 2 Te. 3: 10-12).
Gli scontri tra queste due visioni cristiane dominanti hanno creato parecchia divisione, incomprensione, e sfiducia tra i protestanti classici in anni recenti al riguardo del ruolo della chiesa nella vita cristiana. So di un teologo, dalla prospettiva Genesi 3, il quale rimane preoccupato che i cristiani non divengano così unicamente cristologici e soteriologici nella loro comprensione di ciò che significhi essere cristiano tanto che le dottrine della creazione della provvidenza vengano liquidate a motivo dell’urgenza del mandato missionario di fare discepoli di tutte le nazioni. Le implicazioni di un’enfasi unicamente soteriologica può detrarre dalla pienezza della missione di Dio di riconciliare a Cristo tutte le cose (Col. 1: 19-20).
Infine, la cornice da Genesi 1 e 2 vede il mandato missionario e il comando di creare e amministrare culture che glorifichino Dio come validi entrambi e coesistenti, mentre la cornice da Genesi 3 tende a vedere il mandato missionario di fare discepoli come in modo esclusivo il principale interesse del cristiano. Per le persone che hanno la visione da Genesi 3, l’enfasi culturale è meramente un’implicazione o un’applicazione del vangelo piuttosto che le restaurazione della creazione come qualcosa cui il vangelo punta direttamente.
Se noi comprendiamo la cultura essere il luogo dove persone umane, fatte ad immagine di Dio, entrano in svariate relazioni con altri all’interno di famiglia, attività, governo, economia, arte, scienze e così via, ma non riusciamo a discernere ciò che Dio vuole che facciamo della cultura, i leader cristiani continueranno ad essere invischiati in dibattiti interni su ciò che significhi essere cristiani in una società moderna, sul perché i cristiani dovrebbero interessarsi dell’ingiustizia e così via mentre i fondamentalisti secolaristi guadagnano sempre più terreno nelle vite di individui e di istituzioni che sono parte della buona creazione di Dio. C’è stata una buona discussione per chiarire il vangelo alla luce dell’eresia del legalismo, ma la cosa risolutiva, nella discussione sulla missione che Dio ci ha affidato, è ciò che comprendiamo essere il nostro ruolo nell’amministrare il desiderio di Dio per la creazione (gente, luoghi e cose) ora e nel mondo a venire.
Anthony Bradley, tr. a cura di GM 14.11.2013