RISORSE:

 

Recentemente ho trovato un altro dei suoi temi da The Biblical Educator, pubblicati dall’ICE nei primi anni ’80.

Questo, del giugno 1981, è stato in risposta a una lettera che aveva ricevuto da un pastore che si era risentito per alcune delle cose che aveva detto in una recensione che aveva scritto di un libro sull’evangelista calvinista del XVIII secolo George Whitefield.

Chilton colse l’occasione della lettera di questo Pastore per chiarire, non solo per il dovere di rispondere alle preoccupazioni di un individuo, ma di trasmettere a un pubblico più vasto una più accurata, comprensione biblica della differenza tra la pietà cristiana e la teologia non scritturale del pietismo. Questo articolo offre una meravigliosa comprensione della mente del pastore Chilton. Aveva un talento per affrontare ciò che vedeva come tendenze non bibliche nella teologia di qualcuno, rispondendo direttamente e candidamente con una miscela unica di calore, umorismo, carità cristiana, onestà e franchezza esegetica, colorata dal suo personale marchio di erudizione biblica.

Sappiate che questo è un articolo molto lungo. Magari non per una newsletter stampata, ma per un post sul blog on-line, sì! Tuttavia, vi incoraggio a prendere il tempo di leggere fino in fondo.

Qui, mi si permetta di dare solo alcuni gustosi assaggi per stuzzicare l’appetito:

Pietà cristiana, se significa qualcosa, significa vivere piamente ogni aspetto del pensiero e dell’attività. È, nelle parole dell’ English Dictionary: essere “attento dei doveri dovuti a Dio da esseri creati …” La Pietà, quindi, deve essere radicalmente distinta dalla sua contraffazione nel Pietismo, che si concentra su esperienze emotive estatiche ed “esercizi devozionali”, mentre rifiuta con fermezza di applicare la parola di Dio al mondo di Dio.

E questo, sulla “centralità del Vangelo”:

Una volta che un uomo è stato convertito, in cosa consiste il dopo? Il Vangelo lo ha cambiato dalla morte alla vita: si suppone che ora dovrebbe vivere. Deve scoprire le norme di Dio per la sua vita in ogni area: nella sua famiglia, il suo lavoro, le sue attività quotidiane. Dovremmo dunque accusarlo di allontanamento dalla centralità del Vangelo? No! È il vangelo che ha fatto la differenza! Egli sta applicando le norme di Dio per la sua vita proprio perché il Vangelo è centrale.

Un ultimo, sul tema “la salvezza e il mandato culturale”:

I Ricostruzionisti dovrebbero essere rimproverati quando non riescono ad applicare le Scritture ai problemi della vita. Ma non li si può criticare per aver cercato in primo luogo di applicare le Scritture ai problemi. Il dominio sotto Cristo non è un allontanamento dal vangelo. È il punto del Vangelo. Rivendicare “la centralità del Vangelo” deve effettivamente portare all’ardita domanda: “centrale di cosa?”

Ecco, questi dovrebbero essere un “trailer” sufficiente! Per godere di più dello stile conciso dell’esposizione biblica (e storica) di Chilton, ecco l’articolo nella sua interezza:

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THE BIBLICAL EDUCATOR
“Per conoscere sapienza e ammaestramento; per intendere parole di senno”

Prov. 1: 2
vol. III, n ° 6 giugno 1981
© Institute for Christian Economics, 1981

PIETÀ E RICOSTRUZIONE CRISTIANA Di David H. Chilton

Qualche tempo fa, ho scritto una recensione della biografia definitiva di George Whitefield scritta da Arnold Dallimore. Nel corso di quell’articolo, ho criticato alcune delle azioni e dei punti di vista di Whitefield in particolare per quanto riguarda il matrimonio), mentre anche ho affermato il mio rispetto per le enormi fatiche evangelistiche e le realizzazioni dell’uomo. Ho detto che i suoi errori derivavano dalla sua accettazione inconscia del neoplatonismo, l’idea che l’aspetto  “spirituale”della vita (vale a dire, non fisico-interiore) sia superiore agli aspetti più fisici. C’è, naturalmente, una misura di verità in questo, la rigenerazione inizia nell’interiore, ecc., ma la prospettiva neoplatonica nega implicitamente i fatti biblici che l’uomo è una unità, e che Dio si occupa di tutto il nostro essere e di tutta la vita. Il Neoplatonismo conduce ad un disprezzo spirituale per la creazione materiale di Dio e per le leggi che Dio ha ordinato in settori quali il governo e l’economia. Senza cercare di screditare il ministero di Whitefield, ho però tracciato alcune osservazioni sugli aspetti deleteri del suo punto di vista per la chiesa nel suo complesso.

Non fui esattamente inondato di lettere. Una regola giornalistica pratica è che per ogni persona che scrive una lettera al direttore, ce ne sono circa un migliaio che hanno la stessa percezione. La lettera che esprime i sentimenti di quelle migliaia di persone è venuta da H. Carl Shank, assistente pastore della Grace Church (Vienna, VA). Egli non è d’accordo con me su alcuni punti, ma sta scrivendo da amico. Tutta la sua lettera (in corsivo), e la mia risposta, è qui sotto. Ho considerato la questione abbastanza importante da dedicarle molto spazio, anche se la sua importanza per le scuole cristiane è solo indiretta. Spero che questo scambio incoraggerà altri portavoce per le altre migliaia di farmi sapere cosa ne pensano.

UNA LETTERA AL DIRETTORE

“Come pastore Riformato e insegnante di scuola cristiana posso facilmente apprezzare il tuo desiderio di ricostruzione cristiana per mezzo di riforma scritturale. Tuttavia, come nella maggior parte dei numeri pubblicati da ICE (e affiliati), si è registrata una tendenza sconcertante verso la minimizzazione della pietà cristiana e la sempre presente necessità della centralità del messaggio evangelico di cambiare radicalmente i peccatori. Tale tendenza è apparsa evidente a me nella tua recensione del libro di Daltimore.

“Anch’io ho alcune contestazioni con lo stile letterario di The Banner of Thruth, soprattutto nell’ormai storica rigida selettività di Iain Murray degli articoli per la rivista. Anch’io sono in favore di una profonda rivalutazione dei presupposti filosofici e dei principi in base ai quali i puritani e altri, come Whitefield, operavano. Anch’io concordo che lo scopo dell’uomo è ‘pio dominio’. Infatti, la salvezza biblica non è una frase ad effetto per il tipo di predicazione Arminiana decisionista che mi stanca e mi angoscia grandemente.”

“Tuttavia, non sono così sicuro che una rigorosa esegesi biblica dei termini: regno, salvezza, pattizio, ecc., avvallerebbe la tua tesi, che è condivisa da tutti gli scrittori di The Chalcedon Report. Quella tesi ci dice che la salvezza è un mero pretesto per l’importante funzione dell’ uomo, cioè il compimento del governo civile, fisico, terreno sotto Dio sulla terra. In altre parole, la salvezza secondo principi Ricostruzionisti sembra essere il precursore e il mezzo per l’adempimento del mandato culturale della Genesi. Io certamente mantengo la validità costante del mandato culturale della Genesi, ma “Cristo e Lui crocifisso” è di fatto il tema centrale della Scrittura e della necessità centrale del genere umano. Sicuramente io nego lo stampo totalmente “individualista, interno e immateriale” alla teologia della salvezza della Bibbia. Eppure questo aspetto è sicuramente lì. Inoltre, le persone sono ancora portate nel regno una per una quando Dio opera individualmente la nuova nascita nei recessi interni dell’essere di una persona, l’umanità dopo la Caduta non tornerà mai ad uno stato edenico, almeno non sulla terra come la conosciamo attualmente. Infatti, la nostra casa è “in Lui” perché la nostra eredità con Cristo nostro Signore è lì. Il nostro interesse è la vita eterna, che inizia ora e avrà il suo coronamento al ritorno di Cristo. Il nostro desiderio dovrebbe essere quello di conoscere Cristo, come Paolo desiderava conoscerlo (Fil. 3)”.

“Criticare l’idea di Whitefield del matrimonio può essere sul punto, ma per lui nella sua opera per il Regno assegnatagli da Dio, forse un coniuge sulla terra avrebbe rivaleggiato con l’intensità della devozione per la gloria di Dio e per la diffusione del vangelo che pochi di noi oggi possediamo. Tu denigri il “pietismo” di Whitefield, o il suo “misticismo”, definendolo Neoplatonismo. Forse è filosoficamente corretto. Tuttavia, mi sembra che i desideri di Whitefield rispecchiassero esattamente il desiderio espresso da Paolo : “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21)… Qualsiasi esegesi se ne faccia, si tratta sempre di dire, in termini Ricostruzionisti che Paolo è un neoplatonico, un mistico, che desidera la spiritualità in termini di trascendere i nostri limiti come creature. Infatti, Paolo conosceva e ha insegnato una teologia di servire Dio in ogni sfera della vita. Ma conosceva una verità teologica molto più profonda, egli era pellegrino e forestiero in questa terra. Questo terreno non era destinato ad essere suo possesso permanente, anche se governato da uomini completamente cristiani con principi completamente scritturali Riformati. Paolo aveva imparato una lezione su “la teologia del deserto”, una lezione che gli israeliti non hanno imparato abbastanza a fondo”.

“Questo ci coinvolge in modo naturale nel trattare il tema della pietà cristiana. La pietà non è una parola brutta. Non deve per forza assumere o implicare una teologia o una vita prive di uno studio sofisticato, intellettuale e riformato della creazione e delle Scritture. Non nega il mandato culturale. Può essere correttamente insegnata e proficuamente esercitata. Dai miei studi, sembra che il perseguimento della pietà biblica sia stato centrale per i puritani e per Calvino. Uno può schernire il loro “linguaggio celeste”, ma per la maggior parte essi conoscevano Dio per mezzo di Cristo nella sua parola in un modo e profondità che noi dobbiamo ancora scoprire. ICE (ed i suoi affiliati) parla molto di ricostruzione cristiana e di riforma scritturale. I puritani e i loro figli spirituali, come Whitefield, s’impegnarono in attività di ricostruzione e riforma attraverso ore di fervente preghiera, intensa supplica per le anime di uomini che stavano morendo per l’eternità. Hanno predicato con determinazione e fedeltà le ricchezze del Vangelo e lo hanno applicato dove la gente viveva, lavorava e insegnava. Conoscevano Dio, e le riforme che la società ha subito dal loro secolo in avanti in gran parte proveniva dai semi seminati con le lacrime (e talvolta sigillati con il sangue) dei nostri antenati puritani. Chi di voi, chi di noi, è in grado di rivendicare tale infiltrazione della vita come quella che i “pietistici” Puritani e i loro seguaci nella fede ha avuto?

“Tale sfida può essere respinta, ma in realtà non può essere ignorata. Io veramente e sinceramente spero che tu riesamini alcune delle questioni impantanate e implicate nella tua recensione. Anche in questo caso, sono grato per utili chiarimenti e analisi delle questioni relative al regno di Cristo”. “Vostro nel suo servizio, H. Carl Shank”

RISPOSTA DEL REDATTORE

Non ho lo spazio per rispondere ad ogni argomentazione del signor Shank, ma credo che ciò che segue sarà una risposta sostanziale. Ho diviso il suo argomento nelle seguenti aree: (1) la natura della pietà cristiana; (2) la centralità del Vangelo; (3) la salvezza e la sua relazione con il mandato culturale; (4) L’atteggiamento di Whitefield verso il matrimonio; (5) la questione del “neoplatonismo” di Paolo; e (6) la pietà dei puritani. Ho mirato ai suoi punti principali, e ne scelto pure qualcuno fortuito; ma non ho fatto alcun tentativo di districare ogni obiettivo. So che è una metafora mista, ma se il signor Shank può farlo (ho sentito parlare di semi seminati, ma sigillati mai), allora posso farlo anch’io. (E qui se ne va il primo punto minore. Ho cercato di non essere schizzinoso, ma a questa non ho resistito. Il resto dei miei disaccordi è più sostanzioso, quindi continuate a leggere.)

PIETÀ CRISTIANA

Due questioni vanno risolte su questo punto: (1) Qual è la natura della vera pietà cristiana? (2) Se l’ICE davvero “sminuisce” la sua importanza?

Pietà cristiana, se significa qualcosa, significa vivere piamente ogni aspetto del pensiero e dell’attività. È, nelle parole dell’ English Dictionary: essere “attento dei doveri dovuti a Dio da esseri creati …” La Pietà, quindi, deve essere radicalmente distinta dalla sua contraffazione nel Pietismo, che si concentra su esperienze emotive estatiche ed “esercizi devozionali”, mentre rifiuta con fermezza di applicare la parola di Dio al mondo di Dio. Ad esempio, Israele e Giuda nel VIII secolo a.C. erano spesso pietistici, con molte attività apparentemente devozionali in corso, ma erano in realtà senza Dio. I profeti, parlando per Dio, lo denunciarono come falsa religione, spesso usando un linguaggio forte e offensivo: “Io odio, disprezzo le vostre feste, e non provo piacere nelle vostre assemblee solenni. . . Allontana da me il rumore dei tuoi canti … “(Amos 5: 21-23); “Smettete di portare offerte vane, l’incenso è per me un abominio” (Is. 1:13). Non c’era niente di sbagliato con questi atti di culto in quanto tali, perché erano stati richiesti da Dio. Ma mentre la gente stava facendo tutte queste cose, stava anche trascurando di obbedire la parola di Dio in tutta la vita; e questa negligenza trasformava tutta la loro vantata pietà in blasfema ipocrisia.

 

Il Pietismo assume molte forme. Ai nostri giorni la più evidente è quella che ne fa semplicemente un vile rifugio di fronte all’opposizione: il pietista è troppo occupato con esercizi devozionali per farsi coinvolgere a lavorare per la gloria di Dio. Vi è certamente un luogo appropriato per pratiche di devozione; ma, dopo tutto, la ragione basilare per qualsiasi esercizio è quella di consentire a chi li fa di vivere una vita più sana e più operosa. L’ egoistico atleta da salotto la cui esistenza è interamente spesa flettendo e pompandosi i muscoli di fronte agli specchi della palestra non è di alcuna utilità per nessuno, per lui, “esercizio” è un mezzo per evitare le richieste della vita reale. Gesù non ha mandato gli apostoli nei monasteri, ma nel mondo, con l’incarico di ammaestrare (discepolare ahimè non esiste in italiano) le nazioni. I nostri esercizi servono a farci forti per il servizio.

Gli scrittori Ricostruzionisti minimizzano la pietà cristiana? Io non lo credo, e ho potuto citare in lungo e in largo Rushdoony, North, Bahnsen ed altri per documentarlo. Ma dal momento che l’occasione che ha spinto il signor Shank a scrivere è stato un mio articolo, parlerò per me stesso. Io credo di cuore nella preghiera, nelle devozioni, nell’esaminarmi, nell’adorazione di Gesù Cristo, la coltivazione di grazie e atteggiamenti cristiani, e così via. Cerco di dare la dovuta importanza a queste cose evidenziandole nei miei sermoni. Ammetto che non le metto in evidenza nei miei articoli, e c’è una ragione per questo. In uno spazio limitato, gli articoli per The Biblical Educator hanno l’obiettivo generale di insegnare agli insegnanti come insegnare. Il nostro scopo primario non è quello di insegnare agli insegnanti come gestire le loro devozioni personali (anche se un articolo su questo tema potrebbe essere accettato). Lo stesso vale per le altre newsletter ICE: sono scritte per affrontare questioni e problemi specifici che i cristiani fedeli devono affrontare, dopo che si sono fatti “ gli esercizi”. Una tesi fondamentale dei ricostruzionisti è che la pietà non è per la stanza interna di preghiera solamente, ma per tutta la vita, che la pietà da ‘preghiera-da-stanzetta’ da sola non è pietà, ma pietismo. Ma dire questo non è negare la necessità della preghiera da stanzetta. La pietà, se è autentica, non sarà limitata ne all’internalismo ne all’esternalismo. L’uomo pio cercherà di onorare Dio in ogni punto della sua esistenza. Nessun settore della vita è esente dalle richieste del nostro Signore. Così, nel trattare questi temi, le newsletter ICE stanno insegnando “pietà cristiana”, perché trascurare tali questioni è empio. Lo standard della pietà è la legge di Dio.

LA CENTRALITÀ DEL VANGELO

 

Il vangelo di Gesù Cristo è al centro di qualsiasi programma genuino di ricostruzione cristiana. La predicazione della moralità, persino della moralità biblica non cambierà i cuori. I peccatori sono trasformati solo per l’opera efficace dello Spirito Santo, per mezzo del messaggio del Salvatore crocifisso e risorto. Ma questo è solo l’inizio. Una volta che un uomo è stato convertito, in cosa consiste il dopo? Il Vangelo lo ha cambiato dalla morte alla vita: si suppone che ora dovrebbe vivere. Deve scoprire le norme di Dio per la sua vita in ogni area: nella sua famiglia, il suo lavoro, le sue attività quotidiane. Dovremmo dunque accusarlo di allontanamento dalla centralità del Vangelo? No! È il vangelo che ha fatto la differenza! Egli sta applicando le norme di Dio per la sua vita proprio perché il Vangelo è centrale. Ad esempio: Diciamo che si stia insegnando matematica in una scuola cristiana, e io interrompa la lezione con l’accusa di non aver presentato il piano di salvezza, che si sta sprecando tempo con lunghe operazioni di calcolo, invece della giustificazione per fede. Si risponderà: “Se i miei studenti devono crescere fino ad essere maturi, amministratori fedeli di Gesù Cristo, hanno bisogno di imparare come bilanciare i loro conti. È necessario per loro capire e credere al Vangelo. Ma il vangelo deve portare frutto nella loro vita. Devono diventare uomini e donne responsabili, e questo è l’obiettivo della mia istruzione”. E più o meno lo stesso sarebbe stato detto per qualsiasi delle discipline in una scuola cristiana. Rispondere altrimenti sarebbe un mandato per chiudere le scuole del tutto, e insegnare “il vangelo” solamente. E anche questo durerebbe per una sola generazione, dal momento che dovremo smettere di perdere tempo con la fonetica. I nostri figli crescerebbero incapaci di leggere la Bibbia, e ciò sarebbe la fine della predicazione del Vangelo. Alla faccia della sua centralità.

Il punto è che le newsletter ICE non sono trattati evangelici, non più di quanto una classe di biologia è un incontro di risveglio. Il Vangelo è centrale e fondamentale per tutto ciò che facciamo. Ma le nostre pubblicazioni sono rivolte, per la maggior parte, ai cristiani impegnati nel compito di applicare le norme di Dio per il mondo di Dio. Crediamo che il Vangelo debba essere integrato in tutte le discipline, che le discipline sono, di fatto, prive di senso senza il Vangelo. Ma questo non significa che la predicazione del Vangelo sia un sostituto per l’insegnamento delle discipline.

LA SALVEZZA E IL MANDATO CULTURALE

Credo di sapere che cosa il signor Shank ha in mente quando dice che la nostra tesi sostiene che la salvezza sia “un mero pretesto ”, ma un lessico e un dizionario dei sinonimi sarebbe stato d’aiuto. Quello che intende dire è: I ricostruzionisti credono che la conversione è il primo passo nella vita cristiana, e che conduce alla realizzazione del mandato originale di Dio di avere dominio sulla terra. Ed è assolutamente corretto. (Soprattutto ora che l’ho corretto. Naturalmente, se davvero intendeva dire ‘pretesto’, egli è teologicamente in errore. Ma io preferisco considerarlo come un errore di semantica. Se mi sbaglio, allora lui è più in errore di quanto io non creda).

Adamo ed Eva furono creati in giustizia, a immagine di Dio. Come tali, fu loro dato il compito di governare la creazione sotto Dio. Quando si ribellarono, decaddero da questa condizione, e l’immagine di Dio nell’uomo divenne guastata, sfigurata, contorta e rotta. Il pio dominio è impossibile per tutti i posteri non rigenerato dei nostri progenitori. Ma la salvezza in Cristo cambia tutto questo. La giustificazione restaura l’uomo alla giustizia dell’Ultimo Adamo. La rigenerazione ci fa essere nuova creazione (2 Co. 5,17), E ci ricrea ad immagine di Dio (Ef 4,24;. Col. 3:10). Ora abbiamo la giusta condizione davanti a Dio prima goduta da Adamo, una da cui non vi è alcun pericolo di decadere. In Cristo, Dio ha definitivamente restaurato l’uomo alla sua condizione originale; e in qualità di nuova umanità dobbiamo tornare al nostro compito originale di dominio. Pertanto, la conversione non è lo scopo; è il mezzo, certamente, il mezzo indispensabile allo scopo: compiere il piano di Dio per la Sua creazione. La conversione è il primo passo fondamentale, ma che non cambia il fatto che è ancora il primo passo. L’obiettivo è sempre stato il pio dominio.

Il soggetto è troppo vasto per entrarci qui (anche se ho intenzione di affrontarlo estensivamente in un altro momento), ma è estremamente significativo che la Bibbia utilizza una grande quantità di immagini edeniche per descrivere la salvezza: Siamo chiamati la “nuova creazione “; ci è detto che siamo ricreati a immagine di Dio; noi partecipiamo nella salvezza dell’albero della vita; Dio promette di restituire la terra a condizioni di Edeniche (cfr Is 11, 1-9; 51:.. 3; Ezechiele 36:35); e così via. Il punto di tutto questo linguaggio è quello di ricordarci la nostra vocazione, e di assicurarci che saremo in grado di realizzarla. I Ricostruzionisti non sono contro l’evangelizzazione (io non lo sono, in ogni caso); ma stiamo dicendo che l’evangelizzazione non è l’obiettivo. Dichiarare che la nascita non è lo scopo della vita non significa essere anti-nascita; significa semplicemente che l’infanzia non è l’apice della realizzazione umana. Producete tutti i bambini che desiderate, tanto più, tanto meglio. Ma farete meglio a concernervi pure con l’alimentazione e la formazione, permettendo loro di crescere in maturità responsabile. I cristiani potrebbero non essere essere stati coerenti in questo, ma è, o dovrebbe essere, al centro di qualsiasi programma di educazione cristiana. Stiamo addestrando i nostri studenti ad essere buoni lavoratori per il regno in ogni sfera della vita.

Questa è stata una delle grandi intuizioni della Riforma: che ogni attività lecita può e deve essere perseguita per la gloria di Dio. Un uomo può avere una vocazione come specialista in tubazioni come sicuramente un altro uomo può avere una vocazione a predicare. Dio è glorificato in ogni lavoro che sviluppa la sua terra. Bidello e statista, giudice ed elettricista, scienziato e maestra d’asilo staranno ugualmente davanti a Dio all’ultimo giorno per rendere conto del loro servizio per Lui. Dio non chiama un uomo ad essere un idraulico solo in modo che egli possa testimoniare ai non rigenerati che hanno i servizi igienici intasati. Il lavoro, in sé e per sé, porta gloria a Dio.

Che dire del desiderio di Paolo “di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Lui crocifisso”? Preso troppo alla lettera, naturalmente, ciò significa che è sbagliato anche parlare della resurrezione! Ma Paolo va ben oltre. Nella stessa lettera (1 Corinzi), discute non solo la crocifissione e la risurrezione, ma anche quanto segue: contese, cibo, matrimonio, sesso, salari, la lunghezza dei capelli, la divisione del lavoro, lingue, copricapi, il ruolo delle donne, biologia, e la cura per i poveri. Sembra che si sia allontanato dal semplice Vangelo, e proprio nella stessa lettera che inizia con la sua dichiarazione che non l’avrebbe mai fatto! Come tutti sappiamo, naturalmente, non ha mai abbandonato affatto la centralità del Vangelo. Il senso della sua dichiarazione è che il Vangelo è la cornice di lavoro presupposizionale attraverso la quale egli esamina questi altri problemi. Tutte le cose sussistono in Cristo (Col. 1,17), e tutte le cose devono essere viste in relazione a Lui. Non sta sostenendo un cristianesimo “che non sa nient’altro”. Sta sostenendo un cristianesimo “che sa tutto”, e dichiarando che è impossibile sapere alcunché se si prescinde dalla conoscenza di Cristo, “nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza” (Col 2: 3). La nostra conoscenza di Cristo è certamente difettosa se riteniamo che un tentativo di comprendere tutti i settori della vita nei termini della signoria di Cristo sia in qualche modo un tradimento del Vangelo. Il Vangelo, rettamente inteso, richiede un tentativo del genere, e ci promette il rinnovamento continuo di “vera conoscenza”, secondo l’immagine di Dio (Col 3,10): in tal modo i nostri tentativi avranno successo quando ci sottomettiamo a Lui. I Ricostruzionisti devono essere corretti quando non riescono ad applicare le Scritture ai problemi della vita. Ma non li si può criticare per aver cercato in primo luogo di applicare le Scritture ai problemi. Il dominio sotto Cristo non è una dipartita dal vangelo. È il punto del Vangelo. Rivendicare “la centralità del Vangelo” deve portare all’audace domanda: “Al centro di cosa?” Mi sembra strano che coloro che stanno cercando di rispondere alla domanda siano accusati di sminuire la centralità del Vangelo!

ATTEGGIAMENTO DI WHITEFIELD VERSO IL MATRIMONIO

 

L’idea che il matrimonio sia, in generale, un ostacolo per un uomo pio non è biblica: “Non è bene che l’uomo sia solo (Gn 2, 18). D’altra parte, il matrimonio può essere un ostacolo in una specifica situazione storica (il contesto della discussione di Paolo in I Cor. 7 è la “presente situazione,” v. 26). Confido che fin qui siamo tutti d’accordo.

Ora, per quanto concerne Whitefield, il problema è semplice. Se davvero si sentiva che le sue circostanze avessero richiesto il celibato, non avrebbe mai dovuto sposarsi. Dopo essersi sposato, il suo dovere biblico era a quel punto di amare la moglie, e tacere su ciò che avrebbe potuto essere senza di lei. “Sei legato a una donna? Non cercare di sciogliertene “(I Cor. 7:27). In altre parole, scegliete una moglie, o non fatelo; ma non lamentatevi della vostra scelta.

Se, però, si sceglie di non sposarsi, ci si può dimenticare di diventare ministri ordinati, in quanto essere sposati è una qualificazione biblica per gli anziani (I Tim. 3: 2 Tit. 1: 6). Se sei troppo “spirituale” per essere un marito, sei troppo “spirituale” anche per essere un ufficiale della chiesa: Dio vuole come suoi ufficiali solamente esperti manager della famiglia (I Tim. 3: 4-5, 12) . Ora non arrabbiatevi con me. Non sono io quello che ha fatto le regole.

Il fatto storico è che per vari motivi (non solo il matrimonio), Whitefield era un neoplatonico. Non prese il suo neoplatonismo dalla Bibbia. Lo ricevette dalla sua formazione universitaria in umanesimo classico (naturalmente, la preparazione del seminario è molto diversa oggi, è ancora l’umanesimo, ma la varietà classica è un po’ fuori moda, inoltre, Aristotele è troppo difficile per gli studenti universitari di oggi, e il ” Marxismo cristiano” è molto più divertente, oops! Volevo dire sociologicamente rilevante). Non importa quanto possa far male, dobbiamo essere coraggiosi e affrontare la dura verità biblica: il matrimonio è una benedizione. “Chi ha trovato una moglie ha trovato una buona cosa, e ha ottenuto un favore dal Signore” (Proverbi 18:22); che dovrebbe essere confrontato col passo in cui la Sapienza dice: “Poiché chi mi trova, trova la vita, e ottiene il favore dal Signore” (Prov. 8:35). È vero che “un gocciolare incessante in un giorno di gran pioggia e una donna litigiosa si rassomigliano” (Proverbi 27:15); la risposta non è il celibato, ma sposarsi saggiamente. E comunque, il “ gocciolare incessante” non veniva dalla signora Whitefield.

ERA PAOLO UN NEOPLATONICO?

Io sono in una specie di nebbia, a questo punto (alcuni di voi potrebbero voler mettere in discussione le ultime tre parole di questa affermazione). Mr. Shank ammette che la mia caratterizzazione di Whitefield come un neoplatonico potrebbe essere “filosoficamente corretta”. Tuttavia, egli continua a dire che in questo Whitefield “rispecchiava esattamente” l’atteggiamento di Paolo. In carità, ho cercato di interpretarlo come un altro “errore semantico,” ma non posso. L’ho esaminato da ogni lato, ma a prescindere da quello che faccio, sembra sempre un vero e proprio errore di sostanza. Voglio essere assolutamente chiaro: non si possono avere entrambe le cose. Non si può dire, “Whitefield era un neoplatonico” e “Whitefield era d’accordo con Paolo.” Non possono essere vere entrambe.

Paolo disse: “Il vivere è Cristo, e il morire un guadagno.” Il signor Shank ritiene che, “qualsiasi esegesi se ne faccia”, significa comunque un desiderio neoplatonico, mistico  di trascendere i nostri limiti come creature. Lo spazio non permette una completa esegesi del verso qui, ma io credo che se ne possa fare l’esegesi senza far si che Paolo sembri come un flagellante medievale. Prendete quella parola guadagno. Non credo che starei torcendo la Scrittura se insistessi sul fatto che il nostro “guadagno” molto reale al momento della morte (cfr 2 Cor. 5: 8) non includerà diventare noi stessi dèi. La morte non divinizza. D’accordo? Ebbene, quindi anche dopo la morte, a prescindere dai benefici, saremo ancora creature, giusto? Pertanto, quando Paolo ha parlato del guadagno da ricevere alla morte, egli non stava parlando di “trascendere i suoi limiti creaturali,” corretto? Voila! Avete appena letto un’esegesi che, incredibile a dirsi, non ha portato a conclusioni neoplatoniche. (Non l’ho fatto con gli specchi. È abbastanza facile, effettivamente. Tutto quello che dovete fare è questo: Non iniziate con Platone, e non terminerete con lui).

Nel concludere questa sezione, devo commentare la dichiarazione del signor Shank sulla ” teologia del deserto” Non so davvero che cosa intenda con il termine (in alcuni ambienti, questa può essere un’ammissione che ti danna). Ma questo so: l’idea di base nel deserto era quella di attraversarlo il più presto possibile, e procedere con la conquista. Dio non voleva che il suo popolo rimanesse lì, e la loro quarantennale “esperienza del deserto” è stata un giudizio. Certamente non fu niente di cui andare fieri. Gli ebrei caddero morti imparando la loro teologia deserto, e furono i loro figli che impararono “La Teologia della Terra Promessa”. Hanno lasciato il deserto agli avvoltoi e ai mistici, e sono avanzati verso la vittoria. Io sto con loro.

LA PIETÀ DEI PURITANI

Sono d’accordo (finalmente) che “il perseguimento di pietà biblica” fu importante per i puritani. Cerchia la parola ‘biblica’, e vedi la sezione intitolata “Pietà cristiana” di cui sopra per le mie definizioni. Inoltre, non conosco nessuno scrittore ricostruzionista che abbia mai disprezzato il loro linguaggio celeste. Non c’è niente di essenzialmente sbagliato nel parlare di paradiso. È sbagliato solo quando diventa un mezzo per sfuggire dalla terra e dai doveri che Dio ha assegnato a noi qui e ora. Il desiderio puritano per il cielo era biblico e realistico, ed è stato bilanciato con il loro profondo senso di vocazione. Come ha scritto William Hailer: “Uomini che hanno la garanzia che essi erediteranno il cielo hanno al presente un modo di prendere possesso della terra” (The Rise of Puritanism, [1938] 1972, pag 162). Anche i loro contemporanei anglicani hanno parlato del cielo; ma c’era una differenza significativa, secondo John F.H. New: “L’anglicanesimo è una religione di aspirazione, e puritanesimo di sudore”1 (Anglican and Puritan: The Basis of Their Opposition, 1558-1640, 1964, pag. 104). I puritani volevano il cielo, ma volevano anche la terra. Essi credevano che tutte le cose erano loro eredità in Cristo (Ro. 8,32); hanno creduto in una vittoria terrena per il popolo di Dio; e sono andati avanti e hanno preso possesso.


Consideriamo solo un esempio (potrei darne molti), quello del grande puritano scozzese, Samuel Rutherford. Egli è noto a molti cristiani per mezzo delle sue lettere spesso ristampate (l’edizione più recente è stata pubblicata l’anno scorso da Moody Press). Ogni pagina di questo libro riflette la sua devozione onnicomprensiva a Gesù Cristo e il suo desiderio di essere eternamente in sua presenza. L’intimità delle espressioni di Rutherford è quasi imbarazzante: è come leggere missive d’amore di qualcun altro. Ma Rutherford non era pietista. Egli scrisse un altro lavoro chiamato Lex Rex (pubblicato lo scorso anno da Sprinkle Publications) una sorte di versione dell’ Istituzione Della Legge Biblica del 17 ° secolo. Ai suoi tempi fu una vera e propria bomba letteraria politica, e sarebbe certamente stato giustiziato per averlo scritto, se non fosse morto prima. Carlo II dovette accontentarsi di bruciare il libro pubblicamente.

Il mio punto è questo: Considerando lo stato del dibattito attuale tra i Pietisti e Ricostruzionisti, sembra incredibile che i due libri siano stati scritti dallo stesso uomo. Molti di coloro che amano le Lettere penserebbe che Lex Rex è troppo “carnale” e “mondano”; e (io temo) alcuni che apprezzano la politica di Rutherford disdegnerebbero di leggere la sua opera più “devozionale”. Da parte mia, vorrei che i due gruppi si incontrassero. Rutherford stesso non sembra essersi reso conto che stava facendo qualcosa di straordinario. Ciò che appare a noi come “due ceppi” nel suo pensiero è stato davvero uno: devozione a tutto campo a Gesù Cristo in ogni ambito della vita. Quando era appropriato, ha scritto poesia sul suo rapporto personale con Gesù; e quando era necessario, ha con esuberanza fatto saltare in aria l’assolutismo regio e fissato i principi biblici per un giusto ordinamento giuridico. Vedete una dicotomia o incoerenza in questo? Io no, non più di quanto ne veda uno tra Romani 8 e 13. È lo stesso uomo che scrive in ogni caso. Ancora più importante, è lo stesso Signore, che è sopra tutti.

Certo, il Ricostruzionismo può degenerare in un esternalismo biblico, come la rinascita teonomica sotto Ezra divenne deformata e si trasformò in fariseismo. Ma non è necessario, e lo fa solo quando si dimentica il principio del dominio di Gesù su tutta la vita. La Bibbia comanda sia la devozione personale che la trasformazione culturale in accordo con la legge biblica. Dovremmo aborrire di cuore ogni mentalità che imponga un “aut-aut” di queste cose. Non abbiamo bisogno di abbandonarne uno per l’altro. La vera pietà deve includere ambedue. Ma dobbiamo essere sicuri di ottenere i nostri standard per ambedue dalla Scrittura solamente. Non dobbiamo battezzare gli scritti immorali di un branco di antichi greci omosessuali “filosofi”, al fine di scoprire come ci si avvicina a Dio. Questo è stato uno dei più gravi errori degli ultimi due millenni di storia della Chiesa, e per noi ci stanno volendo dei secoli per uscirne. Alcune sezioni della chiesa non si sono spostati di un passo oltre Tommaso d’Aquino su questo punto. D’altra parte, può essere facile per alcuni di noi nel reagire cadere nell’errore opposto, anche se credo che il signor Shank sbagli per quanto riguarda alcuni aspetti sia del problema che della soluzione, credo anche che egli stia sinceramente cercando di correggerci su questo punto.

Abbiamo bisogno di metterci in guardia l’un l’altro contro il peccato, e niente è così facile come fuggire da un peccato nelle grinfie di un altro. Dobbiamo ragionare insieme sulla base della Scrittura, e invito ulteriori commenti da parte dei lettori interessati (anche se non posso promettere di dedicare così tanto spazio al tema in un prossimo futuro, dobbiamo tornare alle questioni della scuola cristiana). La risposta sarà sempre la pietà autenticamente biblica, e la direzione si troverà sempre, e solo nella parola infallibile di Dio.

1 Nell’originale è anche una simpatica contrapposizione tra “aspiration” e “perspiration” N.d.T.

 


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