Nota Biografica
NOTA BIOGRAFICA
ABRAHAM KUYPER 1837-1920
Abraham Kuyper nacque a Maassluis, in Olanda, il 29 ottobre 1837. Figlio del Pastore Jan Hendrik e di Henriette Huber Kuyper, frequentò le scuole a Maassluis e a Middelburg, dove il padre fu chiamato nel 1849. Gli insegnanti inizialmente lo considerarono un bambino ottuso, ma cambiarono molto probabilmente opinione quando alla giovane età di dodici anni riuscì ad essere ammesso al Ginnasio di Middelburg. In seguito frequentò l’Università di Leyda, dove si laureò con il massimo dei voti e dove poi nel 1863 ottenne il dottorato in Sacred Theology, a soli ventisei anni.
Un anno dopo cominciò il suo ministero a Beesd, quindi a Utrecht, e, da lì, nel 1870, ad Amsterdam. Nel 1872 divenne capo redattore del quotidiano De Standaard (Lo Stendardo), organo ufficiale del Partito Antirivoluzionario, il quale, in politica, rappresenta il contingente Protestante della Nazione Olandese. Poco dopo assunse il ruolo di Direttore del De Heraut (L’Eraldo), un settimanale specificamente Cristiano che usciva il venerdì. Per più di venticinque anni egli mantenne entrambi gli incarichi, seppur impegnativi, con vigore e forza straordinari.
Nel 1874 fu eletto membro del parlamento, servizio che prestò fino al 1877. Nel 1880 fondò la Free University di Amsterdam, la quale pone la Bibbia come base incondizionata su cui erigere l’intero complesso della conoscenza umana in ogni ambito dell’esistenza.
Seguirono poi vent’anni di strenuo lavoro, nell’Università e fuori, durante i quali furono scritti i suoi più grandi trattati, anni che possono a buona ragione essere considerati come un periodo che esercitò un’influenza importantissima sulla storia ecclesiastica e politica del suo Paese. Fu per il suo lavoro quasi sovrumano, nonché per la sua forza e nobiltà di carattere, che egli lasciò “impronte sulla spiaggia del tempo” con una chiarezza talmente indelebile che, nel 1907, quando il suo settantesimo compleanno fu reso occasione di una celebrazione nazionale, fu detto: “La storia dell’Olanda, nella Chiesa, nello Stato, nella Società, nella Stampa, nella Scuola e nelle Scienze degli ultimi quarant’anni, non può essere scritta senza menzionare il suo nome quasi in ogni pagina, poiché lungo tutto questo periodo la biografia del dottor Kuyper coincide in modo considerevole con la storia dell’Olanda”.
Nel 1898 Abraham visitò Gli stati Uniti, dove enunciò le “Stone Lectures” al Princeton Theological Seminary. (Le Stone Lectures sono le conferenze contenute nelle pagine di questo volume). Fu in quell’occasione che la Princeton University gli conferì il dottorato in legge.
Rientrato in Olanda, riprese il proprio lavoro come leader del Partito Antirivoluzionario fino a quando, nel 1901, fu convocato dalla Regina Guglielmina per formare un Gabinetto. Assolse quindi alla funzione di Primo Ministro fino al 1905. Poi impegnò un anno o più in un viaggio di cui apparve un resoconto grafico in un lavoro in due volumi: Om de Oude Wereld-Zee (attorno al vecchio globo terrestre), la cui intera edizione fu venduta prima che fosse stampata.
Dopo ciò risedette a L’Aia in qualità di Ministro di Stato, agli occhi dell’opinione pubblica “la figura più dignitosa del Paese”, e, da un certo punto di vista, senza pari al mondo. All’età di settantacinque anni diede inizio sulle colonne del De Heraut ad una serie di articoli settimanali chiamata “Van de Voleinding” (della fine del Mondo), trecentosei articoli in tutto, per completare i quali occorsero sei anni. De Maasbode, una pubblicazione Cattolico-Romana in Olanda, si riferì a questo lavoro come “più che unico e senza rivali in tutta la letteratura sull’argomento”. I brani sulla fine del mondo sono raccolti attraverso tutti i libri della Bibbia ed esposti attentamente, mentre la Rivelazione di Giovanni è trattata sezione per sezione. La morte lo colse l’8 Novembre 1920, ormai ottantaduenne, mentre poneva le basi per un altra grande opera: “Il Messia”.
Durante tutti questi anni il suo lavoro fu così eterogeneo da lasciare pieni di stupore. Come fu detto: “Nessun ambito della conoscenza umana gli era sconosciuto”. E sia che lo consideriamo uno studioso, pastore o predicatore; un linguista, teologo o professore universitario; un leader di partito, pubblicista, critico o filantropo, c’è sempre “qualcosa d’incomprensibile nel tenace lavoro di quest’infaticabile lottatore; qualcosa d’incomprensibile come sempre lo è il genio”. Perfino coloro che non approvarono le sue idee, e furono molti, lo onorarono come un “oppositore dalle dieci teste e cento mani”. Quelli che condivisero le sue visioni ed i suoi ideali, lo apprezzarono ed amarono “come un dono di Dio alla nostra epoca”.
Qual era il segreto di questa forza quasi sovrumana? Nel 1857, al venticinquesimo anniversario del suo incarico come redattore del De Standard, il Dottor Kuyper disse: “La passione dominante della mia vita è stato un desiderio, un alto obiettivo ha agito da sprone della mia mente e della mia anima. E sarebbe meglio che l’alito della vita mi venisse a mancare piuttosto che io cercassi di sfuggire alla sacra necessità che è posta su di me. Il desiderio è questo: che malgrado tutte le opposizioni di questo mondo, i santi decreti di Dio siano stabiliti nuovamente nella casa, nella scuola, nello stato, per il bene del popolo; per incidere nella coscienza della Nazione i Decreti del Signore, al quale la Bibbia e la creazione fanno da testimoni, fino a che la nazione renda nuovamente omaggio a Dio”.
Pochi uomini hanno avuto davanti a loro un ideale come questo. Pochi uomini sono stati così obbedienti ad una tale ragione di vita come egli fu. Egli donò se stesso, letteralmente corpo, anima e spirito a questa grande vocazione. Visse con l’orologio in mano. Ad ogni ora del giorno e della notte era assegnato un preciso compito. I suoi lavori contano più di duecento scritti, molti dei quali di due o tre volumi ciascuno, e coprono una grande varietà di temi.
Come uomo egli apprezzava molto una parola o un atto di gentilezza altrui (lo scrittore di questa nota parla per esperienza personale). Il dottor Kuyper sapeva cosa fosse la santa arte dell’amore. Egli si gloriò di essere un uomo del popolo, e viene ricordato da molti con ammirazione e gratitudine, poiché anche se era pressato dalle sue molteplici fatiche, non rifiutò mai un’udienza a chiunque venisse da lui per un consiglio o per aiuto.
Il Dottor Kuyper non rivendicò mai una sua originalità. La sua vita e i suoi lavori non possono essere spiegati di per sé. Noi ci limitiamo qui ad entrare in contatto con le più profondamente spirituali correnti della sua vita, come segreto della sua fenomenale potenza.
Durante i suoi primi anni di lavoro la vita religiosa del Paese era in declino. “Nella chiesa vigeva uno stile di vita freddo e formale. La religione era quasi morta. Non c’era la Bibbia nelle scuole. Non c’era vita nella Nazione”.
Non mancavano tuttavia speranze di un futuro miglioramento. Risalendo anche solo al 1830, già in quell’anno Groen Van Prinsterer, un membro del Parlamento, cominciò a protestare contro lo spirito dei tempi. “Questo portò ad un risveglio della predicazione del messaggio del Vangelo, secondo il quale tutti gli uomini per natura sono peccatori bisognosi dell’espiazione per mezzo del sangue di Cristo. Ciò risultò molto offensivo. Non ci volle molto prima che gli Evangelici non venissero più tollerati; non era l’ateismo che si ricercava, bensì una religione che sarebbe piaciuta a chiunque, Giudei inclusi”.
Dal momento che Abraham Kuyper fece questa affermazione quando era uno studente universitario, non era strano che non sentisse alcuna inclinazione verso il ministero del Vangelo. Egli non aveva simpatia, così disse, per una Chiesa che aveva calpestato il proprio onore con i suoi stessi piedi, e nemmeno per una religione che era rappresentata da una tale Chiesa. Si lasciò trasportare dalla recente corrente, e fece parte con entusiasmo di coloro che applaudirono il Professor Rauwenhoff, il quale negava apertamente la resurrezione del corpo di Gesù.
Tuttavia, una serie d’esperienze segnò profondamente la vita del giovane studente.
L’Università di Groningen mise in palio un premio per il miglior saggio su Jan Laski, il grande riformatore Polacco. Su consiglio dei suoi insegnanti, Kuyper decise di partecipare alla competizione. Provate ad immaginare la delusione provata quando un’assidua ricerca in tutte le grandi biblioteche del suo Paese e di tutta Europa non fu sufficiente a procurare il materiale necessario per il lavoro. Come ultimo espediente il dottor De Vries, uno dei professori di Leyda, il quale nutriva un profondo interesse nei confronti del promettente giovane studente, gli consigliò di far visita a suo padre ad Haarlem, poiché era un ottimo studioso di storia e possedeva una grande biblioteca. Kuyper vi andò, sebbene si aspettasse soltanto che il venerabile predicatore gli dicesse che avrebbe cercato quei libri, ma che non si ricordava di aver mai visto un’opera di Laski nella sua collezione. Una settimana dopo Kuyper ritornò su appuntamento. Lasciamo che lui stesso ci racconti quell’esperienza:
“Come posso spiegarvi ciò che ho provato quando, dopo essere stato ricevuto dal venerabile predicatore, l’ho sentito dire, nel modo più naturale possibile, mentre indicava una ricca collezione di libri ammucchiati su un tavolo: ‘questo è ciò che ho trovato”. Non potevo credere ai miei occhi. Dopo aver cercato invano in tutte le biblioteche dell’Olanda, dopo aver attentamente esaminato i cataloghi delle grandi biblioteche d’Europa, dopo aver letto e riletto nelle antologie e nelle liste dei libri rari che i titoli delle opere di Laski sono solo copiati senza che le opere stesse siano mai state viste, che le sue opere, se ancora esistono, sono estremamente rare, che la maggior parte di esse è stata persa, che tranne eventualmente ad eccezione di due o tre, nessuno li ha mai avuti in mano negli ultimi duecento anni, e poi, come per miracolo, esser messo a faccia a faccia con la collezione di libri più ricca di quanto si fosse potuto trovare in tutta Europa; trovare questo tesoro che era ‘l’essere o non essere’ del mio saggio per il premio, a casa di un uomo dal quale ero stato indirizzato da un fedele amico, ma che nemmeno si rendeva conto di quale fortuna possedesse in quei libri, e che una settimana prima aveva a malapena ricordato il nome di Laski. Sinceramente, è ovvio che una persona rimanga sorpresa in questo modo, nella propria esperienza, allo scoprire cosa significhi il confrontarsi con un miracolo divino lungo la strada che sta percorrendo”.
Inutile dire che egli vinse il premio. Ma ciò che contò di più fu l’esperienza vissuta: “Lo fece tornare con il pensiero a Dio. Mise in dubbio il suo razionalismo, non poteva più negare che fosse in qualche modo intervenuta la ‘mano di Dio’”.
Più o meno in quel periodo fece anche un’altra esperienza, leggendo la famosa novella Inglese: The Heir of Redclyffe, di Charlotte Yonge. Egli divorò letteralmente il libro. L’impressione che gli diede era quella di un sistema di vita nella Chiesa d’Inghilterra che a quel tempo mancava completamente nella Chiesa d’Olanda. Lo portò in sintonia col significato profondo dei sacramenti, col carattere solenne dell’adorazione liturgica, e con ciò a cui poi egli sarà solito riferirsi come “il sacro libro delle preghiere”. Ma soprattutto, al di là di questo, egli in animo suo sentì di dover riconoscere ineluttabilmente la realtà di ogni esperienza spirituale che l’eroe del libro, Philip de Norville, attraversava. Il giovane e brillante studente fece propri l’assoluta autocondanna di uomo straziato, il totale abominio di se stesso; ciò divenne per lui potenza di Dio per la salvezza.
Egli, ricordando quest’esperienza, scrive: “Ciò che la mia anima provò in quel momento, lo realizzai del tutto solo più tardi; eppure in quell’ora, anzi, da quel preciso momento, io imparai a disprezzare ciò che fino a poco prima avevo ammirato, e a ricercare ciò che fino a poco prima avevo respinto in maniera sprezzante. Voi conoscete quanto duratura sia l’impronta che una tal esperienza lascia, ciò che l’anima incontra in un tale conflitto appartiene a qualcosa d’eterno, il quale si presenta all’anima anni dopo, fortemente e chiaramente definito, come se fosse accaduto solo ieri”.
Ma nel piano di Dio, fu la modesta gente di campagna della sua prima parrocchia che servì a portarlo a quella pienezza di vita spirituale verso cui le sue precedenti esperienze avevano puntato. Mentre egli serviva loro nel suo ministero, essi ebbero modo di ammirare il suo talento, e ben presto impararono ad amarlo per quello che era; nondimeno si misero a pregare con fervore, insieme ed individualmente, per la sua completa conversione a Cristo. “E”*, come Kuyper scriverà in seguito, “la loro fedele lealtà divenne una benedizione per il mio cuore, il sorgere della stella del mattino della mia vita. Ero stato conquistato, ma non avevo ancora trovato la Parola della riconciliazione. Nel loro semplice linguaggio me la offrirono nell’assoluta unica forma in cui la mia anima possa riposare. Scoprii che le Sacre Scritture non solo ci fanno trovare una giustificazione per mezzo della fede, ma anche, svelano le fondamenta dell’intera vita umana, i santi decreti che devono governare tutta l’esistenza umana nella Società e nello Stato”.
Fu così che iniziò la sua vita come Cristiano. Davanti alla croce si abbandonò totalmente al suo Salvatore, totalmente disposto a servirLo. “Testimoniare per Cristo” divenne la passione della sua vita. Il fatto che Cristo è Re in ogni sfera di vita e delle attività umane fu il concetto fondamentale che continuò a far risuonare in tutti i suoi scritti, discorsi e lavori, che fossero in qualità di teologo o di statista, di leader politico o di presidente del Sindacato Cristiano (Christian Labor Union), di promotore d’educazione cristiana; fece tutto con l’ardente convinzione che: “Cristo regna, non solo in virtù di ciò che un tempo Egli fu, disse, fece e sopportò; ma per mezzo di un saldo potere che, anche ora, seduto com’è alla destra di Dio, Egli esercita sopra terre e nazioni, generazioni, famiglie ed individui”.
Dunque, il ritrovamento di alcuni libri perduti, la lettura di una novella, l’insegnamento di persone pur senza cultura, furono esperienze che in parte spiegano l’eccellente lavoro del Dottor Kuyper.
Più si viene a conoscenza della vasta portata delle svariate opere di questo grande uomo, più profondamente si rimane colpiti dall’impressionante significato della produzione devozionale e mistica della sua penna. Profonda conoscenza teologica, grande capacità come uomo di Stato, straordinaria perspicacia intellettuale in ogni campo sono difficilmente ritenuti compatibili con una semplicità di fede tipica di un bambino, con un intuito mistico e una dolcezza d’animo. Ecco le parole di un recensore del suo capolavoro devozionale “To Be Near unto God” (Essere vicini a Dio): “Questo libro di meditazioni confuta l’idea che un grande teologo non possa essere un ardente cristiano”. L’autore spesso ci racconta: “La compagnia, la sensazione d’essere vicini a Dio deve diventare una realtà, nella piena e vigorosa prosecuzione della nostra vita. Deve permeare e dare colore ai nostri sentimenti, alle nostre percezioni, alle nostre sensazioni, al nostro pensare, al nostro immaginare, al nostro volere, al nostro agire, al nostro parlare. Non deve rimanere come un fattore estraneo alla nostra vita, bensì dev’essere la passione che si manifesta attraverso tutta la nostra esistenza”.
Nel perseguire questo ideale, il Dottor Kuyper trovò il tempo di aggiungere alle sue colossali opere la stesura di una meditazione devozionale a settimana. Ne scrisse più di duemila, e sono interamente uniche nel loro carattere. Sono state definite costituire una letteratura a sé, e sono in linea coi migliori scritti di mistici Olandesi come Johannes Ruysbroek, Cornelius Jansinius, e Thomas a Kempis.
Con un vigore quasi pari, il Dottor Kuyper continuò a lavorare fino a poco prima della morte. In piedi, accanto al suo capezzale, un amico e collega gli chiese: “Dirò al popolo che Dio è stato il tuo rifugio e la tua forza fino alla fine?” Benché in un debole sussurro, la risposta fu immediata e distinta: “Sì, assolutamente”.
Adattato dall’introduzione alla traduzione del dottor John Hendrik De Vries all’ opera devozionale del Dottor Kuyper: To Be Near Unto God.
* Cominciare la frase con questa congiunzione è una particolarità dello stile di questo Autore che il traduttore ha desiderato conservare.