
Negli ultimi anni è diventato popolare per le chiese professare la mancanza di un credo e che le loro comunità sono “aperte” e “viventi”. Una setta ha fatto un uso abbondante della frase: “Nessun Credo, ma Cristo”. Qualsiasi ripudio della Dottrina dei Credi è basato o sull’ipocrisia o sull’ignoranza. La parola credo viene dal Latino Credo ( io credo). Un credo è una qualsiasi formula o confessione di fede dei membri di una chiesa. Non c’è nessuna chiesa che non richieda una qualche forma di consenso come requisito di appartenenza, anche se (a volte) nulla più che una aspirazione di unirsi ad una particolare chiesa. Un credo è implicito in ciascuno di questi consensi. Di conseguenza una comunità ecclesiale che semplicemente chieda agli aspiranti membri se desiderino unirsi chiede implicitamente nella sua domanda, al primo incontro con questi catecumeni, un rifiuto dell’ortodossia cristiana, un’insistenza sul diritto del singolo di credere ciò che vuole, finché sarà sinceramente dedicato al miglioramento umano ed un generale assenso ai dogmi dell’umanesimo. Questa particolare vantata mancanza di credo da parte della chiesa è in pratica un duro ed intollerante dogmatismo, ferocemente ostile alla dottrina cristiana in nome della dottrina umanistica.
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In antagonismo alla Cristianità biblica, tutte le altre religioni cercano di imporre un’idea di storia e di realizzarla o di renderla reale. L’Umanesimo sostiene la fede nell’uomo, nella fratellanza, nell’uguaglianza. Il mondo reale e la storia non danno alcuna evidenza che l’uomo meriti alcuna fiducia né alcuna evidenza di fratellanza o uguaglianza. L’obbiettivo dell’umanesimo è di raggiungere questi risultati e di piegare la storia ad essi. L’essenza dell’Islam è un ordine politico e l’obbiettivo dei mussulmani è propriamente la realizzazione di questo “Governo di Dio” in ed attraverso un ordine politico. Il ruolo di Maometto fu religioso precisamente perché fu politico nella sua essenza e le religioni non cristiane sono primariamente politiche e derivano dal concetto di ordine politico divino, un ordine che è esso stesso la fonte della moralità e della religione. Il buddismo sostiene un prossimo e definitivo relativismo; dal momento che il nulla è il fondamento ultimo e tutte le cose sono relative, la “via” è contemporaneamente il disprezzo della vita ed il controllo politico della vita senza riguardo per il bene o per il male, cioè il politico disprezzo della vita. In tutte le fedi non bibliche l’essenza della religione sta nel tentativo dell’immaginazione umana di imporre un modello o un’idea sulla storia. Di conseguenza c’è una marcata ostilità nei confronti della storia. La storia, dal momento che viene dalle mani di Dio, ha una direzione ed un verso preordinati e muove verso un fine non decretato dall’uomo né riconducibile al suo peccato. Come risultato, l’uomo è in rivolta contro la storia. L’uomo oppone alla storia l’immaginazione del suo cuore caduto.
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Un’intervista con l’attore Robert Walker Jr. fece scaturire un interessante commento:
Dopo un film, Walker si ritira nella sua nuova casa di Malibù, con sua moglie Ellie, una ballerina di teatro sposata nel 1961, e i loro due figli, Michael di 4 anni e David di 3. “Abbiamo una casa al mare” dice Walker. “Siamo gente di mare – sole sabbia e immersioni. Ma se mai questa casa ci deluderà o ci stancherà… beh, noi la bruceremo.”[1]
Dando per scontato che questa affermazione dell’attore lo rivela come sbruffone, il fatto che egli ritenga un merito farsi passare per uno dedicato all’odio delle radici è significativo. Tutto ciò che sia associato ad origini o certezze viene oggi disprezzato da quella che si auto-promuove come nuova elite. Matrimonio, moralità, famiglia, legge, ordine, certezza e sopra tutto Cristianesimo sono odiati con forza. La libertà dell’uomo consiste nell’evitare tutte le certezze eccetto se stesso; la ricerca della certezza è vista come la ricerca della morte. La vita di questi uomini significa incertezza e mancanza di origini. Uno studente radicale ebbe a rimarcare: “Io odio coloro che sanno tutto.” L’avversione verso la certezza è la maggior passione dell’uomo esistenzialista.
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La chiesa primitiva non fu sprovvista di proprie abili guide, ma è un errore attribuire un ruolo troppo grande ai padri della chiesa. Malgrado il loro eroico ruolo, anche i migliori tra loro non furono liberi da errori teologici dovuti ai persistenti effetti delle filosofie pagane. Similmente, le varie eresie portarono un manifesto paganesimo nella autentica vita della chiesa ed abbondarono le pratiche e le credenze pagane. E’ di sicuro evidente che la chiesa primitiva fosse un quadro confuso ed “un’accozzaglia di gente raccogliticcia”, ma rimane il fatto che c’era anche un solido nocciolo di ortodossia. Il crescente collasso dell’umanesimo faceva dell’alternativa, cioè della Cristianità ortodossa, a maggior ragione, non una mera alternativa, ma l’unica speranza dell’uomo. In confronto ai vaghi miti del paganesimo e dell’eresia e delle ricercate incertezze dell’umanesimo, le forti e certe realtà della fede biblica, furono una gioiosa alternativa anche di fronte alle persecuzioni. Il Te Deum Laudamus fu un inno della chiesa che era un’esuberante espressione della natura trionfante della fede ortodossa. Il Te Deum Laudamus riflette in modo veramente autentico la fede confessionale. E’ l’inno di trionfo della chiesa in fronte all’eresia e alla miscredenza; esso riecheggia le battaglie contro lo Gnosticismo, l’Arianesimo e le altre eresie e celebra la vittoria dell’ortodossia e la gioiosa fede nel Dio trino.
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Oggi giorno sono ancora in uso due antiche dossologie del primissimo periodo della chiesa. Queste sono Gloria in Excelsis, la doxologia major e la Gloria Patri, la doxologia minor. Il Gloria in exclesis, nella forma italiana recita:
Gloria a Dio nell’alto dei cieli
e pace in terra agli uomini di buona volontà (benevolenza verso gli uomini).
Noi ti lodiamo,
ti benediciamo,
ti adoriamo,
ti glorifichiamo,
ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa,
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Sebbene i concili fossero convocati dagli imperatori, una delle caratteristiche più ovvie dei concili fu la loro indipendenza teologica. Allo Stato non venne mai permesso dettare ordini alla chiesa e la risoluta indipendenza dei teologi ortodossi fu fuori discussione. E, sebbene più tardi la vitalità teologica sia passata all’Occidente, all’inizio la preminenza dell’Oriente fu marcata.
Una delle persistenti richieste umanistiche nei confronti della chiesa era rivolta all’adorazione dell’uomo. Il culto dell’Imperatore fu ovviamente culto dell’uomo, ma in un senso più ampio, tutto l’umanesimo è culto dell’uomo e questa fu la fede basilare dell’antichità. Alcuni degli attacchi ai Cristiani cercarono di distruggere la fede della Cristianità orientata verso Dio insistendo che anche la chiesa fosse umanista e adorasse un uomo, Gesù. Perché quindi, si affermò, dovrebbe la chiesa assumere una posizione di ostilità nei confronti dell’Impero e del culto dell’imperatore?
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Per parecchie ragioni e specialmente per il Concilio di Calcedonia l’anno del Signore 451 è una delle più importanti date della storia intera. Della stessa importanza che ebbe la battaglia di Avarair nel contrastare l’avanzata verso occidente del pensiero dualista e dell’imperialismo, Calcedonia, ancor più significativamente, pose le basi della fondazione cristiana della cultura occidentale e rese possibile lo sviluppo della libertà. Calcedonia inflisse allo statalismo la sua più grande sconfitta nella storia dell’umanità.
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I credi della Chiesa primitiva furono di due specie, battesimali e conciliari. I credi battesimali erano affermazioni di fede al battesimo, credi di ingresso nella fede. Il Credo Apostolico è il credo battesimale per eccellenza. Sebbene altri credi battesimali abbiano preceduto e seguito il Credo Apostolico, in particolare i due credi di San Epifanio (310-403), il Credo Apostolico è rimasto la formula basilare di credo per i convertiti.[1] I credi conciliari furono testi di ortodossia e perciò avevano solitamente allegati degli anatemi. Il Credo di Nicene, nella sua versione ampliata a Costantinopoli, divenne il Credo battesimale della chiesa orientale ed è di conseguenza un credo sia battesimale che conciliare. Come risultato il Credo di Atanasio non è strettamente un credo in alcuno dei due sensi, dal momento che non è né il prodotto di un concilio, né un credo battesimale. Clarke lo ha definito “non propriamente un credo, ma un inno al Credo, come il Te Deum.”[2] Tuttavia, pur non essendo opera di un concilio, esso è il prodotto della battaglia della chiesa contro l’eresia ed è un testo di ortodossia, per cui è molto vicino alle confessioni conciliari ed è propriamente un credo.
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Un antico e persistente pericolo è costituito dalla fallacia della semplicità. C’è un evidente risentimento da parte di moltissimi uomini contro la conoscenza che vada oltre la loro capacità. Come conseguenza, quando un impulso democratico governa la teologia esso cerca il minimo comune denominatore. Il folle e l’ignorante piagnucolano piamente per riavere “il semplice, vecchio vangelo”, quando in realtà il loro vangelo semplice da concepire è un’invenzione moderna. Mentre certe dottrine fondamentali della Bibbia non sono affatto complicate, la Bibbia nel suo complesso non è un libro semplice e non ci autorizza di soprassedere alle sue complessità per riposarsi sulle sue semplicità, perché ambedue gli aspetti sono inseparabili. Nessuno può considerare i profeti una lettura semplice, né elementari le
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Nel Pelagianesimo, l’umanesimo di fece avanti con la sua dottrina dell’uomo. Pelagio con franchezza e linearità affermò la piena abilità dell’uomo di vivere senza peccato: “Io dico che l’uomo è capace di essere senza peccato e che è capace di osservare i comandamenti di Dio.”[1] Pelagio sostenne, primo che tutti potrebbero essere senza peccato se lo scegliessero e che molti lo sono stati. Secondo ciascun uomo è nato senza alcun impedimento o eredità di peccato o debolezza morale derivata da Adamo o i suoi antenati. Terzo l’uomo non ha perciò bisogno della divina grazia per sconfiggere il peccato.[2] Come ha notato Matheson: “Il Pelagianesimo non conosce il peccato, conosce solo dei peccati: non ha alcuna concezione del principio del male; esso concepisce solo una serie di atti malvagi.” Warfield aggiunge: “Anche questo è Pelagianesimo”[3]
Si dice che Pelagio, un monaco britannico che
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