13. Città Rifugio
Molto chiaramente, le città rifugio sono un aspetto importante della legge Biblica. Sono menzionate frequentemente nella legge: Numeri 35. 6, 9-34; Deuteronomio 4. 41-43; 19. 1-13; Esodo 21. 12-14; Giosuè 20. 1-9, 21. 13, 21, 27; e I Cronache 6. 57, 67. Basilare al fatto dell’asilo è l’altare (Es. 21. 14; I Re 1. 50-53; 2. 28). Il nostro interesse per questa legge sarà limitato al suo significato per la dottrina della chiesa e dello stato.
Primo, è chiaro che l’asilo garantito era religioso, era legato alla vita e alla morte del sommo sacerdote ed era in relazione con l’altare. La corte di giustizia finale era in questo modo teologica. Le leggi per le quali l’uomo deve vivere provengono da Dio e così, l’ultimo appello nella legge è alla fonte della stessa. Abbiamo dunque qui una funzione da corte suprema o cassazione. La giustificazione, il dichiarare un uomo giusto o retto, proviene dall’altare dell’espiazione, e il Dio dell’altare è la sorgente di ogni legge e perciò di ogni giustizia e rettitudine. Le città rifugio in effetti dicevano che, contro ogni credenza e conclusione degli uomini, Dio provvede un asilo o rifugio. La conseguenza è che sia la libertà sia la giustizia sono rese centrali alla società, nel fatto che gli uomini sono resi immuni dall’inclinazione totalitaria dell’uomo caduto.
Secondo, questo asilo o rifugio era applicato solo all’uomo coinvolto in una morte accidentale in cui non aveva colpa. Egli avrebbe preso rifugio in una delle città specificate per sfuggire al parente della vittima che cercasse vendetta. Questo rifugio era la sua sicurezza fino alla morte del sommo sacerdote, tempo in cui avrebbe potuto abbandonare la città. Nel frattempo egli era al sicuro all’interno della città. Il rifugio in questo modo rappresentava la giustizia.
Terzo, gli anziani della città esercitavano una funziona giudiziaria. Essi riconsideravano tutte le prove riguardo alla morte e, o garantivano rifugio, o consegnavano l’uomo nelle mani del vindice del sangue (Deut. 12.12; Gios. 20. 4-5). La città rifugio provvedeva quindi una corte di giustizia, ma, diversamente dagli anziani delle altre città, la città rifugio aveva anziani con una funzione aggiuntiva, una funzione giudiziaria di natura specializzata.
Quarto, non solo le città rifugio erano locate in vari punti del reame per dare un pronto accesso al fuggiasco, ma le strade dovevano essere preparate con cura per permettere la velocità di fuga (Deut. 19. 3).
Volgiamo di nuovo la nostra attenzione al fatto che l’asilo o rifugio era un fatto religioso. In una varietà di culture, i luoghi sacri sono luoghi d’asilo. Così, tra gli Arunta del centro Australia, c’era un luogo vicino al totem che era sacro. Niente in quel luogo poteva essere colpito, neanche piante, figurarsi l’uomo. Tali luoghi di rifugio esistevano tra molte tribù Indiane del Nord America. I Barotse dell’Africa centro meridionale avevano una città sacra di rifugio; tra altri popoli il tempio era sacro. In Marocco le tombe dei santi e le moschee offrivano asilo. L’antica Grecia, i pagani Slavi, gli antichi Irlandesi ed altri conoscevano ed osservavano il diritto di asilo.[1] Comunque, Westermark lo dichiarò “Ovviamente erroneo…che luoghi di rifugio fossero stabiliti allo scopo di proteggere offensori non intenzionali dalla punizione o dalla vendetta”.[2] Lo scopo morale e legale di Dio è pertanto molto diverso.
Inoltre, è necessario notare che la sacralità che dava asilo apparteneva a volte ai governanti. In questo modo, nel Codice di Teodosio troviamo ciò che segue:
Titolo 44: Coloro Che Fuggono Per Asilo Alle Statue degli Imperatori (De His Qui Ad Statuas Confuguint)
- Gli Imperatori Valentiniano, Teodosio e Arcadio Augusti a Cinegio Prefetto
Pretoriano.
Noi permettiamo che quelle persone che hanno preso rifugio alle statue degli Imperatori, o allo scopo di evitare pericoli, o di creare cattivi sentimenti, non vengano portate via da alcuno prima di dieci giorni né che se ne vadano di propria volontà; concesso che, se avevano ragioni precise per le quali sono dovute fuggire alle statue degli Imperatori, saranno protetti dalla legge e dalle statue. Ma se si rivelerà che volevano creare cattivi sentimenti contro i loro nemici con questo artifizio, sarà pronunciata contro di loro una sentenza di vendetta.[3]
Questo editto porta la data 6 Luglio, 386 D.C. Dimostra qualche influenza della dottrina Biblica. Era logico che il potere imperiale, che era stato un potere Divino e l’imperatore un Dio, garantissero asilo perché l’asilo è un fatto religioso. Alcuni anni più tardi il Codice mostrava un simile riconoscimento verso la Chiesa come asilo:
Titolo 45: Coloro Che Fuggono Per Asilo Alle Chiese (De His Qui Ad Ecclesim Confuguint)
I. Gli Imperatori Teodosio, Arcadio, e Onorio Augusti a Romolo Conte della Sacra
Imperiale Generosità. Se debitori pubblici dovessero supporre di poter ricevere asilo nelle chiese, saranno, o tirati fuori dai loro nascondigli immediatamente, o il pagamento dei loro debiti verrà esatto ai vescovi dei quali sarà provato che li hanno rifugiati. La Tua Eminente Autorità sappia dunque, che nessun debitore sarà di qui in avanti difeso da chierici, oppure il debito verrà pagato dai chierici per quel debitore che suppongono debba essere difeso. Emesso quindici giorni prima delle Calende di Novembre in Costantinopoli nell’anno del secondo consolato di Arcadio Augusto e del consolato di Rufino. 18 Ottobre 392
Chiaramente veniva riconosciuto il diritto di asilo in una chiesa. Ciò che veniva negato era il diritto dei debitori, forse a motivo di tasse esorbitanti, di cercare quell’asilo.
Il 12 Febbraio 405, un altro editto garantiva asilo a tutti coloro che fuggivano dai Donatisti quali schiavi che venivano forzati al ri-battesimo; la chiese Cattoliche venivano riconosciute come asili contro conversioni forzate.[4]
Nel tempo, il diritto d’asilo si estese ai terreni della chiesa. In Inghilterra, dove già dai tempi di Re Ethelbert nel 600 D.C. l’asilo veniva riconosciuto, questo fu nel tempo esteso al di la dei terreni della chiesa . A Beverley e a hexam, l’area di asilo si estendeva fino ad un miglio dalla chiesa ed era segnata da croci rifugio, alcune delle quali sono ancora in piedi. Sotto i Normanni, uno statuto reale confermava la dottrina Inglese d’asilo e permetteva al rifugiato di “abiurare il reame”, cioè di lasciare il regno entro un tempo specifico e di fare un giuramento di non ritornare senza il permesso del re. In alcune chiese il luogo d’asilo era una posto a sedere speciale, in altre semplicemente ilo batacchio alla porta. Tutte le violazioni dell’asilo erano punibili con la scomunica. L’Inghilterra abolì il diritto d’asilo con un Atto del Parlamento nel 1697. In altre nazioni Europee alla fine del 18° secolo.[5]
In Scozia il diritto d’asilo fu abolito alla Riforma, con una eccezione. Debitori potevano prendere asilo alla “Casa del Crocefisso” e nei suoi precinti. Questo asilo non era concesso ai debitori della corona né ai bancarottieri fraudolenti. Dopo 24 ore il debitore doveva registrare il proprio nome alla Abbey Court per ottenere ulteriore protezione. Questa condizione d’asilo continuò fino a tutto il 19° secolo.[6]
Troppo sovente i commentatori hanno considerato le città di rifugio ( e il diritto d’asilo) segni di una cultura primitiva.[7] Esse avevano ed hanno, al contrario, riferimento al fatto di un mondo caduto e del bisogno di giustizia in una società malvagia. L’asilo forniva un controllo nei confronti dei peccati degli uomini e dei governanti, contro le ingiustizie degli uomini e dello stato.
Un fatto molto significativo riguardo alle città rifugio era che esser erano città Levite, città messe da parte per la residenza dei Leviti (Nm. 35.1-8). I Leviti erano insegnanti in Israele nelle cose di Dio (Dt. 33.10). Era dunque loro dovere non solo d’insegnare la legge ma anche di far si che la legge fosse un rifugio dall’oppressione.
La legge Biblica è giurisprudenza (case law). Il caso dato per la legge del rifugio è la morte accidentale. Se l’asilo si applicava in tali casi tanto più si applicava in casi di flagrante ingiustizia. Non sorprende che la chiesa fin dal suo principio abbia riconosciuto il fatto e ne abbia molto presto ottenuto il riconoscimento della gente e dei governanti.
Ci viene detto dagli storici che quando il potere di Roma cominciò a vacillare il “vuoto” fu riempito dai vescovi Cristiani. Così, quando Troyes fu minacciata dagli unni di Attila nella metà del V° secolo il popolo guardò al vescovo per soccorso. Nel tempo i vescovi cominciarono ad avere eserciti e a difendere i loro territori.. Per circa seicento anni ecclesiastici comandarono in questo tipo d’autorità.[8]
Fu più che un vuoto a dare ai vescovi la loro autorità. Il governo Romano era divenuto una tirannia. La chiesa rappresentava la legge di Dio e un asilo contro la tirannia. Fu semplicemente questo fatto a dare ai vescovi il loro potere e autorità. Susseguentemente, quando la chiesa divenne essa stessa a volte un oppressore, l’autorità si spostò ai signori feudali. Con la loro corruzione si spostò al vaticano, e così via.
La chiesa era un rifugio, non solo a motivo della sua continuità con Israele, ma perché rappresentava la legge di Dio, la giustizia di Dio sulla terra.. Oggi, lo stato moderno è sempre più una tirannia oppressiva. Solo se la chiesa diventa la voce della legge di Dio e un asilo contro l’ingiustizia potrà essere rotto il potere della corrente tirannia.
Non ci sono ora città rifugio. Nel 1981, un pensionato in cerca di un posto sicuro dal crimine, guerre nucleari od altre, e violenza individuò un’isola con un’eccezionale storia di pace e vi si stanziò. Nel 1982 la guerra colpì il suo luogo di rifugio: le Isole Falkland!
Lo stato moderno sta venendo meno. Peter Drucker ha osservato: “vedo governo obeso muscolarmente legato e che ha perso la sua capacità di performare. È senile al punto di divenire incontinente e dovrebbe portare il pannolone”.[9] Lo stato moderno non ha futuro. Se l’uomo deve averne, la chiesa lo deve provvedere con la sua totale fedeltà a Cristo nostro Re.
[1] Edward Westermark, “Asilum”, in James Hasting Ed. Enciclopedia of Religion and Ethics, II, pp.161-164, Edimburgh, Scotland, T & T Clark (1909) 1930
[2] Ibid., II, p. 163
[3] Clyde Pharr, con T.S. Davidson, M. B. Pharr traduttore; editore:TheTheodosian Code and Novels and the Sirmondian Constitution,45, I, p.264, Princeton, New Jersey: Princeton University Press, 1953
[4] Ibid, 16.6; p.464.
[5] G. Cyprian Alston, “Sanctuary”, in The Catholic Encyclopedia, XII, 430f, New York, N.Y., The Encyclopedia Press, (1912) 1913
[6] “Sanctuary” in The Enciclopedia Britannica, vol. XXI, p.255. Chicago, IL; R.S. Peale, 1891, nona edizione
[7] Robert G. Boling:Joshua, p.476. Garden City, NY: Doubleday, 1982, Anchor Bible.
[8] Joseph and Frances Gies: Life in a Medieval City, pp2-9. New York, NY: Harper, (1969) 1981
[9] Frank Goble, “Ten Reasons Our Government Fails”, in Thomas Jefferson Research Center, numero 193, Giugno 1982, p.1.