1. Il Calvinismo come Sistema di Vita
Prima conferenza
IL CALVINISMO COME SISTEMA DI VITA.
Un viaggiatore proveniente dal vecchio Continente Europeo che sbarchi sulle rive di questo Nuovo Mondo prova la stessa sensazione descritta dal Salmista: “I suoi pensieri si moltiplicano dentro di lui”. Paragonato al turbinare d’acque del vostro nuovo corso di vita, il vecchio corso nel quale egli si muoveva sembra quasi ghiacciato e morto. Qui in terra Americana egli si rende conto per la prima volta della grande quantità di facoltà divine che erano nascoste nel seno dell’umanità fin dalla nostra creazione, ma che il nostro vecchio mondo era incapace di sviluppare. Ora, esse cominciano a manifestare il loro intimo splendore, assicurando così sorprese ancor più grandi per il futuro.
Non mi chiederete, comunque, di dimenticare la superiorità che, per molti aspetti, il vecchio mondo può ancora reclamare ai nostri occhi. La vecchia Europa rimane ancora la portatrice di un più lungo passato storico, e si presenta dunque a noi come un albero con radici più profonde, che nasconde tra le sue foglie qualche frutto di vita più maturo. Voi siete ancora nella vostra primavera, noi stiamo passando attraverso l’autunno; e non è forse vero che la mietitura dell’autunno possiede un fascino tutto suo?
D’altra parte, quantunque io riconosca il vantaggio che voi possedete nel fatto che (per usare un’altra similitudine) il treno della vita viaggi da voi assai più veloce che da noi lasciandoci miglia e miglia indietro, nondimeno, da entrambe le parti percepiamo che la vita nella vecchia Europa non è qualcosa di separato dalla vita che scorre qui. Attraverso ambedue i continenti scorre la stessa corrente dell’esistenza umana.
In virtù della nostra comune origine, voi potete chiamarci ossa delle nostre ossa e noi sentiamo che siete carne della nostra carne. E benché voi ci stiate superando nella maniera più scoraggiante, non potrete mai dimenticare che la culla storica della vostra giovinezza fu la nostra vecchia Europa, e che la mia Madre Patria, una volta paese molto potente, vi cullò dolcemente.
Oltre a questa comune parentela, c’è un altro fattore che, anche di fronte ad una più grande diversità, continuerebbe ad unire i nostri ed i vostri interessi. Molto più preziosa per noi anche dello sviluppo della vita umana, è la corona che la nobilita, e questa nobile corona della vita per voi e per me risiede nel nome Cristiano. Quella corona è la nostra comune eredità. La rigenerazione della vita umana non venne né dalla Grecia né da Roma, bensì da Betlemme e dal Golgota. Se la Riforma, in senso ancor più speciale, rivendica tutta la dedizione che portiamo nel nostro cuore, è perché ha dissipato le nubi del sacerdotalismo ed ha nuovamente svelato nella loro totale completezza le glorie della croce. Tuttavia, in funesto contrasto con questo elemento Cristiano, contro lo stesso nome Cristiano, e contro la sua benefica influenza in ogni sfera della vita, lo stormo del Modernismo si è ora levato con violenta intensità.
La svolta decisiva fu raggiunta nel 1789.
L’esaltata esclamazione di Voltaire ”Abbasso il malfattore” era indirizzata a Cristo stesso, ma questo grido non era altro che l’espressione del più nascosto pensiero dal quale scaturì la Rivoluzione francese. La fanatica protesta di un altro filosofo ”Noi non abbiamo più bisogno di un Dio” e l’odioso motto della Convenzione “Né Dio, né padrone”, furono le sacrileghe parole d’ordine che a quel tempo proclamarono la liberazione dell’uomo come un’emancipazione da ogni autorità divina. Se Dio, nella sua imperscrutabile saggezza, si servì della rivoluzione per abbattere la tirannide dei Borbone e per punire i Principi che abusarono delle Sue nazioni come sgabello per i loro piedi, ciò nonostante, il principio di quella rivoluzione rimane completamente anti-cristiano e, da allora, si è diffuso come un cancro dissolvendo e insidiando tutto ciò che era fermo e solido nella nostra fede cristiana.
Non c’è dubbio quindi che il cristianesimo è messo in gioco da un pericolo serio e grande. Due sistemi di vita[1] stanno lottando l’uno contro l’altro in un combattimento mortale. Il Modernismo è obbligato a costruire un mondo suo dai dati dell’uomo naturale, e a costruire l’uomo stesso dai dati forniti dalla natura; mentre, dall’altro lato, tutti quelli che piegano le ginocchia a Cristo e lo adorano come il Figlio dell’Iddio vivente e Dio egli stesso, sono decisi a salvare “l’eredità cristiana”. Questa è la lotta in Europa, questa è la lotta in America, e questa è anche la lotta per i principi in cui è coinvolta la mia nazione e nella quale io stesso sto spendendo tutte le mie energie da quasi quarant’anni.
In questa lotta l’apologetica non ci ha fatto avanzare di un sol passo. Gli apologeti hanno invariabilmente cominciato abbandonando la prima linea per trincerarsi codardamente nella confusione delle file retrostanti.
Dal principio, quindi, mi son sempre detto: “Se la battaglia dev’essere combattuta con onore e sperando nella vittoria, allora bisogna porre principio contro principio; allora dobbiamo sentire che nel Modernismo la potenza smisurata di un sistema di vita onnicomprensivo ci assale, allora dobbiamo capire che bisogna prendere posizione per un sistema di vita di altrettanto pregnante e persistente vigore. Questa autorevole visione del mondo e della vita non può essere inventata o formulata da noi stessi, ma dev’essere presa e applicata così come si presenta nella storia. Io l’ho trovata e confessata così, ed ancora oggi sostengo, che questa manifestazione del principio cristiano ci viene data nel Calvinismo. Nel Calvinismo il mio cuore ha trovato pace. Dal Calvinismo ho tratto l’ispirazione per prendere fermamente e risolutamente la mia posizione nel fitto di questo conflitto di principi. Quando perciò fui con mio grande onore invitato nella vostra Facoltà per presentare le “Conferenze Stone” quest’anno, non esitai un solo momento per quel che riguarda la scelta del soggetto. Il Calvinismo come la sola, valida, legittima difesa per le Nazioni Protestanti contro l’usurpante ed opprimente Modernismo; questo era d’obbligo fosse il mio tema.
Permettetemi allora, in sei conferenze, di parlarvi del Calvinismo.
- Il Calvinismo come Sistema di vita;
- Il Calvinismo e la Religione;
- Il Calvinismo e la Politica;
- Il Calvinismo e la scienza;
- Il Calvinismo e l’arte;
- Il Calvinismo ed il futuro.
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La chiarezza nella presentazione richiede che in questa prima conferenza cominci col fissare storicamente il concetto di Calvinismo. Per evitare malintesi dobbiamo prima riconoscere ciò che dovremmo e ciò che non dovremmo intendere per Calvinismo. Cominciando quindi dall’uso corrente del termine, trovo che questo non sia affatto lo stesso in paesi diversi e in differenti sfere di vita. L’appellativo ‘Calvinista’ ai nostri tempi si usa innanzitutto come sinonimo di settario. Questo non è il caso dei Paesi Protestanti, bensì è tipico di quelli Cattolico-Romani, specialmente Ungheria e Francia. In Ungheria le chiese Riformate hanno un’adesione di circa due milioni e mezzo di persone, e sia nella stampa Romana che in quella Giudaica di quel paese i loro membri sono continuamente bollati col nome improprio di “Calvinisti”, un epiteto spregiativo attribuito perfino a coloro che si sono svestiti di ogni traccia di simpatia verso la fede dei loro padri. Lo stesso fenomeno si presenta in Francia, specialmente nelle zone più a Sud, dove ‘Calviniste’ è usato ugualmente, ed anche con maggior enfasi, come marchio settario che non fa riferimento alle fede o alla confessione della persona bollata, bensì è semplicemente attribuito ad ogni membro delle Chiese Riformate, anche se si trattasse di un ateo. George Thiebaud, noto per la sua propaganda anti-Semitica, ha allo stesso tempo sia ravvivato lo spirito anti-Calvinista in Francia, sia anche, nel ‘caso Dreyfus’, ‘Giudei e Calvinisti’ furono da lui chiamati in giudizio come le due forze anti-Nazionali, pregiudizievoli allo “esprit gaulois”. Esattamente opposto a questo è il secondo utilizzo del termine Calvinismo, che io definisco l’utilizzo confessionale. In questo senso, un Calvinista è delineato esclusivamente come la persona che aderisce apertamente al dogma della predestinazione. Coloro che disapprovano questo forte attaccamento alla dottrina della predestinazione cooperano con i polemisti Romani in quanto, chiamandovi ‘Calvinisti’, vi rappresentano come vittime di ottusità dogmatica e, peggio ancora, come nocivi all’effettiva serietà di vita morale. Questo è uno stigma così considerevolmente offensivo che teologi come Hodge, che per piena convinzione furono aperti difensori della predestinazione, e considerarono un onore essere Calvinisti, furono comunque così profondamente impressionati dal disprezzo associato al termine ‘Calvinista’ che, nell’interesse di promulgare le loro convinzioni, preferirono parlare di Agostinianesimo piuttosto che di Calvinismo. Il titolo denominazionale di alcuni Battisti e Metodisti rappresenta un terzo utilizzo del termine ‘Calvinista’. Nientemeno che un uomo come Spurgeon appartenne ad una classe di Battisti che in Inghilterra si definirono ‘Battisti Calvinisti’, ed i Metodisti di Whitefield,* nel Galles, portano tuttora il nome di ‘Metodisti Calvinisti’. Perciò, anche in questo contesto esso indica, in un certo senso, una divergenza confessionale, ma viene utilizzato per definire la professione di fede in una specifica Chiesa. Senza dubbio questa pratica sarebbe stata severamente criticata da Calvino stesso. Per tutto il corso della sua esistenza, nessuna Chiesa Riformata si sognò mai di chiamare la Chiesa di Cristo col nome di un uomo. I Luterani lo hanno fatto, le Chiese Riformate mai. Ma al di là dell’uso settario, confessionale e denominazionale del termine ‘Calvinista’, esso serve inoltre in quarto luogo come nome scientifico, sia in senso storico che filosofico o politico. Storicamente il nome Calvinismo indica la via lungo la quale la Riforma si mosse, fintantoché non fu Luterana, né Anabattista, né Sociniana. Nel senso filosofico, noi lo consideriamo come quel sistema di concetti che, sotto la mente-maestra di Calvino, s’innalzò a dominio delle diverse sfere di vita. E, come termine politico, Calvinismo indica quel movimento politico che ha garantito la libertà di nazioni nello statismo costituzionale, prima in Olanda, poi in Inghilterra e, a partire dalla fine del secolo scorso, negli Stati Uniti. In questo senso scientifico, il nome Calvinismo è correntemente usato specialmente fra gli studiosi Tedeschi. Ed è cosa reale che questa non sia solo l’opinione di coloro i quali manifestano tendenze Calviniste, bensì, anche quegli studiosi che hanno abbandonato ogni standard confessionale del Cristianesimo assegnano comunque questo profondo significato al Calvinismo. Ciò appare evidente dalla testimonianza portata da tre dei nostri migliori uomini di scienza, il primo dei quali, Dottor Robert Fruin, dichiara che: “Il Calvinismo giunse in Olanda come sistema logico di teologia, come personale statuto democratico della Chiesa, incitato da un senso rigorosamente morale, ed entusiastico della riforma tanto morale quanto religiosa dell’umanità”[2]. Un altro storico fu anche più ardito nelle sue propensioni razionalistiche: “ Il Calvinismo è la più alta forma di sviluppo raggiunta dal principio religioso e politico del sedicesimo secolo”[3].Ed un terzo erudito riconosce che il Calvinismo ha liberato la Svizzera, l’Olanda, l’Inghilterra, e nei Padri Pellegrini ha fornito l’impulso per la prosperità degli Stati Uniti[4]. Similmente Bancroft, fra voi, riconobbe che il Calvinismo “Ha una concezione ontologica, etica, di felicità sociale, di libertà umana, tutte derivate da Dio”[5]. Io desidero parlarvi del Calvinismo solo in questo senso strettamente scientifico appena menzionato, come tendenza generale incondizionata, la quale, da un principio-guida tutto suo, ha sviluppato una forma indipendente sia per la nostra vita sia per il nostro pensiero fra le nazioni dell’Europa Occidentale e del Nord-America, e attualmente perfino in Sud-Africa.
L’egemonia del Calvinismo è certamente più estesa di quel che la stretta interpretazione confessionale ci porterebbe a supporre. L’avversione a definire la Chiesa col nome di un uomo diede origine al fatto che, anche se in Francia i Protestanti furono chiamati ‘Ugonotti’, in Olanda ‘Mendicanti’, in Gran Bretagna ‘Puritani e Presbiteriani’ ed in Nord America ‘Padri Pellegrini’, tuttavia tutti questi prodotti della Riforma, che nel vostro continente e nel nostro generarono il particolare tipo Riformato, furono allo stesso modo di origine Calvinista. Ma l’estensione del dominio Calvinista non dovrebbe essere limitata a queste più pure rivelazioni. Nessuno applica una regola così esclusiva al Cristianesimo. I suoi confini abbracciano non solo l’Europa Occidentale, ma anche la Russia, gli Stati Balcanici, gli Armeni ed anche l’impero di Menelik in Abissinia. Perciò, è del tutto ragionevole che alla stessa maniera noi includiamo nella cerchia dei Calvinisti anche quelle Chiese che si sono più o meno allontanate dalla sua forma più autentica. Nei suoi XXXIX articoli, la Chiesa d’Inghilterra è rigorosamente Calvinista, anche se nella sua gerarchia e liturgia essa ha abbandonato la diritta via e si è ritrovata a fare i conti con le conseguenze negative di questo allontanamento nel Puseysmo e nel Ritualismo. La confessione degli Indipendenti era egualmente Calvinista anche se nella loro concezione della Chiesa la struttura organica fu distrutta dall’individualismo. E se, sotto la guida di Wesley, la maggioranza dei Metodisti si oppose all’interpretazione teologica del Calvinismo, nondimeno, è lo stesso spirito Calvinista che diede origine a questa reazione spirituale contro la “pietrificazione” della vita della Chiesa di quei tempi. In un certo senso, perciò, si può dire che l’intero ambito che alla fine fu coperto dalla Riforma, finché non fu Luterana ne Sociniana, fu dominato per principio dal Calvinismo. Perfino i Battisti chiesero riparo alla tenda del Calvinismo. È il carattere libero del Calvinismo che rende conto della nascita di queste diverse sfumature e differenze e delle reazioni contro i loro eccessi. Per la sua gerarchia il Romanesimo è e rimane uniforme. Il Luteranesimo deve la sua similare unità ed uniformità all’autorità del Principe, la cui relazione con la Chiesa è quella di ‘summus episcopus’, ed alla sua ‘ecclesia docens’. Il Calvinismo d’altro canto, che sancisce che non vi sia alcuna gerarchia ecclesiastica né interferenza magisteriale, non poté che svilupparsi in molte e svariate forme e deviazioni, incorrendo perciò naturalmente nel pericolo di degenerare, provocando a sua volta reazioni unilaterali di ogni sorta. Con il libero sviluppo della vita, così come era inteso dal Calvinismo, non avrebbe potuto fare a meno di prender forma la distinzione fra un centro, con la sua pienezza e purezza di vitalità e forza, e l’ampia circonferenza con le sue paurose deviazioni. Ma in quello stesso conflitto fra un centro più puro e una circonferenza meno pura fu garantito il continuo lavoro dello spirito del Calvinismo.
Così concepito, il Calvinismo è radicato in una forma di religione che fu peculiarmente sua, e da questa specifica consapevolezza religiosa furono sviluppati prima una peculiare teologia, poi uno speciale statuto della Chiesa, e poi una struttura ben definita per la vita politica e sociale, per l’interpretazione dell’ordine morale del mondo, per la relazione fra Natura e Grazia, fra il cristianesimo ed il mondo, fra Chiesa e Stato, ed infine per l’arte e per la scienza; e fra tutte queste espressioni di vita rimase sempre lo stesso medesimo Calvinismo che fece scaturire dal suo più profondo principio di vita tutti questi sviluppi. Ne consegue che in questo contesto esso è in linea con quei grandi altri complessi di vita umana conosciuti come Paganesimo, Islam e Romanesimo, per cui noi distinguiamo quattro mondi totalmente differenti in quell’unico, comune universo dell’esistenza umana. E se, volendo essere precisi, doveste accostare il cristianesimo e non il Calvinismo al Paganesimo e all’Islam, tuttavia è meglio mettere il Calvinismo in linea con loro, perchè il Calvinismo sostiene di dare corpo all’idea cristiana in maniera più limpida e accurata di quanto non possano fare il Romanesimo ed il Luteranesimo. Nella realtà greca in Russia e negli Stati Balcanici, l’elemento nazionale è ancora dominante, e perciò la fede Cristiana in questi paesi non è ancora stata capace di produrre una forma di vita propria dalle radici della sua ortodossia mistica. Nei paesi Luterani l’interferenza del magistrato ha impedito il libero operare del principio spirituale. Perciò, solamente del Romanesimo si può dire che abbia incorporato il proprio pensiero di vita in un mondo di concetti e di espressioni interamente suo. Ma accanto al Romanesimo, ed in opposizione ad esso, fece la sua apparizione il Calvinismo, non meramente per istituire una diversa forma ecclesiastica, bensì per creare una forma di vita umana totalmente differente, per fornire alla società umana un diverso sistema di vita, e per popolare il cuore umano con ideali e concetti diversi.
Che questo non sia stato compreso fino ai giorni nostri, e sia ora riconosciuto da amici e nemici in conseguenza di una miglior analisi storica, non dovrebbe sorprenderci. Questo non sarebbe stato il caso se il Calvinismo fosse nato come un sistema ben costruito e si fosse presentato come il risultato di uno studio. Ma la sua nascita si compì in modo totalmente diverso. Nell’ordine dell’esistenza la vita viene per prima. E per il Calvinismo la vita stessa fu sempre l’oggetto primario dei suoi sforzi. C’era troppo da fare e da soffrire per dedicare molto tempo allo studio. Ciò che fu messo in gioco e sul campo di battaglia in maniera dominante fu la professione Calvinista. Per di più, i popoli fra i quali il Calvinismo riscosse successo, come gli Svizzeri, gli Olandesi, gli Inglesi, gli Scozzesi, per natura non avevano molta predisposizione alla filosofia. Specialmente a quel tempo, la vita in quelle Nazioni era spontanea e priva di previsioni; e, solo più tardi, il Calvinismo nelle sue parti divenne oggetto di quel particolare studio grazie al quale storici e teologi hanno tracciato la relazione fra il fenomeno del Calvinismo e la onnicomprensiva unità del suo principio. Si può perfino dire che la necessità di un’analisi speculativa e sistematica di un fenomeno di vita così incisivo e che abbraccia tutte le realtà sorge solamente quando la sua prima vitalità è stata esaurita, e quando, allo scopo di mantenersi nel futuro, è costretto ad una più grande accuratezza nel tracciare le sue linee di confine. E se a questo aggiungete il fatto che lo sforzo per riflettere la nostra esistenza come un tutto unico nello specchio della nostra coscienza è molto più forte nella nostra era filosofica di quanto non lo sia mai stato prima, diviene immediatamente chiaro che sia le necessità del presente che le preoccupazioni per il futuro ci costringono ad uno studio più profondo del Calvinismo. Nella Chiesa Cattolico-Romana ognuno sa il motivo per cui vive perché gode con chiara consapevolezza dei frutti dell’unità del sistema di vita di Roma. Anche nell’Islam si trova la stessa forza di una convinzione di vita dominata da un principio. Solo il Protestantesimo vaga nella molteplicità senza scopo o direzione, muovendosi qua e là senza compiere alcun progresso. Questo risulta dal fatto che fra le nazioni Protestanti il Panteismo, nato dalla nuova filosofia Tedesca, e che deriva la sua concreta forma evolutiva da Darwin, reclama sempre di più per sé la supremazia in ogni sfera della vita umana, anche in quella della Teologia, e, sotto ogni sorta di denominazioni, cerca di sconvolgere le nostre tradizioni Cristiane, ed è incline perfino a scambiare l’eredità dei nostri Padri per un moderno Buddismo senza speranza. I principali pensieri che ebbero la loro origine nella Rivoluzione Francese al finire del secolo scorso e nella filosofia Tedesca all’inizio di questo, formano nel loro insieme un sistema di vita che è diametralmente opposto a quello dei nostri padri. Le loro lotte erano in virtù dell’amore per la gloria di Dio e di un Cristianesimo purificato; il movimento presente combatte per l’amore per la gloria dell’uomo, essendo ispirato non dall’umile spirito del Golgota, ma dall’orgoglio del culto degli Eroi. E noi Cristiani perchè fummo così deboli di fronte a questo modernismo? Perchè abbiamo costantemente perso terreno? Semplicemente perchè eravamo privi di una simile coesione nella concezione della vita, la quale sola poteva armarci di irrefrenabile energia per respingere il nemico alla frontiera. Questa coesione nella visione del mondo e della vita comunque non si trova mai in una vaga concezione del protestantesimo che si dispieghi come fa in ogni tipo di tortuosità, ma la si trova in quello straordinario processo storico che, come il Calvinismo si scavò un canale tutto suo per lo scorrere impetuoso della sua vita. Per mezzo di questa coesione nella concezione, solamente tale quale ci viene data nel Calvinismo, voi in America e noi in Europa possiamo essere resi capaci di prendere la nostra posizione a fianco del Romanesimo, in opposizione al moderno Panteismo. Senza questa unità nel punto di partenza e nella concezione del mondo e della vita, noi perderemmo la capacità di mantenere la nostra posizione indipendente, e la nostra forza per resistere verrebbe meno.
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L’interesse supremo qui in gioco ci proibisce comunque di accettare senza prove più sicure il fatto che il Calvinismo realmente ci garantisca tale unità nel sistema di vita, e chiediamo prove a riguardo dell’asserzione che il Calvinismo non fu un fenomeno parziale né semplicemente temporale, bensì un sistema di principi onnicomprensivo tale che, radicato nel passato, è capace di rafforzarci nel presente e di riempirci di fiducia nel futuro. Perciò dobbiamo prima informarci di quali siano le condizioni richieste per un sistema di vita così generale quale Paganesimo, Islam, Romanesimo e Modernismo, e poi dimostrare che il Calvinismo veramente adempie a queste condizioni.
Queste condizioni richiedono in primo luogo che da uno speciale principio si riesca ad addentrarsi con peculiarità nelle tre relazioni fondamentali di tutta la vita umana, e cioè: 1) la nostra relazione con Dio, 2) la nostra relazione con l’uomo, 3) la nostra relazione col mondo. Perciò, la prima domanda esige che un tale sistema di vita trovi il proprio punto di partenza in una peculiare interpretazione della nostra relazione con Dio. Ciò non è superfluo, bensì imperativo. Se tale azione deve lasciare il suo segno nella nostra intera vita, deve partire da quel puntonella nostra coscienza in cui la nostra vita è ancora intera, indivisa, non nel diramarsi dei vitigni ma nelle radici dalle quali la vita sorge. Naturalmente, questo punto risiede nell’antitesi fra tutto ciò che nella nostra vita umana è finito e l’infinito che sta al di là di essa. Solo qui troviamo la sorgente comune dalla quale i diversi corsi d’acqua della nostra vita umana sgorgano e si separano. Personalmente, è una nostra ripetuta esperienza che, nel profondo dei nostri cuori, nel punto in cui ci apriamo all’Eterno, tutti i raggi della nostra vita convergano come in un punto focale e lì solo riguadagnino quell’armonia che perdiamo così spesso e così dolorosamente nello stress del nostro dovere quotidiano. Nella preghiera risiede non solo la nostra unità con Dio, ma anche l’unità della nostra vita personale. Perciò quei movimenti, nella storia, che non sgorgano da questa profondissima sorgente sono sempre parziali e transitori, e solo quelle azioni storiche che sorsero da queste profondità della personale esistenza umana abbracciano la vita nella sua interezza e possiedono la capacità necessaria di persistere nel tempo.
Questo fu il caso del Paganesimo, il quale, nelle sua forma più generale, immagina, suppone ed adora Dio nella creatura. Questo si riferisce al più basso Animismo così come al più alto Buddismo. Il Paganesimo non si eleva alla concezione di un’esistenza a sé stante di Dio al di là e al di sopra della creatura. Ma anche in questa forma imperfetta esso ha come suo punto di partenza una precisa interpretazione della relazione dell’infinito col finito, ed a questo deve la sua capacità di produrre una forma compiuta per la società umana. Lo stesso si ha con l’Islam, il quale è caratterizzato dal suo ideale puramente anti-pagano, eliminando ogni legame fra la creatura e Dio. Maometto ed il Corano sono i nomi storici, ma nella sua natura la mezzaluna è la sola antitesi assoluta al paganesimo. L’Islam separa Dio dalla creatura di modo da evitare ogni mescolanza con la creatura. Come antipodo, l’Islam fu in possesso di un’inclinazione di altrettanto lunga portata e fu anche capace di portare ad una realtà di vita umana totalmente peculiare. È così anche col Romanesimo. Anche qui la tiara papale,* la gerarchia, la messa ecc. non sono che il risultato di un basilare pensiero, e cioè, che Dio entra in comunione con la creatura per mezzo di un mistico anello di congiunzione che è la chiesa, intesa non come organismo mistico, ma come istituzione visibile, palpabile, tangibile. Qui, la chiesa sta fraDio e il mondo e, per quanto fu capace di adottare il mondo e di ispirarlo, anche il Romanesimo creò una sua propria forma per la società umana. Ed ora, a fianco di queste tre ma anche opposto a loro, il Calvinismo prende posizione con un pensiero fondamentale che è altrettanto profondo. Esso non cerca Dio nella creatura come fa il Paganesimo; non separa Dio dalla creatura come fa l’Islam; non impone una comunione mediata fra Dio e la creatura come fa il Romanesimo, bensì proclama il nobile concetto che, benché Dio sieda in tutta la sua grandezza al di sopra della creatura, Egli entra inimmediata comunione con la creatura come Dio lo Spirito Santo. Questo è proprio il cuore e il nocciolo della confessione Calvinista della predestinazione. C’è comunione con Dio ma solo in totale accordo con il Suo consiglio di pace dall’intera eternità. Perciò non c’è grazia, fatta eccezione per quella che ci viene immediata da Dio. In qualsiasi momento della nostra esistenza, la nostra intera vita spirituale si basa su Dio stesso. Il “Deo Soli Gloria” non fu il punto di partenza ma il risultato, e la predestinazione fu inesorabilmente mantenuta, non allo scopo di discriminare uomo da uomo, neppure nell’interesse dell’orgoglio personale, ma per poter garantire da e per l’eternità, nel nostro intimo, una diretta ed immediata comunione col Dio Vivente. Con la sua opposizione a Roma il Calvinista puntava innanzitutto a respingere una chiesa che si era frapposta fra l’anima e Dio. La chiesa non consisteva in un uffizio, né in un’istituzione a sé stante, i credenti stessi erano la chiesa, dato che per fede essi stavano in contatto con l’Onnipotente. Così, come nel Paganesimo, nell’Islam e nel Romanesimo, anche nel Calvinismo si trova quella propria, definita interpretazione della fondamentale relazione dell’uomo con Dio che è richiesta come la prima condizione di un reale sistema di vita.
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Nel frattempo prevengo due obiezioni. In primo luogo, ci si potrebbe domandare se io non rivendichi per il Calvinismo meriti che appartengono al Protestantesimo in generale. A questo io rispondo negando. Quando io rivendico per il Calvinismo il merito di aver ristabilito la diretta comunione con Dio, non sottovaluto il significato generale del Protestantesimo. Nel dominio Protestante, preso nel senso storico, solo il Luteranesimo sta a fianco del Calvinismo. Ora, io desidero non essere secondo a nessuno nel mio elogio all’eroica iniziativa di Lutero. Fu nel suo cuore, più che nel cuore di Calvino, che fu combattuto l’amaro conflitto che portò alla storica frattura di interesse mondiale. Lutero può essere interpretato senza Calvino ma non Calvino senza Lutero. Calvino arrivò in larga misura a raccogliere ciò che l’eroe di Wittenberg aveva seminato dentro e fuori la Germania. Ma se la domanda è invece CHI intuì con maggior chiarezza il principio riformatore, chi lo sviluppò più pienamente e lo applicò più ampiamente, la storia indica il Pensatore di Ginevra e non l’Eroe di Wittenberg. Lutero, come Calvino, lottò per una diretta comunione con Dio, ma Lutero intraprese la battaglia dal suo lato soggettivo, antropologico, e non dal suo lato oggettivo, cosmologico, come fece Calvino. Il punto di partenza di Lutero fu il particolare principio soteriologico di una fede che giustifica, mentre Calvino, spingendosi oltre, espose il principio generale, cosmologico della sovranità di Dio. Come conseguenza naturale di ciò, Lutero continuò anche a considerare la chiesa come rappresentativa e autorevole ‘insegnante’, interposta fra Dio e il credente, mentre Calvino fu il primo a cercare la chiesa nei credenti stessi. Fino a che ne fu capace, Lutero si basò ancora sull’interpretazione Romana dei sacramenti e sul culto Romano, mentre Calvino fu il primo in entrambi a tracciare la linea che si estende immediata da Dio all’uomo e dall’uomo a Dio. In più, in tutti i paesi Luterani, la Riforma ebbe origine dai principi piuttosto che dal popolo, ed in conseguenza di ciò passò sotto il potere del Magistrato, che prese la sua posizione nella chiesa ufficialmente come il suo più alto Vescovo, e perciò fu incapace di cambiare la vita sia sociale sia politica in accordo col proprio principio. Il Luteranesimo limitò se stesso ad un carattere esclusivamente ecclesiastico e teologico, mentre il Calvinismo pose il suo sigillo dentro e fuori la Chiesa in ogni sfera della vita umana. Per questo non si parla mai di Luteranesimo come creatore di una peculiare forma di vita; perfino il nome ‘Luteranesimo’ è raramente menzionato; mentre con crescente unanimità gli studiosi di storia riconoscono il Calvinismo come creatore di uno stile di vita umana interamente suo.
La seconda obiezione che dobbiamo esaminare è questa: se è vero che ogni sviluppo generale di forma di vita deve trovare il suo punto di partenza in una interpretazione peculiare del nostro relazionarci a Dio, come spiegare allora il fatto che anche il Modernismo ha portato a questo concetto generale nonostante sia sorto dalla Rivoluzione Francese, la quale per principio ruppe con tutte le religioni. Nella domanda c’è già la risposta. Se escludete dalla vostra visione delle cose ogni considerazione del Dio Vivente esattamente come implicato nell’esclamazione “Né Dio né padrone”, certamente portate avanti una vostra interpretazione chiaramente definita della vostra relazione con Dio. Un governo che, come voi avete recentemente provato nel caso della Spagna, richiami i suoi ambasciatori, e che interrompa ogni regolare scambio con un’altra potenza, dichiara perciò che la sua relazione col governo di quel paese è una relazione tesa, che generalmente sfocia nella guerra. Questo è il caso qui considerato. I capi della Rivoluzione Francese, non conoscendo altro modo di relazionarsi a Dio se non quello che esisteva attraverso la mediazione della Chiesa Romana, eliminarono ogni relazione con Dio perché desideravano annichilire il potere della Chiesa, e questo risultò in una dichiarazione di guerra contro ogni confessione religiosa. Ma naturalmente, ciò implicò fortemente una fondamentale e peculiare interpretazione della nostra relazione a Dio. Essa fu la dichiarazione che da quel momento in poi Dio doveva essere considerato una potenza ostile, anzi, perfino come morto, se non ancora per i cuori, almeno per lo Stato, per la Società e per la Scienza. In verità, passando dalle mani dei Francesi in quelle Tedesche, il modernismo non poteva accontentarsi di questa nuda negazione, bensì, le conseguenze mostrano come da quel momento abbia rivestito se stesso del panteismo o dell’agnosticismo, e sotto ogni travestimento continuò a sostenere l’espulsione di Dio dalla vita sia pratica sia teoretica, e l’inimicizia col Dio Trino ebbe il suo pieno corso.
Così, io sostengo che è l’interpretazione del nostro rapportarci a Dio che domina ogni generale visione del mondo e della vita, e che per noi questa concezione è data nel Calvinismo grazie alla sua fondamentale interpretazione di un’immediata comunione di Dio con l’uomo e dell’uomo con Dio. A questo io aggiungo che il Calvinismo non ha né inventato né concepito questa fondamentale interpretazione, ma che Dio stesso la infuse nei cuori dei suoi eroi e dei suoi araldi. Noi qui non siamo di fronte al prodotto di un ingegnoso intellettualismo ma al frutto del lavoro di Dio nei cuori, o, se preferite, ad un’ispirazione della storia. Questo punto dovrebbe essere enfatizzato! Il Calvinismo non ha mai bruciato il suo incenso sopra l’altare del genio, non ha eretto monumenti per i suoi eroi, scarsamente li chiama per nome. A Ginevra rimane solo una pietra su un muro a ricordare Calvino. La sua stessa tomba è stata dimenticata. Questa fu ingratitudine? In nessun modo. Ma se Calvino fu apprezzato, già nel sedicesimo e nel diciassettesimo secolo era viva la consapevolezza che fu Uno più grande di Calvino, proprio Dio stesso, ad aver qui scritto la Sua opera. Per questo motivo, nessun movimento generale nella vita è così privo di un deliberato accordo, nessuno è così anticonvenzionale come questo, nel modo in cui si diffuse. Il Calvinismo ebbe la sua ascesa simultaneamente in tutti i paesi dell’Europa Occidentale, e non apparve in queste nazioni perchè aveva l’università nelle sue mani o perché studiosi guidavano il popolo, o perchè un magistrato si fosse messo alla loro testa, ma germogliò dai cuori delle persone stesse, fra tessitori e contadini, commercianti e servitori, dame e giovani fanciulle; ed in ogni istanza esibì la stessa caratteristica, cioè forte certezza di salvezza Eterna, non solo senza l’intervento della Chiesa ma perfino in opposizione ad essa. Il cuore umano aveva raggiunto la pace eterna col suo Dio. Rafforzato da questa vicinanza divina, esso scoprì la sua santa ed alta vocazione nel consacrare ogni ambito di vita ed ogni energia a propria disposizione per la gloria di Dio. Per questo, quando quegli uomini e quelle donne che erano diventati partecipi di questa vita Divina furono forzati ad abbandonare la loro fede, risultò loro impossibile poter rinnegare il loro Signore; e migliaia e decine di migliaia bruciarono sul rogo, mai lamentandosi, bensì ringraziando nel loro cuore e con salmi sulle labbra. Non fu Calvino l’autore di questo, ma Dio, che tramite il Suo Santo Spirito aveva impresso in Calvino ciò che aveva impresso anche in loro. Calvino non fu superiore a loro bensì fu come un fratello al loro fianco, come una persona che condivise con loro le benedizioni di Dio. In questo modo, il Calvinismo giunse alla sua fondamentale interpretazione di una immediata comunione con Dio non perché Calvino la inventò, ma perchè in questa immediata comunione Dio stesso garantì ai nostri padri un privilegio del quale Calvino fu semplicemente il primo a diventare lucidamente cosciente. Questo è il grande lavoro dello Spirito Santo nella storia, dal quale il Calvinismo è stato consacrato e che ci svela la sua meravigliosa energia.
Ci sono momenti nella storia in cui il battito di vita della religione è debole; ma ci sono altri momenti in cui il battito è martellante. Quest’ultimo fu il caso del sedicesimo secolo, nelle nazioni dell’Europa Occidentale. Il tema della fede in quel periodo dominò ogni attività nella vita pubblica. La nuova storia comincia da questa fede proprio come la storia dei nostri tempi comincia dalla miscredenza della Rivoluzione Francese. A quale legge obbedisca questo pulsante movimento di vita religiosa non possiamo dirlo, ma è evidente che tale legge c’è e che in tempi di forte tensione religiosa l’azione dello Spirito Santo sul cuore è irresistibile; e questa forte azione divina si è concretizzata nelle vicende dei nostri Calvinisti, Puritani e Padri Pellegrini. Non avvenne in ugual misura per tutti gli individui poiché questo non succede mai, in nessun grande movimento; bensì furono coloro che in quei tempi costituirono il centro della vita, coloro che furono i promotori di quel grande cambiamento, a sperimentare questa grandissima potenza nella sua pienezza: ed essi furono quegli uomini e quelle donne di ogni classe sociale e nazionalità che per mano di Dio stesso vennero messi in comunione con la grandezza del Suo Essere eterno. Grazie a questa capacità di Dio di agire nei cuori, la convinzione che la vita umana nella sua interezza debba essere vissuta come alla Divina Presenza è diventato il pensiero fondamentale del Calvinismo. Per mezzo di questa ferma convinzione, o piuttosto, di questo fatto straordinario, si è lasciato guidare in ogni ambito del suo intero dominio. È da questo pensiero-guida che sorse l’onnicomprensiva visione del mondo e della vita del Calvinismo.
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Questo ci porta da sé alla seconda condizione alla quale, allo scopo di forgiare una concezione del mondo e della vita, ogni profondo movimento deve acconsentire, e cioè una sua propria interpretazione fondamentale che concerna la relazione fra uomo e uomo. Come noi ci rapportiamo a Dio è la prima fondamentale questione, e come ci poniamo nei confronti dell’uomo è la seconda fondamentale questione che stabilisce la direzione e il modo in cui prende forma la nostra vita. Non c’è uniformità tra gli uomini ma multiformità senza fine. Nella creazione stessa è stata stabilita la differenza tra la donna e l’uomo. Doni fisici e spirituali e vari talenti generano differenze fra una persona e l’altra. Le generazioni passate e la nostra vita personale creano distinzioni. La posizione sociale del povero e del ricco differiscono largamente. Ora, queste differenze sono in particolar modo indebolite o accentuate da ogni logico sistema di vita, e Paganesimo e Islam, e il Romanesimo così come il Modernismo, e quindi anche il Calvinismo, hanno tutti preso la loro posizione in tale questione, in accordo col loro principio originale. Se, come sostiene il Paganesimo, Dio dimora nella creatura, una superiorità divina è manifestata in ciò che primeggia fra gli uomini. In questo modo esso giunse ad avere i suoi semidei, all’adorazione degli eroi, e, infine, ai suoi caratteristici sacrifici sull’altare del Divo Augusto. Dal lato opposto, ogni cosa che sia di minor valore è considerata come empia, senza divinità; ciò dà origine al sistema di caste in India ed in Egitto e alla schiavitù in ogni altro luogo, portando perciò alcuni uomini ad una vile soggezione ad un proprio simile. Nell’Islam, il quale sogna il suo paradiso di houries*[6], la sensualità usurpa l’autorità pubblica e la donna è schiava dell’uomo come il Kafir**[7] è lo schiavo del Mussulmano. Il Romanesimo, affondando le radici in terra Cristiana, vince il carattere assoluto della distinzione e lo rende relativo, al fine di interpretare ogni relazione dell’uomo gerarchicamente. C’è una gerarchia fra gli angeli e Dio, una gerarchia nella Chiesa di Dio e quindi una gerarchia anche fra gli uomini, che porta ad un’interpretazione totalmente aristocratica della vita come personificazione dell’ideale. Da ultimo, il Modernismo, il quale nega ed abolisce ogni differenza, non può trovar pace fino a quando non sia riuscito a mutare la donna in uomo e l’uomo in donna e, mettendo ogni diversità sullo stesso piano, reprime la vita condannandola all’uniformità. Un modello deve valere per tutti, una sola divisa, una sola posizione ed un solo identico cammino di vita; ed ogni cosa che vada al di là ed al di sopra di esso viene visto come un insulto alla coscienza comune. Allo stesso modo il Calvinismo ha derivato dalla propria fondamentale relazione con Dio una peculiare interpretazione della relazione fra uomo e uomo, ed è questa sola autentica relazione che a partire dal sedicesimo secolo ha nobilitato la vita sociale. Poiché il Calvinismo pone la nostra intera vita umana direttamente davanti a Dio, ne consegue che fra tutti, uomini o donne, ricchi o poveri, deboli o forti, stolti o intelligenti, come creature di Dio e come peccatori senza salvezza, nessuno abbia diritto alcuno di padroneggiare l’uno sull’altro, e che siamo tutti uguali davanti a Dio e di conseguenza uguali da uomo a uomo. Non possiamo quindi riconoscere alcuna distinzione fra gli uomini se non quelle che sono state imposte da Dio stesso, in quanto fu Lui stesso a dare il diritto di comandare l’uno sull’altro, o ad arricchire uno di maggiori capacità rispetto ad un altro, in modo che l’uomo con più virtù serva l’uomo con meno, ed in questo serva il suo Dio. Perciò, il Calvinismo condanna non solo ogni palese assoggettamento e sistema di caste, ma anche ogni forma di occulta schiavitù della donna o del povero; è contrario ad ogni gerarchia fra gli uomini; non tollera alcuna aristocrazia eccetto quella che è capace, come persona o come famiglia, per mezzo della grazia di Dio, di esibire superiorità di carattere o di capacità, e di mostrare che non rivendica questa superiorità per esaltare se stesso o per orgoglio ambizioso, ma allo scopo di metterla al servizio di Dio. Il Calvinismo si impegnò dunque a trovare la sua espressione nell’interpretazione democratica della vita, a proclamare la libertà delle nazioni, e a non trovare riposo fintanto che, sia politicamente sia socialmente, ogni uomo, semplicemente in quanto uomo, sia riconosciuto, rispettato e trattato come una creatura plasmata a somiglianza Divina.
Ciò non fu dovuto ad invidia. Non fu l’uomo di condizione inferiore che ridusse quello a lui superiore al suo livello per usurparne la posizione, ma furono tutti gli uomini che si inginocchiarono di comune accordo ai piedi del Santo d’Israele. Questo rende conto del fatto che il Calvinismo non provocò un’improvvisa rottura col passato. Proprio come il Cristianesimo degli inizi non abolì la schiavitù ma la minò tramite un giudizio morale, così il Calvinismo permise che fossero provvisoriamente conservate le condizioni di gerarchia e di aristocrazia, come tradizioni appartenenti al Medioevo. Non si accusò Guglielmo d’Orange di essere un principe di sangue reale; egli fu solo più onorato per questo. Ma internamente il Calvinismo ha modificato la struttura della società, non per l’invidia delle classi, né per aver ritenuto eccessivi i possedimenti dei ricchi, ma per una più seria interpretazione della vita. Lavorando con maggior impegno e tramite un considerevole sviluppo nelle proprie qualità, la classe media e quella lavoratrice hanno provocato la gelosia della nobiltà e dei cittadini più ricchi. Guardare prima a Dio e poi al proprio vicino fu l’impulso, lo spirito ed il costume morale ai quali il Calvinismo diede inizio. E da questo santo timore di Dio e questa posizione compatta al cospetto di Dio, si sviluppò un’idea più sacra e più democratica, e che ha continuamente guadagnato terreno. Questo risultato è stato ottenuto grazie a nient’altro che ad una solidale sofferenza. Quando, benché leali alla fede Romana, i duchi di Egmont e di Hoorn salirono sullo stesso patibolo sul quale, per amore di una fede più nobile, l’operaio e il tessitore erano stati giustiziati, la riconciliazione fra le classi ricevette in quella morte funesta il suo suggello. A causa delle sue crudeli persecuzioni, il Duca d’Alba, l’Aristocratico, favorì il fiorente sviluppo dello spirito della Democrazia. L’aver posto l’uomo in uguaglianza con l’uomo per quello che concerne gli interessi puramente umani è la gloria immortale che appartiene incontestabilmente al Calvinismo. La differenza fra ciò e l’irrefrenabile sogno di uguaglianza della Rivoluzione Francese è che, mentre a Parigi ci fu un’azione all’unisono contro Dio, qui, tutti, ricchi e poveri, si inginocchiarono davanti a Dio, consumati da un comune zelo nella gloria del SUO NOME.
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La terza relazione fondamentale che definisce l’interpretazione della vita è il modo in cui vi relazionate al mondo. Come affermato precedentemente, ci sono tre elementi principali con i quali dobbiamo venire a contatto, cioè: Dio, l’uomo e il mondo. Essendo stata recensita nel modo visto la relazione a Dio ed all’uomo in cui il Calvinismo vi pone, la terza ed ultima fondamentale relazione è, nell’ordine, il vostro atteggiamento verso il mondo. Del Paganesimo può essere detto in generale che possiede una considerazione troppo grande del mondo, e perciò in un certo senso esso sia vive nel timore del mondo, sia si perde in esso. Dal lato opposto, l’Islam ha una considerazione del mondo troppo bassa, si beffa di esso e trionfa su di esso rincorrendo la visionaria concezione di un paradiso sensuale. Per lo scopo in questione comunque non serve aggiungere altro su nessuno dei due, poiché sia per l’Europa Cristiana che per l’America, l’antitesi fra l’uomo ed il mondo ha assunto il significato più circoscritto dell’antitesi fra il mondo ed i circoli Cristiani. Le tradizioni del Medioevo diedero origine a questo. Sotto la gerarchia di Roma la Chiesa ed il mondo erano posti l’uno contro l’altro, l’una come santificata, l’altro come ancora sotto la maledizione. Ogni cosa estranea alla Chiesa era sotto l’influenza di demoni, e l’esorcismo bandiva questa forza demonica da qualsiasi cosa finisse sotto la protezione, influenza ed ispirazione della Chiesa. Perciò, in un paese Cristiano l’intera vita sociale doveva essere coperta dalle ali della Chiesa. Il magistrato doveva essere consacrato e vincolato alla confessione; l’arte e la scienza dovevano essere poste sotto il favore e la censura ecclesiastici, e dalla culla alla tomba la vita familiare doveva essere posta sotto la tutela della Chiesa. Questo fu uno sforzo gigantesco per reclamare tutto il mondo per Cristo, ma tale che necessariamente portò con sé il giudizio più severo sopra ogni tendenza di vita che come eretica o come demoniaca si allontanò dalle benedizioni della Chiesa. Perciò, fu appropriato mandare al rogo allo stesso modo streghe ed eretici, poiché per principio entrambi erano sotto lo stesso bando. E questa mortale teoria fu portata avanti con logica ferrea, non per crudeltà, né da alcuna vile ambizione, ma dal nobile motivo di salvare il mondo Cristianizzato, cioè il mondo posto sotto l’egida dalla Chiesa. La fuga dal mondo trovò il contrappeso nella vita monastica e parzialmente perfino negli ordini clericali, i quali enfatizzarono la santità al centro della Chiesa per poter ammiccare con maggior leggerezza agli eccessi mondani al di fuori. Come naturale conseguenza il mondo corruppe la Chiesa, e a causa del suo dominio sopra il mondo la Chiesa risultò un ostacolo ad ogni libero sviluppo della propria vita.
Facendo in questo modo la sua apparizione in uno stato sociale dualistico, il Calvinismo ha segnato un radicale cambiamento nel modo di pensare e di intendere. In ciò inoltre, ponendo se stesso davanti a Dio, non solo ha onorato l’uomo a motivo della sua somiglianza all’immagine Divina, ma anche il mondo, come creazione Divina, e ha subito enunciato come principio fondamentale che esiste una Grazia Particolare che opera la salvezza e anche una Grazia Comune per mezzo della quale Dio, preservando la vita nel mondo, allenta la maledizione che grava su di esso, arresta il suo processo di corruzione, e permette così senza ostacoli lo sviluppo della nostra vita, nella quale glorificare Lui stesso come Creatore. In questo modo la Chiesa riuscì a diventare né più né meno che una congregazione di credenti, ed in ogni ambito la vita sulla terra riuscì ad emanciparsi non da Dio bensì dal dominio della Chiesa. La vitafamiliare riguadagnò così la sua indipendenza, scambi e commercio realizzarono le loro capacità in tutta libertà, l’arte e la scienza furono liberate da ogni legame ecclesiastico e restituite alle proprie aspirazioni, e l’uomo cominciò ad interpretare la sottomissione all’uomo stesso di tutta la natura con le sue forze e tesori nascosti come un sacro dovere impostogli dalle disposizioni originali del paradiso: “Rendetevela soggetta”. Da allora in poi la maledizione non sarebbe dovuta incombere sul mondo stesso, ma sopra ciò che in esso è peccaminoso, ed invece di una fuga monastica dal mondo, viene ora accentuato il dovere di servire Dio nel mondo, in qualsiasi posizione si occupi in esso. Lodare Dio nella Chiesa e servirLo nel mondo divenne l’impulso ispiratore, e nella Chiesa si concentrava la forza con la quale resistere alla tentazione ed al peccato nel mondo. In questo modo, una sobrietà puritana avanzò man mano con la riconquista dell’intera vita del mondo, ed il Calvinismo diede l’impulso a quel nuovo sviluppo che osò affrontare il mondo col pensiero Romano: nil humanum a me alienum puto, tuttavia non permettendo mai a se stesso di venire intossicato dalla sua coppa velenosa.
Il Calvinismo si mette fortemente in rilievo soprattutto nella sua contrapposizione all’Anabattismo, poiché l’Anabattismo adottò il metodo opposto, e, nel suo sforzo di sottrarsi al mondo, confermò il punto di partenza monastico, generalizzandolo e rendendolo una regola per tutti i credenti. Non fu dal Calvinismo ma da questo principio Anabattista che l’Acosmismo trovò consenso fra così tanti protestanti in Europa Occidentale. Infatti l’Anabattismo adottò la teoria Romana, con questa differenza: che mise il Regno di Dio al posto della Chiesa, ed abbandonò la distinzione fra i due standard morali, uno per il clero e l’altro per i laici. Per il resto, il punto di vista Anabattista era: 1) che il mondo non battezzato viveva nella maledizione, motivo per cui si allontanò da tutte le istituzioni civili; e 2) che la cerchia dei credenti battezzati, con Roma la Chiesa ma con se stesso il Regno di Dio, aveva l’obbligo doveroso di prendere sotto la sua tutela tutta la vita civile e di rimodellarla; e così Giovanni da Leyda impose prepotentemente la propria sfrontata autorità su Munster come Re della Nuova Gerusalemme, ed i suoi fedeli corsero nudi per le strade di Amsterdam*. Perciò, per la stessa ragione per la quale il Calvinismo respinse la teoria di Roma sul mondo, respinse anche quella degli Anabattisti, e asserì che la Chiesa dovrebbe limitarsi di nuovo al suo potere spirituale, e che nel mondo dovremmo far sì che si realizzi l’autorità della Grazia Comune di Dio.
In questo modo è evidente che il Calvinismo si fonda su un punto di partenza nitidamente definito tutto suo per le tre relazioni fondamentali dell’esistenza umana, cioè: il nostro relazionarci a Dio, all’uomo e al mondo. Relativamente al rapporto con Dio: una comunione diretta dell’uomo con l’Eterno, indipendentemente dal sacerdote o dalla Chiesa. Sulla relazione fra uomo e uomo: il riconoscimento in ogni uomo del valore umano che è suo in virtù della sua creazione a immagine e somiglianza Divina, e perciò dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti a Dio e al Suo magistrato. E riguardo al nostro relazionarci al mondo: il riconoscimento che in tutto il mondo la maledizione è frenata dalla Grazia, che la vita del mondo è da onorare nella sua indipendenza, e che è nostro dovere, in ogni dominio, scoprire i tesori e sviluppare le potenze nascoste da Dio nella natura e nella vita umana. Questo ci giustifica completamente nel momento in cui affermiamo che il Calvinismo risponde debitamente alle tre condizioni sopra citate, ed ha perciò l’incontestabile diritto di prendere la sua posizione a fianco di Paganesimo, Islam, Romanesimo e Modernismo, e di rivendicare per sé l’onore di possedere un principio ben definito ed una concezione del mondo e della vita onnicomprensiva.
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Ma questo non è ancora tutto. Il fatto che in un data cerchia il Calvinismo abbia formulato un’interpretazione della vita tutta sua dalla quale, sia nella sfera spirituale che in quella profana, ebbe origine un peculiare sistema di vitafamiliare e sociale, giustifica la sua rivendicazione a dichiarare se stesso una formazione indipendente. Ma non gli attribuisce ancora il merito di aver condotto l’umanità, come tale, ad uno stadio più alto nel suo sviluppo, e perciò questo sistema di vita non ha raggiunto, al punto in cui lo abbiamo finora considerato, quella posizione che sola può dargli il diritto di rivendicare per se l’energia e la devozione dei nostri cuori. Si può asserire con ugual diritto che in Cina il Confucianesimo ha prodotto in una data cerchia un proprio sistema di vita, e con la razza Mongolica quella forma di vita è fondata su una propria teoria. Ma che cosa ha fatto la Cina per l’umanità in generale e per il continuo sviluppo della nostra razza? Anche fino a quando le acque della sua vita furono chiare, esse non formarono altro che un lago isolato. Quasi la stessa osservazione si applica al forte sviluppo che fu un tempo la gloria dell’India ed allo stato di cose nel Messico e nel Perù ai giorni di Montezuma e degli Inca. In tutte queste regioni il popolo raggiunse un alto livello di sviluppo ma si fermò lì e, rimanendo isolato, non portò in alcun modo beneficio al resto dell’umanità. Questo si adatta ancor più decisamente alla vita dei popoli di colore delle coste e dell’interno dell’Africa; una forma di esistenza molto più bassa che non può nemmeno farci pensare ad un lago, ma piuttosto a pozzanghere ed acquitrini. Non c’è che una corrente mondiale, ampia e florida, che fin dal principio portò la promessa del futuro. Questa corrente ebbe la sua origine nell’Asia Minore e nel Levante ed ha regolarmente continuato il suo corso dall’Est all’Ovest. Dall’Europa Occidentale è passata ai vostri Stati Orientali, e di lì alla California. Le sorgenti di questa corrente di sviluppo si trovano in Babilonia e nella valle del Nilo. Di li fluì fino alla Grecia. Dalla Grecia passò all’impero Romano. Dalle nazioni Romaniche continuò il suo corso fino alle regioni dell’Europa Nord-Occidentale, e dall’Olanda e dall’Inghilterra raggiunse alla fine il vostro Continente. Attualmente quella corrente è ad un punto fermo. Il suo corso Occidentale attraverso la Cina ed il Giappone è impedito; nel frattempo nessuno può dire quali forze per il futuro stiano ancora probabilmente giacendo inerti nelle razze Slave che finora non sono riuscite a progredire. Ma mentre questo segreto sul futuro è ancora velato di mistero, lo scorrere di questa corrente mondiale dall’Oriente all’Occidente non può essere negato da nessuno. E perciò io sono giustificato nel dire che il Paganesimo, l’Islam e il Romanesimo sono le tre formazioni successive che questo sviluppo ha raggiunto, quando la sua conduzione passò nelle mani del Calvinismo; e che al Calvinismo a sua volta viene ora negata questa influenza conduttrice dal Modernismo, il frutto della Rivoluzione Francese.
La successione di queste quattro fasi di sviluppo non avvenne meccanicamente, con divisioni e parti nitidamente tracciate. Questo sviluppo di vita è organico e quindi ogni nuovo periodo si radica nel passato. Nella sua logica più profonda era già stato compreso da Agostino; molto prima di Agostino era stato proclamato alla Città dei sette colli dall’Apostolo nella sua Epistola ai Romani; e da Paolo risale fino ad Israele ed ai suoi Profeti, perfino alle tende dei Patriarchi. Similmente il Romanesimo non fa la sua apparizione all’improvviso, bensì è il prodotto comune di queste tre potenze: il sacerdozio d’Israele, la croce del Calvario e l’organizzazione mondiale dell’Impero Romano. L’Islam, allo stesso modo, si ricollega al monismo d’Israele, al Profeta di Nazareth e alle tradizioni dei Koraishiti. Ed anche il Paganesimo di Babilonia e d’Egitto da una parte e di Grecia e di Roma dall’altra sono strutturalmente connessi a ciò che giaceva alla base di queste nazioni prima della prosperità delle loro vite. Ma perfino così, è chiaro come la luce del giorno che la forza suprema nello sviluppo centrale della razza umana si spostò successivamente da Babilonia ed Egitto alla Grecia e a Roma, poi alle più importanti regioni del dominio Papale e infine alle nazioni Calviniste dell’Europa Occidentale. Se Israele fiorì ai giorni di Babilonia ed Egitto, per quanto alto fosse il suo standard, la direzione e lo sviluppo della nostra razza umana non furono nelle mani dei figli di Abrahamo ma in quelle dei Baldassarri e dei Faraoni. Di nuovo, questa guida non passa da Babilonia e dall’Egitto ad Israele ma alla Grecia e a Roma. Per quanto alta si fosse elevata la corrente del Cristianesimo quando fece la sua comparsa l’Islam, nell’ottavo e nel nono secolo i seguaci di Maometto furono i nostri insegnanti e su loro gravò la questione dello sviluppo del mondo. E benché l’egemonia del Romanesimo si mantenne ancora per un po’ di tempo dopo la pace di Munster, nessuno mette in dubbio il fatto che il più rilevante sviluppo, del quale stiamo ora godendo, non lo dobbiamo né alla Spagna, né all’Austria, e nemmeno alla Germania di quei tempi, ma ai paesi Calvinisti dell’Olanda del sedicesimo secolo. Sotto Luigi XIV, il Romanesimo arrestò questo più grande sviluppo in Francia, ma solo per poter esibire un’orribile caricatura del Calvinismo nella Rivoluzione Francese, la quale, nelle sue funeste conseguenze, mandò in pezzi la radicata forza della Francia come nazione, ed indebolì il suo valore internazionale. Il pensiero fondamentale di Calvino è stato trapiantato dall’Olanda e dall’Inghilterra in America, guidando così il nostro supremo sviluppo ancor più verso l’Occidente, finché ora attende con riverenza sulle spiagge del Pacifico qualsiasi cosa Dio abbia stabilito. Ma non importa quali misteri il futuro debba ancora dischiudere, rimane il fatto che la copiosa corrente dello sviluppo della nostra razza scorre da Babilonia a San Francisco, attraverso i cinque stadi di civiltà Babilonico-Egiziana, Greco-Romana, Islamica,Romana e Calvinista, ed il presente conflitto, in Europa come in America, trova la sua causa principale nella contrapposizione fondamentale fra la potenza del Calvinismo, che derivò dal trono di Dio, trovò la sorgente della sua forza nella Parola di Dio, ed in ogni ambito di vita umana esaltò la gloria di Dio, e la sua caricatura nella Rivoluzione Francese, che proclamò il suo ateismo nel motto “ Né Dio, né padrone” e che al presente nella forma del Panteismo Tedesco si sta riducendo sempre più ad un moderno Paganesimo.
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Notate quindi che io non fui troppo ardito quando rivendicai per il Calvinismo il merito di essere non una concezione ecclesiastica, né teologica, né settaria, bensì una delle fasi principali dello sviluppo universale della nostra razza umana, e fra queste la più giovane, la cui alta vocazione deve ancora influenzare ulteriormente il corso della vita umana. Ma ora, tuttavia, permettetemi di mettere in evidenza un altro particolare che rafforza la mia principale asserzione, vale a dire la mescolanza del sangue come, fino ad ora, la base fisica di ogni più grande progresso nella vita umana. Dagli altipiani dell’Asia la nostra razza umana scese in gruppi, e questi a loro volta furono divisi in razze e nazioni, ed in totale conformità con la benedizione profetica di Noè, i figli di Sem e di Jafet sono stati i soli latori dello sviluppo della razza. Nessun impulso per alcuna più nobile esistenza è mai uscito dal terzo gruppo. Con gli altri due gruppi si presenta un duplice fenomeno. Ci sono nazioni tribali che si sono isolate ed altre che si sono mescolate. Così, da una parte ci sono gruppi che hanno dominato esclusivamente le forze loro inerenti, e dall’altra gruppi che fondendosi hanno mescolato le loro caratteristiche con quelle di altre tribù, e così hanno ottenuto una più alta perfezione. E’ degno di nota che il processo dello sviluppo umano procede costantemente in quei gruppi il cui carattere storico non è l’isolamento bensì la mescolanza del sangue. Nel complesso la razza Mongolica si è tenuta da parte, e nel suo isolamento non ha portato alcun beneficio alla nostra razza in generale. Al di la dell’Himalaya una simile forma di vita si isolò e perciò non riuscì ad impartire alcuno stimolo permanente al mondo di fuori. Perfino in Europa si riscontra che fra gli Scandinavi e gli Slavi difficilmente ci fu alcuna mescolanza di razze e, di conseguenza, non riuscendo a creare un modello migliore, a malapena hanno preso parte nello sviluppo generale della vita umana. Dall’altro lato, le tavolette Babiloniche nei nostri grandi musei, con i due idiomi delle loro iscrizioni tuttora rivelano che in Mesopotamia l’elemento Ariano* degli Accadici** si mescolò in una fase precoce con i Semito-Babilonesi; e l’egittologia ci porta a concludere che nella terra dei Faraoni abbiamo a che fare fin dal principio con una popolazione ottenuta dalla mescolanza di due tribù molto diverse. Nessuno crede più alla tanto elogiata purezza di razza dei Greci. In Grecia, così come in Italia, abbiamo a che fare con razze di epoca successiva che si sono mescolate con i più antichi Pelasgiani, Etruschi ed altri. L’Islam sembra essere esclusivamente Arabo, ma un’analisi sulla diffusione dell’Islam fra i Mori, i Persiani, i Turchi ed altre tribù assoggettate fra i cui membri il matrimonio era comune, svela d’un tratto che specialmente con i Maomettani, la mescolanza di razze fu perfino più cospicua che con i suoi predecessori. Quando la capacità di governare il mondo passò nelle mani delle Nazioni Romaniche, lo stesso fenomeno si presentò in Italia, Spagna, Portogallo e Francia. In questi casi gli Aborigeni furono generalmente Baschi o Celti*, i Celti dopo essere stati a loro volta vinti dalle tribù Germaniche, e, come in Italia i Goti Orientali ed i Lombardi, così in Spagna i Goti Occidentali, in Portogallo gli Svevi ed in Francia i Franchi fecero scorrere sangue nuovo dentro a vene prive di energia vitale, e fu grazie a questa straordinaria rinascita che le Nazioni Romaniche mantennero il loro vigore fino a giungere al sedicesimo secolo. Così, nella vita dei popoli si ripete lo stesso fenomeno che così spesso colpisce gli storici quale conseguenza di matrimoni internazionali fra famiglie reali, quando vediamo come gli Asburgo, i Borbone, gli Orange e gli Hohenzollern, per esempio, siano stati, secolo dopo secolo, prodighi di una moltitudine di straordinarissimi statisti ed eroi. Gli allevatori di bestiame hanno puntato allo stesso risultato incrociando razze diverse, ed i botanici riscuotono grossi profitti adattando la medesima legge di vita alle piante; e non è difficile accorgersi da sé che il mescolarsi di innate capacità, spartite fra diverse tribù, generi indubbiamente un più alto grado di sviluppo. A questo andrebbe aggiunto che la storia della nostra razza non punta al miglioramento di qualsiasi singola tribù, ma allo sviluppo dell’umanità nel suo insieme, e perciò ha bisogno di questa mescolanza di razze per poter raggiungere tale scopo. Attualmente infatti la storia dimostra che i popoli fra i quali fiorì il Calvinismo presentano in maniera molto estesa in ogni modo questo mescolarsi di razze. In Svizzera i Tedeschi, uniti con Italiani e Francesi; in Francia i Galli, con i Franchi ed i Burgundi; nei Paesi Bassi Celti e Gallesi** con Tedeschi; anche in Inghilterra i vecchi Celti e gli Anglosassoni furono poi elevati ad uno standard di vita nazionale ancor più alto dall’invasione dei Normanni. Sicuramente si può dire che le tre principali tribù dell’Europa Occidentale, la Celtica, la Romanica ed elementi Germanici sotto la guida dei Tedeschi ci forniscono la genealogia dei popoli Calvinisti. In America, dove il Calvinismo è arrivato a dischiudersi in una libertà ancor più grande, questa mescolanza di razze sta assumendo proporzioni maggiori di quanto non sia stato ancora sperimentato. Qui scorre sangue misto di tutte le tribù del mondo antico, e di nuovo abbiamo i Celti dall’Irlanda, i Tedeschi dalla Germania e dalla Scandinavia, gli Slavi dalla Russia e dalla Polonia, che favoriscono ulteriormente questa già cospicua mescolanza di razze. Quest’ultimo processo prende luogo sotto il più alto obiettivo che non è semplicemente l’unione di tribù con tribù, bensì le vecchie nazioni storiche si stanno dissolvendo al fine di favorire il ricongiungimento dei loro membri in una maggior unità, fino ad ora costantemente assimilata nel tipo Americano. Anche in relazione a questo il Calvinismo soddisfa interamente le condizioni necessarie per ogni nuova fase di sviluppo nella vita dell’umanità. Esso si estese in un dominio in cui vide una mescolanza di razze più smisurata che sotto il Romanesimo, ed in America la portò alla sua più alta realizzazione immaginabile.
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Così è dimostrato che il Calvinismo non solo soddisfa la necessaria condizione della mescolanza delle razze, ma che riguardo a ciò, nel processo dello sviluppo umano, esso rappresenta uno stadio ulteriore. In Babilonia questa mescolanza del sangue fu di piccola entità; essa guadagna importanza con i Greci ed i Romani; prosegue oltre con l’Islam; è predominante sotto il Romanesimo; ma solo fra le nazioni Calviniste raggiunge la sua più alta perfezione. Qui in America sta portando alla mescolanza di tutti i popoli del vecchio mondo. Un simile sommo raggiungimento in questo processo di sviluppo umano è manifestato dal Calvinismo anche nel fatto che solo sotto la sua influenza l’impulso dell’attività pubblica deriva dal popolo stesso. Anche nella vita delle nazioni c’è la maturazione dal periodo dell’inesperienza giovanile a quello della maturità. Come nella vita familiare, durante gli anni della fanciullezza, la gestione degli affari è nelle mani dei genitori, così anche nella vita dei popoli è del tutto naturale che nel periodo della loro fanciullezza prima il despota Asiatico, poi qualche regnante eminente, quindi il clero, e infine sacerdote e magistrato entrambi, insieme, stiano a capo di ogni movimento. La storia dei popoli in Babilonia e sotto i Faraoni, in Grecia ed in Roma, sotto l’Islam e sotto il sistema Papale, conferma a pieno questa direzione di sviluppo. Ma è evidente da sé che questo non poteva essere lo stato permanente delle cose. Proprio perché nel loro progressivo sviluppo le nazioni alla fine raggiunsero la maturità, esse giunsero infine allo stadio in cui il popolo stesso si svegliò e si fece avanti per i propri diritti e diede origine alla corrente che avrebbe diretto il corso degli eventi futuri; e nell’ascesa del Calvinismo, questo stadio pare esser stato raggiunto. Fino a quel momento ogni avanzamento era derivato dalle autorità nello Stato, nella Chiesa e nella scienza, e di lì era passato al popolo. Nel Calvinismo, invece, è il popolo stesso che si fa avanti nelle sue grandi masse e che forma una spontaneità tutta sua, che fa avanzare verso una più alta forma di vita sociale e di condizioni umane. Il Calvinismo ebbe la sua ascesa con il popolo. Nei paesi Luterani il Magistrato fu ancora il leader nel progresso pubblico, ma in Svizzera, fra gli Ugonotti, in Belgio, in Scozia ed anche in America il popolo fornì da sé la spinta. La gente sembrò essere maturata, sembrò aver raggiunto la maggiore età. Anche quando in alcuni casi come in Olanda, la nobiltà per un momento prese un’eroica posizione a favore degli oppressi, la sua azione finì nel nulla, e fu il popolo da solo, con una forza intrepida, a rompere le barriere, e fra queste persone vi fu la ‘gente comune’ alla cui eroica iniziativa Guglielmo il Taciturno dovette il successo della sua impresa, come egli stesso riconobbe.
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Così, come fenomeno centrale nello sviluppo dell’umanità, non solo il Calvinismo ha diritto ad una degna posizione a fianco delle forme Pagana, Islamica, e Romana, visto che come queste rappresenta un peculiare principio che domina l’intera esistenza, ma anche soddisfa ogni condizione richiesta per l’avanzamento dello sviluppo umano ad uno stadio più elevato. Eppure questa rimarrebbe una mera possibilità senza alcuna realtà concreta corrispondente, se la storia non testimoniasse che il Calvinismo ha effettivamente forzato il flusso della vita umana a scorrere in un altro canale ed ha nobilitato la vita sociale delle nazioni. E perciò, in chiusura, confermo che il Calvinismo non solo mise allo scoperto queste possibilità, ma anche comprese come realizzarle. A riprova chiedetevi semplicemente che cosa sarebbe stato dell’Europa e dell’America se nel sedicesimo secolo la stella del Calvinismo non si fosse improvvisamente alzata all’orizzonte dell’Europa Occidentale. In quel caso la Spagna avrebbe schiacciato l’Olanda. In Inghilterra ed in Scozia gli Stuart avrebbero mandato in porto i loro funesti progetti. In Svizzera lo spirito della mediocrità avrebbe avuto il sopravvento. L’inizio della vita in questo nuovo mondo sarebbe stato di carattere totalmente diverso. E come conseguenza inevitabile, l’equilibrio politico in Europa sarebbe ritornato alla sua vecchia posizione. Il Protestantesimo non sarebbe riuscito a mantenersi in politica. Nessuna ulteriore resistenza avrebbe potuto essere contrapposta alla potenza Romano-conservatrice degli Asburgo, dei Borbone e degli Stuart, ed il libero sviluppo delle nazioni, così come si manifestò in Europa ed in America, sarebbe semplicemente stato impedito. Tutto il Continente Americano sarebbe rimasto soggetto alla Spagna. La storia di entrambi i Continenti sarebbe diventata una delle più funeste, e rimarrà sempre il dubbio se lo spirito dell’ Interim di Lipsia* non sarebbe riuscito, per mezzo di un Protestantesimo Romanizzato, a ricondurre il Nord Europa di nuovo sotto il dominio della vecchia Gerarchia. Il fervido interesse dei migliori storici della seconda metà di questo secolo nei confronti della lotta dell’Olanda contro la Spagna come uno dei più ricercati argomenti di investigazione, si spiega solamente con la convinzione che, se la potenza della Spagna non fosse stata a quel tempo arrestata dall’eroismo dello spirito Calvinista, la storia dell’Olanda, dell’Europa e del mondo sarebbe stata così penosamente triste e buia tanto quanto ora invece, grazie al Calvinismo, è brillante ed incoraggiante. Il professor Fruin giustamente osserva che : “In Svizzera, in Francia, in Olanda, in Scozia, in Inghilterra e ovunque il Protestantesimo abbia dovuto imporsi sul filo della spada, fu il Calvinismo ad avere il sopravvento.”
Ricordiamo che questa svolta nella storia del mondo non avrebbe potuto essere introdotta se non grazie al radicarsi di un altro principio nel cuore umano, grazie al manifestarsi alla mente umana di una nuova tipologia di pensiero; che solo grazie al Calvinismo il salmo della libertà trovò la sua strada dalla coscienza turbata fino a diventare parole sulla bocca della gente; che il Calvinismo ci ha fornito e garantito i nostri diritti civili e costituzionali; e che contemporaneamente dall’Europa Occidentale scaturì quella forte corrente che promosse il ravvivarsi delle scienze e dell’arte, aprì nuove vie al commercio ed agli scambi, rese più piacevole la vita familiare e sociale, elevò le classi medie a posizioni d’onore, fece abbondare la filantropia e, più di tutto questo, esaltò, purificò, e nobilitò la vita morale attraverso una società puritana; e poi giudicate voi stessi se sia possibile bandire ancora questo Calvinismo-dato-da-Dio dagli archivi della storia, e se sia così tanto una cosa surreale supporre che il Calvinismo abbia ancora benedizioni da portare, ed una chiara speranza da svelare per il futuro.
La rivolta dei Boeri in Transvaal contro una delle più forti potenze deve avervi spesso ricordato il vostro stesso passato. In ciò che si è riusciti ad ottenere a Majuba, e recentemente in occasione dell’incursione di Jameson, l’eroismo del vecchio Calvinismo fu di nuovo messo in evidenza con gran splendore. Se il Calvinismo non fosse stato trasmesso dai nostri padri ai loro discendenti Africani, non sarebbe sorta alcuna libera repubblica a Sud del Continente Nero. Questo prova che il Calvinismo non è morto, che porta ancora nei suoi germogli l’energia vitale dei giorni della sua passata gloria. Sì, come un chicco di grano tratto dal sarcofago dei Faraoni, quando affidato nuovamente alla terra porta frutto cento volte tanto, così il Calvinismo ancora porta in sé una straordinaria energia per il futuro delle nazioni. E se noi, Cristiani d’entrambi i continenti, nella nostra ancor più sacra battaglia, ancora ci aspettiamo di compiere atti eroici, marciando all’insegna della Croce contro lo spirito dei tempi, solo il Calvinismo ci arma di un inflessibile principio, e con la forza di quel principio ci garantisce una sicura benché non certo facile vittoria.
[1] Come il Dr. James Orr (nelle sue inestimabili conferenze su The Christian View of God and of the World, Edimburgo 1897, p.3) osserva, il termine tecnico tedesco Weltanschaung non ha un preciso equivalente in Inglese. Egli perciò usa la traduzione letterale concetto del mondo, benché in Inglese questa espressione sia limitata dal fatto che viene prevalentemente associata alla natura fisica. Per questa ragione sembra essere preferibile la frase più esplicita: concetto del mondo e della vita. I miei amici americani comunque mi dissero che la frase più corta: sistema di vita, dall’altra parte dell’oceano, viene spesso usata con lo stesso senso. Perciò, parlando davanti ad un pubblico americano mi servii della frase più corta, almeno nel titolo della mia prima conferenza, perché essa era preferibile per il soggetto trattato. Nelle mie conferenze, al contrario, ho usato alternativamente le frasi: sistema di vita e concetto del mondo e della vita in accordo col significato predominante nel mio argomento. Vedere anche la nota di James Orr a p.365 op. cit. Il traduttore ha scelto la frase più lunga: concetto del mondo e della vita.
* George Whitefield, nato a Gloucester in Inghilterra nel 1714 e morto nel 1770 in America. Predicatore di grande eloquenza.
[2] R. Fruin,Tien Jaren Uit Den Tachtig-Jarigen Oorlog, p. 151
[3] R.C. Bakhuizen van der Brink,Het Huwelijk Van Willem van Orange Met Anna von Saxen, 1853, p.123
[4] Cd. Busken Huet, Het Land van Rembrandt, II Vol. p.223.
[5] History of the United states of America II, New York, p.405. C.G. McCrie:The Public Worship of Presbyterian Scotland, 1892, p.95: “Può condurre qualcuno a dare valore a questi sentimenti di Calvino se sapessero in che luce il sistema che porta il suo timbro ed il suo nome è considerato da un ecclesiastico della Chiesa d’Inghilterra erudito e perspicace, qualità che gli conferiscono il diritto di essere ascoltato in questa materia. “Il movimento protestante” scrisse Mark Pattison, “ fu salvato dallo sprofondare nelle sabbie mobili della disputa dottrinale principalmente dalla nuova direzione morale conferita ad esso a Ginevra. ‘ Il Calvinosmo salvò l’Europa’ ”.
P. Hume Brown: John Knox;1895, pp. 252-257. “Di tutti gli sviluppi del cristianesimo, solo il Calvinismo e la Chiesa di Roma hanno le caratteristiche di una religione assoluta”.
R. Willis: Servetus and Calvin, 1877, p.514 : “Non si può negare infatti che il Calvinismo, o qualche modifica dei suoi principi essenziali, sia la forma di fede religiosa che è stata professata nel mondo moderno dai più intelligenti, morali, industriosi, e liberi membri dell’umanità. Chambers, Encyclopedia, Filadelfia, 1888, sotto la voce “Calvinismo”.: Col rivitalizzarsi del gruppo Evangelicale alla fine del secolo fu rivitalizzato il Calvinismo, e ancora mantiene, se non un influsso assoluto, certamente una potente influenza sulle menti dell’establishment Anglicano. È uno dei credi più vitali e potenti della Riforma”.
Dr. C. Sylvester Horne: Evangelical Magazine; Agosto 1898, New Calvinism, p.375 e Dr. W. Hastie: Theology as Science; Glasgow, 1899, p.100, 106: “La mia apologia e difesa della Teologia Riformata, davanti alle altra tendenze teologiche del tempo è stata fondata su due dei punti più generali e fondamentali di fede che si possano prendere: l’universalità del suo fondamento nella natura umana come condizione del proprio metodo, e l’universalità di Dio come fondamento della sua verità assolutà.
* Originariamente un copricapo Persiano. La tiara papale denota il suo triplice potere: temporale, spirituale, purgatoriale.
* Da una parola persiana che significa “dagli occhi neri”.
** Kafir è una parola araba che significa “miscredente”.
* Jan Bockelson, chiamato Giovanni da Leida (1510-1536) dal nome della città in cui nacque, era il fanatico leader degli Anabattisti a Munster. Nel febbraio del 1535 i fedeli sopra menzionati, 7 uomini e 3 donne, stavano tenendo un incontro notturno ad Amsterdam, quando il loro capo, Henrk Hendrickz Snyder, gettò i suoi vestiti sul fuoco e comandò ai suoi seguaci di fare lo stesso. Al suo comando,essi lo seguirono, correndo attraverso le strade della città e gridando: “Guai, guai, guai, la vendetta di Dio, la vendetta di Dio”. Furono catturati quasi subito. Gli uomini furono decapitati, le donne annegate eccetto una, che riuscì a fuggire. Snyder dichiarò di aver visto il cielo, l’inferno e Dio, e che il giorno del giudizio era vicino.
* Ariano, dalla parola sanscrita Arya che significa “nobile”; un termine un tempo usato come sinonimo per Indoeuropeo o per indotedesco. Il termine è talvolta usato liberamente nel senso di appartenente alla razza di Jafet.
** Da Accad, probabilmente la più a Sud delle due antiche divisioni di Babilonia: Sumeri e Accadici. Considerato da alcuni come non-semitico. Cf. Ge. 10:10.
* Celti o Kelti: membri di quel ramo europeo occidentale della famiglia ariana che include i popoli Gadelici, i Gaelici Scozzesi, gli Ersi ed i manxi, ed i Cimrici ( i Gallesi, Cornovali e Basso-Bretoni). I Romani li conoscevano come Galli. Evidentemente essi erano in relazione ai Teutoni. L’uso indiscriminato del termine Celto ha portato a molta confusione.
** Abitanti del Galles, parte della Gran Bretagna. La parola Gallese (in Inglese Welsh) significa straniero. Il linguaggio Gallese è il Cimrico come parlato dai Gallesi. Cf. nota precedente.
* Questo interim fu fatto nel 1548 da Melantone ed altri al comando di Maurizio di Sassonia. Le cerimonie Cattolico-Romane furono dichiarate adiafore ed il “sola” di Lutero fu evitato. Fu una modificazione mediata dell’interim di Asburgo tenuto lo stesso anno. Interim denota un ‘arrangiamento provvisorio’, in questo caso tra Cattolici Romani Tedeschi e i loro connazionali Protestanti.