RISORSE:

Il modo migliore di confutare un ateo è citando un ateo ancor più coerente. Gli atei moderni si arrabbiano e qualcuno si sente perfino giustificato nello schernire i cristiani quando richiamiamo il detto di Dostoevskij (parafrasato): “Se Dio non esiste, qualsiasi cosa è lecita”. Lo scherno arriva indicando che Dostoevskij non ha realmente scritto questa frase in questi termini esatti, benché un personaggio nei “Fratelli Karamazov”  effettivamente sia vicino a questo sentimento. “Voi idioti siete così ignoranti: Dostoevskij non ha mai detto questo!” Naturalmente, la contestazione solamente elude la realtà del detto. Che Dostoevskij l’abbia detto o no, non cambia nulla. La questione è l’impossibilità di giustificare leggi morali in un universo senza Dio. 

Trasportato da una quasi idolatrica venerazione per Isaac Newton e la sua enfasi sulle leggi della natura, Alexander Pope pubblicò nel 1732 il suo “Essay on Man” [Saggio sull’Uomo ]come un’affermazione di fede, benché più nella natura che in Dio. “Tutte le cose [ac]cadono secondo le leggi della Natura” era il suo punto, e noi dovremmo imparare a vivere contenti con qualsiasi cosa succede nella vita. Dopo tutto, come ripete lungo tutto quel poema: “Qualsiasi cosa è [esiste], è giusta”.

Pensateci sopra: Qualsiasi cosa è, è giusta

Pope non aveva idea di ciò che stava realmente sostenendo. Vivendo in un mondo che era ancora dominato dalla cultura cristiana, le leggi, le morali, ecc., per Pope “Natura” e “Giusto” sembravano cose buone. Ben poco sapeva di quanto depravata possa realmente essere una società edificata solamente sulla natura.

Pope morì nel 1744. Solo quattro anni prima era nato  di là della Manica un’ altra figura letteraria influente: il Marchese De Sade. Pope non sarebbe vissuto abbastanza per vedere la Rivoluzione Francese in cui la “Natura” fu fatta idolo e la dea “Ragione” fu collocata nelle cattedrali. De Sade non solo la sopravvisse, ma fornì la visione più radicale e più coerente di come sarebbe stato un sistema etico edificato solo sugli impulsi naturali. Nella sua rigorosa coerenza con la “Natura”, de Sade mostrò quanto illusorio realmente sia un sogno come quello di Pope, benché de  Sade lo abbia abbracciato di tutto cuore. De Sade alza il drappo di un tenebroso, sadico (una parola derivata dal suo stesso nome), spietato, omicida, pornografico dietro-le-quinte del male. Le sue basi per questo? Il fatto che  la Natura senza Dio prescrive una società senza legge: “Poiché noi, che non abbiamo religione, cosa dovremmo fare della legge?”[1]

Proseguì: “ La natura, imponendo equamente in noi vizi e virtù … a motivo della necessità che la Natura ha dell’uno e dell’altro, ciò che essa ispira in noi diventa uno strumento molto affidabile col quale regolare esattamente  ciò ch’è bene e ciò ch’è male”. Mentre ciò sembra in qualche modo accettabile, egli sta ancora parlando di bene e di male, giusto? Aveva in mente molto di più. Diversamente da Pope, de Sade non sarebbe stato ostacolato dai valori morali [cristiani] di bene e male già trincerati intorno a sé. Avrebbe ricercato rigorosamente solo ciò che la Natura impone “in noi”.

Per esempio, sostenne l’abolizione della pena di morte, ma non perché la riteneva una pena troppo severa per il reato d’omicidio, ma perché non credeva che l’omicidio sia un crimine da punirsi affatto. E perciò, egli argomentò, si dovrebbero abolire anche tutte le leggi contro l’omicidio. L’omicidio, dopo tutto, è un impulso perfettamente naturale.[2] La società deve imparare ad accettarlo.

Infatti, a volte l’eliminazione di massa è un bene per la società, per mantenere bassa la popolazione e prevenire così la povertà. A questo scopo de Sade prescisse l’infanticidio: “La specie umana deve essere purgata  fin dalla culla”.[3]

De Sade stava solo scaldando il motore. Una volta spogliata la società della punizione per il crimine massimo, l’omicidio, la strada era libera  per i suoi atti “naturali” preferiti, quelli di perversione sessuale. De Sade sosteneva la sottomissione forzata di tutte le donne a tutti gli uomini incondizionatamente, incesto, sodomia, pederastia, e perfino il mangiare delle feci come questione di gusto e di piacere sessuale.[4]

Sicuro, alcuni atei oggi hanno ancora il coraggio di dire che lo stupro è, di fatto, “naturale”. Sam Harris, per esempio, ha ammesso: “Non c’è, dopo tutto, niente di più naturale dello stupro”,[5] benché egli conceda che  comunque non è “bene”. Qualche anno prima un libro dal titolo “A Natural History of Rape” [Una Storia dello Stupro in Natura] sollevò una controversia con la stessa ammissione: “Noi crediamo ferventemente che, proprio come le macchie del leopardo e il lungo collo della giraffa sono il risultato di epoche di selezione Darwiniana, così è anche dello stupro”.[6] Come Sam Harris, gli autori si affrettarono a sottolineare: “Non stiamo dicendo che qualcosa sia buono anche se è naturale”.[7] Tuttavia, il libro dà una benedizione scientifica, Darwiniana, e accademica al concetto che “lo stupro è naturale”.

A tal punto, sembra che un’etica alla Pope offra all’umanità scarso aiuto: “Qualsiasi cosa esiste, è giusta”, fa conseguire: “Lo stupro esiste; perciò lo stupro e giusto”.

Ma su quali basi, dunque, può un naturalista denunciare (contro de Sade) una tale azione come malvagia? Poiché l’ateo/naturalista crede che nulla esista eccetto la natura, sarà impossibile trovare una dottrina coerente del “bene” contro il “male”. Ciò che per uno è bene può essere o può non essere bene per un altro. Il piacere di un uomo è semplicemente il dolore di un’altra donna (o bambina), e chi giudicherà tra i due fatta eccezione per la sola forza?

Questo è il motivo per cui atei come de Sade sono così importanti: mettono a nudo come gli atei più moderati siano in realtà arbitrari e molli sia nella loro logica che nella loro pratica. De Sade dimostra quanto crudele e spietata  l’etica naturalista effettivamente sia:

“Che diritto avete di asserire che le donne devono essere esentate dalla cieca sottomissione ai capricci dell’uomo che la natura impone?”[8]

“Noi abbiamo ricevuto dalla Natura il diritto di esprimere indiscriminatamente i nostri desideri a tutte le donne… abbiamo il diritto di obbligarle alla sottomissione …sicuramente! La Natura non ha forse provato che abbiamo quel diritto, conferendoci la forza necessaria per piegare le donne al nostro volere … ho incontestabili diritti di godere di lei, ho il diritto di forzare da lei questo godimento, se me lo rifiuta per qualsiasi ragione.[9]

Nell’etica naturalista, ciò ch’è naturale è bene; e (se Dio non esiste) non c’è nessuno che abbia il diritto di dire diversamente. Ergo, lo stupro non solo è naturale, ma la Natura stessa prova che lo stupro è accettabile dotando lo stupratore con forza maggiore di quella delle sue vittime.

Lo scenario non cambia nemmeno in considerazione dell’età o del benessere della femmina:

“Una volta che mi sia concesso il diritto di proprietà al godimento”, quel diritto è indipendente dagli effetti (male) che produce … La questione del suo benessere … è irrilevante. Non appena l’interesse per questa considerazione minaccia di detrarre  o di affievolire il godimento di colui che la desidera … questa considerazione per l’età cessa di esistere.[10]

Una volta che mi sia concesso il diritto di proprietà al godimento…” . Ora, questa è una nozione profonda di cui tutti i naturalisti dovrebbero prendere nota. Prendere la natura come fonte di morali crea un paradosso per il naturalista: mentre sa che non ha autorità dalla Natura per proibire all’individuo il diritto al godimento, lo deve fare per fermare lo stupratore dal perseguire il proprio godimento. Lo stupratore Sadiano, naturalmente, è interessato solamente al proprio personale godimento, e non glie ne importa niente di negare temporaneamente la stessa cosa alla sua vittima.

Ma qui il naturalista entra in un vero e proprio circolo vizioso. Nel desiderio di impedire allo stupratore il suo godimento, il “buon” naturalista deve affidarsi allo stesso criterio etico dello stupratore. Affermando che a volte è accettabile impedire il godimento di un’altra persona, il naturalista ha adottato il criterio di de Sade. In principio egli non è migliore di de Sade. Naturalmente, quale dei due prevarrà, in un mondo naturalista, questo, dipenderà solo da chi sarà più astuto,  maligno  e/o forte abbastanza da imporre la propria volontà.

In altre parole, in un mondo naturalista, arraffa tutto quello che puoi. Questo significa che, in un mondo naturalista, il potere rende giusto.[11]

In un mondo cristiano, però, abbiamo un sistema infinitamente migliore. L’umanità – uomini  e donne – sono creati ad immagine di Dio. In questo modo sono designati ad esprimere la volontà di Dio, i Dieci Comandamenti, nella società. Un attacco ad un’altra persona che porta l’immagine di Dio è un attacco a Dio stesso. Degradare, disonorare quell’immagine tramando, rapendo, schiavizzando, violentando e rubando – ad esempio stuprando – è essenzialmente trasgredire l’intera seconda tavola della Legge con un solo atto. Essendo un atto consumato di rifiuto di Dio e della preziosa immagine di Dio sulla terra, lo stupro merita la pena di morte.

Questa moralità è trascendente, scende dall’alto, ed eleva l’uomo ad uno scopo, onore e significato più alti. Le etiche naturaliste degradano l’uomo a livello di materia senza legge e significato. In un mondo così, la questione non è se lo stupro sia bene o male, è chi alla fine possa cavarsela stuprando chi. Rigetta Dio, e distruggi la legge e aprirai le cateratte per distruggere anche l’uomo.

          Il naturalismo quindi, è lo stupro della moralità.

Il successivo grande ateo coerente dopo de Sade venne una generazione dopo con Friedrich Nietzsche. Egli usò la stessa rigorosa logica di de Sade: “Quando uno  rinuncia alla fede cristiana, si toglie il diritto all’etica cristiana da sotto i piedi … Così, quando i naturalisti credono effettivamente di conoscere ciò ch’è bene e ciò ch’è male intuitivamente, quando perciò suppongono di non aver più bisogno del cristianesimo come garante della moralità, stiamo semplicemente assistendo agli effetti del dominio del criterio cristiano dei valori e a un’espressione della forza e della profondità di questo dominio.[12]

Questo continua anche oggi come perfetta descrizione di maggior parte degli atei moderni. Logicamente hanno tolto da sotto i loro piedi il fondamento dell’etica. De Sade ci ha mostrato dove ciò dovrebbe logicamente condurre. Ma lo stupro e la pederastia producono ostacoli alle Pubbliche Relazioni. Così gli atei continuano a rubare necessari ritagli di cristianità mentre negano il Cristo che l’ha data.

Finché continueranno a farlo, dovremmo confutarli facendo riferimento agli atei più coerenti. Il punto non è di portarli a diventare effettivamente degli atei maggiormente coerenti, almeno non nella pratica, ma piuttosto indurli ad ammettere dove conduca la logica della posizione naturalista, nella speranza che si volgano al solo Dio che li può salvare da essa.

E nel frattempo, che Dostoevskij l’abbia detto o no, la verità rimane: “Se Dio non esiste, qualsiasi cosa è lecita”.


[1] The Marquis de Sade, The Complete Justine, Philosophy in the Bedroom, and other writings, p. 297

[2] Ibidem, p. 310, 318

[3] Ibid. p. 336

[4] Ibid. p. 318-320, 324, 325

[5] Sam Harris: Letter toa Christian Nation, p. 90

[6] Thornhill e Palmer, citati in “Born to Rape?” [Nato per Stuprare?] Salon, Feb. 29, 2000

[7] Craig Palmer, citato in “’Natural, Biological’ theory creates instant storm” USA Today,Jan. 28, 2000

[8] The Marquis de Sade, op. cit. p. 318

[9]  Ibid. p. 319

[10] Ibid. p. 320

[11] L’espressione proverbiale “Might makes Right” non ha una controparte nella lingua Italiana. Significa letteralmente che ‘giustizia’ diventa la volontà di chi ha la forza bruta di imporla. La seguente citazione di Balise Pascal  somiglia ma non ha la stessa forza.  “Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto”.

[12] F. Nietzsche: “Il Tramonto degli Dei” “The Portable Nietzsche, p. 515


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