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Il problema con la sicurezza sociale

Il nostro sistema di sicurezza sociale può essere criticato sia sul terreno economico che su quello morale.

Economicamente il sistema è crudelmente ingiusto. Così, se una persona paga 220.000 euro all’INPS tra i 18 e i 65 anni, la probabilità di riavere indietro i propri soldi è scarsa. La sua aspettativa di vita dopo i 65 anni rende improbabile che riavrà indietro tutto o anche la metà dell’ammontare che ha pagato in 47 anni.  Se muore la reversibilità alla moglie è troppo scarsa per aggiungere un rientro significativo al suo “investimento”. L’ammontare combinato pagato dall’operaio e dal datore di lavoro costituisce una somma piuttosto considerevole, e i rendimenti sono alquanto ridotti. Chi ci guadagna veramente dalla sicurezza sociale è il governo. Già nel 1969, Edward J. Van Allen, ne “The Trouble With Social Security” sottolineò che un giovane lavoratore che avesse cominciato a versare alla sicurezza sociale  a 18 anni e fosse andato in pensione a 65 avrebbe dovuto vivere fino a 111 anno per andare alla pari. Se qualsiasi compagnia assicurativa o piano pensionistico desse un rientro così misero, o abusasse dei fondi come fa l’INPS, i loro manager si troverebbero molto presto in prigione!

Il sistema dell’INPS, secondo i legislatori, non è un’assicurazione o un piano pensionistico ma una tassa. Non ci da spettanze o diritti; lo stato può alterare i rendimenti a propria volontà, o tagliarci fuori completamente, e, per qualcuno, ciò è già avvenuto. inoltre, poiché il governo utilizza i fondi mano a mano che entrano anziché risparmiarli, noi dobbiamo pagare interessi (nella forma di ulteriori tasse) sui buoni del tesoro che hanno rimpiazzato i nostri pagamenti. 

Oltretutto, il sistema di sicurezza sociale promuove l’insicurezza. Limita le nostre capacità di risparmiare, ci impossibilita a investire su piani pensionistici sani e alimenta l’inflazione. Se, invece d’avere un sistema operato dallo stato, la legge richiedesse che i rendimenti fossero provveduti da assicurazioni del libero mercato e da piani pensionistici, allora avremmo  un sistema sano e stabile.

C’è, comunque, un altro aspetto della sicurezza sociale, il fattore morale e religioso. Un semplice fatto storico è molto esplicativo su questo punto. Alcuni anni dopo la Guerra d’Indipendenza, il Governo degli Statu Uniti passò un piano pensionistico per tutti i veterani di quella guerra. Tutti i veterani che desiderassero la pensione dovevano fare domanda in posti designati, fornire evidenze del loro status di militare, e dettare a un funzionario incaricato le proprie memorie della guerra. Queste brevi biografie ci danno a volte vividi sprazzi di George Washington, Putnam, e di altri capi di quell’epoca. Le storie, però, giungono come un colpo a qualsiasi lettore cristiano. Non c’erano cristiani nell’Esercito Continentale? In modo quasi uniforme i veterani mostrarono di non avere nessun interesse nella fede o nella chiesa nella loro vecchiaia.

La risposta a questa domanda è assai semplice. Nessun veterano cristiano fece domanda per la pensione governativa, e le chiese furono unite nella loro opposizione a qualsiasi richiesta in tal senso. Esse credevano che la partecipazione dei cristiani in un piano pensionistico statale fosse moralmente sbagliato. Basarono la propria posizione su molti testi delle Scritture, dal Vecchio Testamento e dal Nuovo e assunsero che la loro posizione fosse riassunta e richiesta da I Timoteo 5:8 “Ma se uno non provvede ai suoi e principalmente a quelli di casa sua, egli ha rinnegato la fede ed è peggiore di un non credente.” Dai giorni della prima chiesa fino a questo secolo (il secolo scorso n.d.t.) e sicuramente fino a metà del secolo scorso, i cristiani hanno visto questo comando come un dovere e una legge inderogabile. Per essi questo significava, primo, che ogni cristiano ha il dovere davanti a Dio di prendersi cura della propria famiglia, specialmente di quelli di casa loro o sotto il loro tetto. Questo non si applicava a quelli che, come il figliol prodigo, avevano rinnegato la fede e si erano separati. Nelle Scritture la famiglia è più che un legame di sangue: è un legame di fede. Sicuramente, se un figlio è un delinquente abituale e incorreggibile, la famiglia deve testimoniare a favore della fede e contro il figlio denunciandolo alle autorità (De. 21:18-21). Dall’altro lato, tutti i membri credenti dovevano essere amati e curati. Nostro Signore denuncia tutti quelli che rifiutano di provvedere per i propri genitori e avevano il sentimento che il denaro destinato a sostenere i genitori potesse essere meglio usato dal tempio, o dai ministri di Dio. Gesù lo equipara col maledire i propri genitori per i quali la legge richiede la pena di morte (Marco 7: 9-13). Molto chiaramente, mancare di provvedere per i propri genitori bisognosi è un’offesa tremenda agli occhi di Dio. Il sistema della sicurezza sociale è un fatto bene accetto per tutti tali peccatori, che sono più pronti a veder aumentare questa tassa che a prendersi cura dei propri genitori.

Secondo, la ‘famiglia’ di cui parla Paolo in I Timoteo 5.8 include i nostri fratelli credenti. Molto presto, seguendo l’usanza del Vecchio testamento, i discepoli fecero dei passi per provvedere per le vedove bisognose e altre simili persone nella chiesa. In Atti 6:1-3, non abbiamo l’istituzione di tale pratica, era già un “servizio di assistenza quotidiana”, Ciò che abbiamo è piuttosto l’organizzazione di un diaconato per provvedere un ministero efficiente e ben organizzato in quest’area. L’opera della prima chiesa in quest’area fu considerevole. La carità verso uomini abili al lavoro non superava il bisogno giornaliero, ma per costoro si cercava lavoro, o lo si creava in cambio di una paga assistenziale. Di fatto, uno dei “messaggi pubblicitari” più efficaci per la chiesa in tutto l’Impero Romano fu la loro premura gli uni per gli altri. Di qui il detto: “Ecco, osservate come si amano questi cristiani!” Essere un cristiano significava essere una persona responsabile e un membro di una famiglia allargata. Questo è un aspetto di ciò che Paolo intende quando dice che “siamo membra gli uni degli altri” (Ef. 4:25). Essere cristiano non era una cosa leggera: significava unirsi, o piuttosto essere adottati nella famiglia di Gesù Cristo quali membri operativi, obbedienti e responsabili.

Non possiamo apprezzare la portata di tutto questo a meno che ci rendiamo conto che il Nuovo Testamento fu scritto, e la prima chiesa visse, nel contesto dell’Impero Romano. Prima dei nostri tempi, Roma aveva provvisto il più massiccio sistema mondiale di sicurezza sociale e di welfare nella storia. Fu il famoso “Panem et Circenses”, cioè cibo, alloggio e intrattenimento. Come ai giorni nostri, lo stato era visto come dio in terra, la fonte della provvidenza e l’effettivo provveditore. Roma aveva forte risentimento verso l’insistenza cristiana che Gesù e non Cesare, è Signore, e verso la cura che i cristiani avevano gli uni per gli altri. Tale cura significava che il governo di un signore altro da Cesare stava determinando la vita degli uomini e che un dio altro da Cesare era il provveditore. 

Terzo, la prima chiesa teneva presente anche i poveri fuori dall’ovile. Già ai tempi dei dodici apostoli c’era una tesoreria per la cura di tali poveri. Ne abbiamo un riferimento in Giovanni 12:1-6, e al fatto che questi fondi erano affidati a Giuda, il quale era un ladro. Ciò che molti non hanno reputato degno di nota è che dei fondi venivano ovviamente dati a nostro Signore, cioè decime e offerte. Questi fondi erano apparentemente ripartiti per scopi vari, la cura del ministero di nostro Signore le relative spese, forse il sostegno delle famiglie dei discepoli a casa loro, nonché ai poveri. C’erano perciò forse diverse tesorerie, una per ciascuna causa. 

Sappiamo che uno dei grandi conflitti della prima chiesa con Roma fu sull’aborto. Non solo la chiesa opponeva l’aborto con forza, ma fece di più. L’aborto a quei tempi era brutale e primitivo e non sempre aveva successo. I bimbi non voluti venivano dunque abbandonati, nella stessa Roma, sotto i ponti, dove cani randagi se ne cibavano. I cristiani cominciarono velocemente a raccogliere tutti tali neonati e poi li passavano attorno alle famiglie dei membri di chiesa. Questo si addizionò al rapido incremento della popolazione cristiana. Imbarazzava inoltre i romani, che sparsero storie che dicevano che i bambini venissero raccolti per essere mangiati durante le funzioni della santa cena, e il loro sangue bevuto.

Si potrebbe dire molto di più. Gli ospedali ebbero inizio come conseguenza della crescita del ministero cristiano, e, fino a generazioni relativamente recenti, tutti gli ospedali erano cristiani. La scolarizzazione è vecchia quanto le scuole Levitiche (De. 33:10), e l’educazione statale è un passo recente, umanistico e socialista. Tutta la previdenza sociale è un tempo stata cristiana e così tutti gli aspetti della vita sociale. La Bibbia provvede per il solo sistema di sicurezza sociale sicuro al mondo, spiritualmente e materialmente, e i cristiani l’hanno un tempo applicato. Comincia con la salvezza, e continua con l’essere membra gli uni degli altri. Il Signore lo richiede da noi.


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