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Quale mero uomo, o mago, o tiranno o re potè impegnarsi in un’impresa così grande e combattere contro tutta l’idolatria, tutto l’esercito dei demoni, tutta la magia e tutta la sapienza dei Greci, che erano tanto potenti ed essendo ancora in pieno vigore spaventano tutti, e opporsi a tutti con una sola mossa, come il nostro Signore, il Verbo di Dio, il quale confutando invisibilmente l’errore di ciascuno, da solo porta via come preda tutti gli uomini a tutti gli avversari, così che quelli che adoravano gli idoli adesso li calpestano, quelli che si erano lasciati incantare dalla magia ne bruciano i libri e i sapienti preferiscono a tutto l’interpretazione dei vangeli? Abbandonano quelli che adoravano prima e, confessando che è Dio, adorano Cristo che prima deridevano perché è stato crocefisso. I loro sedicenti dèi si scacciano con il segno della croce, mentre il Salvatore crocifisso è proclamato Dio e Figlio di Dio su tutta la terra.

Atanasio: L’Incarnazione del Verbo [53] 

 

24. 

COMPIERE IL GRANDE MANDATO

“Andate dunque, e fate discepoli tutte le nazioni [1], battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato. Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente.” (Mt. 28: 19-20).

Il Grande mandato alla chiesa non termina semplicemente testimoniando alle nazioni. Cristo comanda che facciamo le nazioni discepoli, tutte le nazioni. Devono essere ammaestrate, rese obbedienti alla fede. Questo significa che ogni aspetto della vita in tutto il mondo deve essere portato sotto la signoria di Gesù Cristo: famiglie, individui, affari, scienza, agricoltura, le arti, legge, educazione, economia, psicologia, filosofia, e ogni altra sfera di attività umana. Niente può esserne lasciato fuori.  “Bisogna infatti che egli (Cristo) regni, finché non abbia messo tutti i nemici sotto i suoi piedi.” (1Co. 15:25). Ci è stata data la responsabilità di convertire il mondo intero.

Nella sua seconda lettera alla chiesa di Corinto, san Paolo tratteggiò una strategia per il dominio mondiale:

Infatti anche se camminiamo nella carne, non guerreggiamo secondo la carne, perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze, affinché distruggiamo le argomentazioni ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e rendiamo sottomesso ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo, e siamo pronti a punire qualsiasi disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà perfetta (2 Co. 10: 3-6).

Come Paolo osserva, l’esercito di Cristo è invincibile: noi non combattiamo con mera potenza umana, ma con armi che sono “potenti in Dio” (cfr. Ef. 6:10-18), divinamente potenti, più che adeguate a compiere il lavoro. Con queste armi a nostra disposizione, siamo capaci di distruggere ogni cosa che il nemico eleva in opposizione alla signoria di Gesù Cristo: “rendiamo sottomesso ogni pensiero all’obbedienza di Cristo”, Cristo deve essere riconosciuto Signore ovunque, in ogni sfera di attività umana. Noi dobbiamo “pensare i pensieri di Dio a imitazione di Dio” in ogni punto, seguendo la sua Parola autoritativa, il libro della legge del Regno. Questo è alla radice di qualsiasi genuino programma di ricostruzione cristiana.

Paolo ci dice che l’obbiettivo del nostro guerreggiare è la vittoria totale, il completo dominio per il Regno di Cristo. Noi non ci accontenteremo di niente di meno che il mondo intero. “Siamo pronti a punire qualsiasi disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà perfetta,” dice Paolo. La traduzione del Moffat la rende in questo modo: Io sono pronto a giudicare in corte marziale chiunque rimanga insubordinato, quando la vostra ubbidienza è completa. L’obbiettivo di Paolo è l’universale obbedienza a nostro Signore.

Ma è importante notare l’ordine qui. Paolo non comincia il suo lavoro di ricostruzione fomentando una rivoluzione sociale. Né comincia ricercando un incarico politico. Comincia con la Chiesa, e da questa uscirà fuori per portare il resto del mondo sotto il dominio di Cristo “quando l’obbedienza della Chiesa è completa”; Il centro della ricostruzione cristiana è la Chiesa. Il fiume della vita non sgorga da sotto le porte delle Camere dei Deputati e dai Parlamenti. Sgorga dal restaurato Tempio dello Spirito santo, la Chiesa di Gesù Cristo. Il nostro obbiettivo è il dominio del mondo sotto la signoria di Cristo, l’‘acquisizione del controllo del mondo’ se volete, ma la nostra strategia  comincia con la riforma e la ricostruzione della Chiesa. Da questo scaturirà la ricostruzione sociale e politica, di fatto un fiorire della civiltà cristiana (Ag. 1:1-15; 2: 6-9, 18-23).

È sempre stato così. Quando Mosè sollecitò faraone per la libertà degli Israeliti, non disse: “ Andiamo a cominciare una Repubblica Cristiana.” egli disse: «Così dice l’Eterno, il DIO d’Israele: “Lascia andare il mio popolo, perché mi celebri una festa nel deserto”». (Es. 5:1; cfr. 7: 16).

Certamente, Dio stava pianificando la creazione del suo popolo — una nuova nazione. La legge che avrebbe dato avrebbe provveduto il fondamento per un ordinamento sociale e per un sistema giuridico. Per quanto tutto ciò sia importante, tuttavia, ciò che è infinitamente più importante è Dio. E ciò che è basilare alla nostra continua relazione con lui e del nostro servirlo è la nostra adorazione di Dio. La questione fondamentale tra Egitto ed Israele fu la questione dell’adorazione. Tutto il resto sgorgava da quella.

Liturgia e Storia

Noi conosciamo la storia d’Israele. Dio costrinse Faraone a lasciarli andare ed essi proseguirono ad ereditare la Terra Promessa. Ma l’aspetto veramente cruciale dell’intero evento dell’Esodo, per quel che riguarda l’attività del popolo, fu l’adorazione. La fede cristiana ortodossa non può essere ridotta a esperienze personali, discussioni accademiche, o attività di edificazione della cultura, per quanto, in gradi diversi, queste cose siano importanti. L’essenza della religione biblica è l’adorazione di Dio. E per adorazione non intendo solo ascoltare prediche, benché la predicazione sia certamente necessaria ed importante. Intendo preghiere comunitarie, lode e celebrazione sacramentale organizzate. Questo significa, inoltre, che la riforma del governo della Chiesa è cruciale al dominio biblico. La vera ricostruzione cristiana della cultura è ben lontana dall’essere semplicemente una questione di far passare una certa legge e di eleggere un certo deputato. Il cristianesimo non è un culto politico. È l’adorazione del Dio Altissimo divinamente ordinata.

Questo è il motivo per cui il libro di Apocalisse comincia con una visione di Cristo e prosegue trattando col governo (gli “angeli” o funzionari) della Chiesa. L’intera profezia, di fatto, è strutturata come un culto di adorazione nel Giorno del Signore (Ap. 1:10). Attraverso tutto il libro vediamo ripetersi una forma: primo, gli “angeli” guidano i santi nell’adorazione organizzata; secondo, Dio risponde all’adorazione del suo popolo mandando giudizio a salvezza. Per esempio, Giovanni ci mostra i martiri raccolti sotto l’altare dell’incenso, implorare Dio di fare vendetta dei loro persecutori (Ap. 6:9-11). Subito dopo, un “angelo” innalza formalmente le loro preghiere a Dio, poi prende carboni accesi dall’altare e li getta sulla terra: il risultato è devastazione e distruzione su Israele, la Terra prende fuoco, un monte infuocato è gettato nel mare (Ap. 8:1-8). Questa è solo una illustrazione tra molte di una verità centrale diApocalisse: l’inseparabile connessione tra liturgia e storia. Il libro di Apocalisse mostra che i giudizi di Dio nella storia sono risposte dirette all’adorazione ufficiale della Chiesa. Quando la Chiesa, nella sua mansione ufficiale, pronuncia giudizi legittimi, queste dichiarazioni sono onorate dalla Suprema Corte del cielo (Mt. 16:19; Gv. 20:23), e Dio stesso esegue il verdetto della Chiesa.

Gesù, infatti, aveva comandato specificamente al suo popolo di pregare che la Montagna d’Israele fosse gettata nel mare (Mt. 21: 21-22), e questo è esattamente (figurativamente) ciò che avvenne. Questa è oggi una lezione importante per la Chiesa. La nostra risposta principale alla persecuzione e all’oppressione non deve essere politica. Questo sarebbe riporre la nostra fiducia nello Stato. La risposta primaria della Chiesa alla persecuzione deve essere liturgica. Noi dobbiamo pregare al riguardo della persecuzione personalmente, nelle famiglie, e nell’adorazione organizzata, corporativa della chiesa, i cui ufficiali hanno il potere loro divinamente conferito di portare giudizi. Naturalmente, questo significa che la chiesa deve ritornare alla pratica ortodossa di cantare e pregare i Salmi imprecatori contro i nemici di Dio. (I “Salmi imprecatori” sono quei salmi che consistono per la maggiore di imprecazioni, o maledizioni contro i malvagi; alcuni di questi sono Salmo 35, 55, 59, 69, 79, 83, 94, 109 e 140). Gli ufficiali della Chiesa devono pronunciare sentenze contro gli oppressori, e i cristiani devono portarle avanti pregando fedelmente che gli oppressori si pentano o siano distrutti.

Per prendere un altro esempio: cosa dovrebbe fare la Chiesa riguardo alla forma moderna di sacrificio umano, quella quotidiana abominazione chiamata aborto? Se la nostra risposta centrale è l’azione politica o sociale, noi siamo, in principio, atei, stiamo confessando la nostra fede nell’azione umana quale determinatore ultimo della storia. È vero che noi dovremmo lavorare per la criminalizzazione dell’aborto: gli assassini dovrebbero ricevere la pena capitale (Es. 21:22-25). Dovremmo anche lavorare per salvare la vita degli innocenti e degli indifesi. Ma la nostra azione fondamentale dovrebbe essere governativa e liturgica. Gli ufficiali della Chiesa dovrebbero pronunciare i giudizi sugli abortisti chiamando per nome notori avvocati, giudici, dottori, ed editori pro-abortisti. 

Se la Chiesa fedelmente invoca Dio che giudichi gli assassini e i persecutori, cosa accadrà? La risposta è data in tutto il libro di Apocalisse: gli angeli di Dio getteranno fuoco sulla terra, e i malvagi saranno consumati. Ma dobbiamo rammentare che i carboni della vendetta di Dio devono provenire dall’altare. L’ira infuocata di Dio procede dal suo trono, dove lo incontriamo nell’adorazione pubblica. Un “movimento di resistenza” che non abbia il suo centro nell’adorazione cadrà sotto il giudizio di Dio. In principio, è come l’offerta di “fuoco estraneo” di Nadab e Abihu (Le. 10:1-2).

Della potenza delle preghiere imprecatorie della Chiesa W. S. Plummer ha scritto: “Di trenta imperatori Romani, governatori di province e altri in alte cariche di stato, che si erano distinti per il loro zelo e la loro asprezza nel perseguitare i primi cristiani, uno impazzì velocemente dopo alcune atroci crudeltà, uno fu assassinato dal proprio figlio, uno divenne cieco, a uno uscirono gli occhi dalle orbite, uno fu annegato, uno fu strangolato, uno morì in miserabile prigionia, uno cadde morto in una maniera che non si può nemmeno raccontare, uno morì di un male così disgustoso che parecchi dei suoi medici furono messi a morte perché non potevano sopportare il puzzo che riempiva la sua stanza, due commisero suicidio, un terzo lo tentò ma dovette richiedere aiuto perché il lavoro venisse terminato, cinque furono assassinati dalla loro gente o dai loro servitori, altri cinque morirono le morti più miserabili e atroci, diversi di loro morirono a causa di sconosciute complicazioni di malattie, e otto furono uccisi in battaglia o dopo essere stati presi prigionieri. Tra questi ci fu anche Giuliano l’Apostata. Si dice che nei giorni della sua prosperità abbia puntato il suo pugnale verso il cielo sfidando il Figlio di Dio, che egli era uso chiamare il Galileo. Ma quando fu ferito in battaglia, vide che per lui tutto era finito, raccolse il proprio sangue raggrumato e lo lanciò in aria, esclamando. ‘Hai vinto tu, tu O  Galileo.’”

Naturalmente, l’adorazione della Chiesa non è primariamente negativa, ma positiva: noi dobbiamo innalzare petizioni per la conversione del mondo. Dobbiamo chiedere a Dio di far si che tutte le nazioni confluiscano nel suo Tempio, pregando che il suo Monte cresca e riempia sempre di più la terra, e che la nostra epoca veda crescenti trionfi per il vangelo in ogni area di vita. Non c’è ragione per non aspettarci la vittoria, se siamo fedeli alla parola di Dio, c’è ogni ragione per assumere che le potenze delle tenebre saranno frantumate dalla nostra avanzata. Le porte dell’inferno devono abbattersi e cadranno davanti all’aggressiva Chiesa militante (Mt. 16:18).

Che si ponga la nostra fiducia in uomini e prìncipi piuttosto che nello Spirito di Dio è il marchio della nostra incredulità. Qual è più potente, la depravazione dell’uomo o la sovranità di Dio? Può Dio convertire il mondo? Sicuro! Ancor più di questo, ha promesso che convertirà il mondo! Egli ci ha detto che: “la terra sarà ripiena della conoscenza dell’Eterno come le acque coprono il mare” (Is. 11:9). Quanto coprono il mare le acque? C’è una qualche parte del mare che non è coperta dall’acqua? Il punto è proprio questo: un giorno, le persone conosceranno il Signore dovunque: Tutte le nazioni lo serviranno.

La salvezza del mondo fu la ragione per cui Gesù venne, come egli stesso disse a Nicodemo:

Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv 3:16-17).

Affinché il mondo sia salvato!  Qui abbiamo uno dei passi della bibbia più citati, e così spesso ne manchiamo il punto. Gesù Cristo è venuto per salvare il mondo, non semplicemente un peccatore qui, un peccatore là. Egli vuole che ammaestriamo le nazioni, non solo alcuni individui. Il Signore Gesù non sarà soddisfatto nel successo della sua missione finché la terra intera non canti le sue lodi. Sulla base delle infallibili promesse di Dio, la Chiesa deve pregare e operare per l’espansione del Regno, con l’aspettazione che Dio riempirà la sua Chiesa con “una grande moltitudine, che nessuno può contare, di tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue” (Ap. 7:9).

Dobbiamo smettere di comportarci come se fossimo per sempre destinati ad essere una sub-cultura. Noi siamo destinati al dominio, noi dovremmo drizzarci in piedi e cominciare a comportarci di conseguenza. La nostra vita e la nostra adorazione dovrebbero riflettere la nostra aspettazione di dominio e la nostra crescente capacità d’essere responsabili. Non dovremmo considerarci come sentinelle solitarie circondate da un mondo sempre più ostile, questo è fare falsa testimonianza contro Dio. La verità è proprio il contrario. È il diavolo ad essere in fuga, è il paganesimo ad essere destinato all’estinzione. Il cristianesimo è in modo ultimo, la cultura dominante, predestinato ad essere la religione finale e universale. La Chiesa riempirà la terra.

Il grande sant’Agostino lo aveva capito. Riferendosi a quelli che si consideravano l’ultimo rimanente di una Chiesa che pareva avviata all’inevitabile declino, egli rise: “Le nubi rombano con tuoni, che la casa del Signore sarà edificata in tutta la terra, e queste rane siedono lì nel loro stagno e gracchiano: Noi siamo i soli cristiani!” 

Noi siamo i formatori della storia del mondo. Dio ci ha ricreati a sua immagine per il dominio del mondo; egli ha riversato su di noi il suo Spirito, con “potenza dall’alto” (Lu. 24:49); egli ci ha affidato il vangelo del Regno. E incaricati di conquistare il mondo. Se noi gli crediamo e obbediamo, non c’è possibilità di fallire. 

Il Mandato Teocratico

Il nostro obbiettivo è un mondo cristiano, composto di nazioni esplicitamente cristiane. Come potrebbe un cristiano desiderare qualsiasi altra cosa? Nostro Signore Stesso ci ha insegnato a pregare: “Venga il tuo Regno; Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo” (Mt. 6:10). Noi preghiamo che gli ordini di Dio siano obbediti sulla terra, proprio come sono immediatamente obbediti dagli angeli e dai santi in cielo. La Preghiera del Signore è una preghiera per il dominio mondiale del Regno di Dio, non un governo mondiale centralizzato, ma un mondo di repubbliche teocratiche decentralizzate. 

Ora, per teocrazia non intendo un governo guidato da sacerdoti e pastori. Questo non è affatto ciò che la parola significa. Una teocrazia è un governo guidato da Dio, un governo il cui codice di leggi è solidamente fondato sulle leggi della bibbia. Ai governanti civili è richiesto che siano ministri di Dio, proprio tanto quanto lo sono i pastori (Ro. 13:1-4). Secondo la santa, infallibile Parola di Dio, le leggi della bibbia sono le leggi migliori (De. 4: 5-8). Esse non possono essere migliorate.

Il fatto è che ogni legge è “religiosa”. Ogni legge è basata su qualche criterio ultimo di moralità e di etica. Ogni sistema legislativo è fondato sui valori ultimi di quel sistema, e quel valore ultimo è il dio di quel sistema. La fonte della legge per una società è il dio di quella società. Questo significa che una teocrazia è inevitabile. Tutte le società sono teocrazie. La differenza è che una società che non sia esplicitamente cristiana è una teocrazia di un falso dio. Perciò, quando Dio istruì gli Israeliti riguardo al loro entrare nel paese di Canaan, egli li ammonì di non adottare il sistema di leggi dei pagani: 

Parla ai figli d’Israele e di’ loro: Io sono l’Eterno, il vostro DIO. Non farete come fanno nel paese d’Egitto dove avete abitato, e non farete come fanno nel paese di Canaan dove io vi conduco; voi non seguirete le loro usanze. Metterete in pratica i miei decreti e osserverete i miei statuti per conformarvi ad essi. Io sono l’Eterno, il vostro DIO (Le.18:2-5).

Quella è l’unica scelta: legge pagana o legge cristiana. Dio proibisce specificamente il “pluralismo.” Dio non è minimamente interessato a dividere il dominio del mondo con Satana. Dio vuole che onoriamo Lui individualmente, nelle nostre famiglie, nelle nostre chiese, nelle nostre attività lavorative, nelle nostre ricerche culturali di ogni tipo, e nei nostri statuti e nei nostri giudizi. “La giustizia innalza una nazione, ma il peccato è la vergogna dei popoli” (Pr. 14:34). Secondo gli umanisti le civiltà semplicemente “sorgono” e “cadono” per qualche meccanismo naturale, evolutivo. Ma la bibbia dice che la chiave per la storia delle civiltà è il giudizio. Dio valuta i nostri responsi ai suoi comandi, e risponde con maledizione e benedizione. Se una nazione gli obbedisce, egli la benedice e la fa prosperare (De. 28: 1-14); se una nazione gli disobbedisce, egli la maledice e la distrugge (De. 28:15-68). La storia d’Israele continua ad essere un avvertimento a tutte le nazioni: poiché se Dio lo ha fatto a loro, farà sicuramente la stessa cosa al resto di noi (Gr. 25:29).

L’escatologia del dominio non è una qualche dottrina confortevole che dice che il mondo sta diventando “sempre meglio” in un senso astratto, automatico. Né è una dottrina di protezione dal giudizio e dalla desolazione nazionale. Al contrario, l’escatologia del dominio è una garanzia di giudizio. Insegna che la storia del mondo è giudizio, una serie di giudizi che conducono fino al Giudizio Finale. In ogni istante, Dio osserva il suo mondo, stima e valuta il nostro responso alla sua Parola. Egli scuote le nazioni avanti e indietro nel vaglio della storia, setacciando la pula senza valore e soffiandola via, finché non sia rimasto che il puro frumento. La scelta davanti ad ogni nazione non è il pluralismo. La scelta è obbedienza o distruzione.

Mille Generazioni

Per i satanisti, il tempo è la grande maledizione. Mano a mano che la storia progredisce, le forze del male sentono che il loro tempo sta per finire (cfr. Ap. 12:12). Questa è la ragione per cui Satana così spesso opera per mezzo della rivoluzione: egli deve terminare il lavoro ora, mentre ne ha l’opportunità. Non può permettersi di attendere, perché il tempo opera contro di lui. È condannato alla sconfitta, e lo sa.

Ma il cristiano non deve aver paura del passare del tempo, perché il tempo è dalla nostra parte. La storia sta operando verso i nostri obbiettivi. Ogni giorno ci porta più vicini alla realizzazione della copertura del mondo intero da parte della conoscenza di Dio. Le nazioni adoreranno e obbediranno l’unico vero Dio, e cesseranno di fare la guerra, la terra sarà cambiata, restaurata alle condizioni edeniche, e le persone saranno benedette con vite lunghe e felici, così lunghe, infatti, che sarà inusuale che qualcuno muoia alla giovane età di 100 anni! (Is. 65:20).

Considerate questa promessa contenuta nella legge: “Riconosci dunque che l’Eterno, il tuo DIO, è DIO, il Dio fedele, che mantiene il suo patto e la sua benignità fino alla millesima generazione verso quelli che lo amano e osservano i suoi comandamenti” (De. 7:9). Il Dio dell’Alleanza disse al suo popolo che li avrebbe benedetti fino alla millesima generazione dei loro discendenti. Quella promessa fu fatta (approssimativamente) circa 3400 anni fa. Se calcoliamo la generazione biblica a circa 40 anni, mille generazioni sono quarantamila anni. Abbiamo davanti 36600 anni prima che questa promessa sia compiuta!

Qualcuno mi accuserà di esser caduto dentro ad un incoerente “liberalismo” a questo punto, perché prendo mille letteralmente in Deuteronomio ma non in Apocalisse. Non è così. Ammetterò che quando Dio usa il termine mille, sta parlando di vastità piuttosto che di un numero specifico. Avendo ammesso questo, comunque, guardiamo più da vicino il modo in cui questo termine è utilizzato nel simbolismo. Quando Dio disse che egli possiede il bestiame di mille montagne (Sl. 50:10), egli intende un vasto numero di bestiame su un vasto numero di montagne, ma ci sono più di 1000 montagne. La bibbia promette che i redenti di Dio saranno re e sacerdoti per mille anni, intendendo un vasto numero di anni, ma i cristiani sono stati re e sacerdoti per più di 1000 anni (fino ad oggi quasi 2000 anni). Il mio punto è questo: il termine mille è spesso usato simbolicamente nelle Scritture per esprimere vastità, ma quella vastità è, in realtà, molto di più del mille letterale. 

Dio promette che benedirà il suo popolo per mille generazioni. Secondo l’analogia delle Scritture, dunque, questo significa che un calcolo di quarantamila anni è un semplice minimo. Questo mondo ha decine di migliaia, forse centinaia di migliaia d’anni di crescente santità davanti a sé, prima della seconda venuta di Cristo.

Non sono interessato a fissare delle date. Non cercherò di calcolare la data della seconda venuta. La bibbia non la rivela, e non sono affari nostri. Ciò che la bibbia invece rivela è la nostra responsabilità di lavorare per il Regno di Dio, il nostro dovere di portare noi stessi, le nostre famiglie, e tutte le nostre sfere di influenza sotto il dominio di Gesù Cristo. “Le cose occulte appartengono all’Eterno, il nostro DIO, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli per sempre, perché mettiamo in pratica tutte le parole di questa legge” (De. 29:29). Dio non ci ha detto quando avverrà la seconda venuta. Ma ci ha detto che c’è un sacco di lavoro che deve essere fatto, ed egli si aspetta che ce ne applichiamo.

Cosa diresti se assumessi un operaio, gli avessi dato istruzioni dettagliate, e tutto quello che fa fosse restare seduto chiedendosi quando suonerà la campanella di fine turno? Lo considereresti un lavoratore fedele? E Dio considera te un lavoratore fedele per il suo Regno? Lo ripeto: lo scopo della profezia è etico. È la rassicurazione di Dio che la storia è sotto il suo controllo, che egli sta lavorando per i suoi propositi eterni in ogni evento, e che il suo piano originale per la sua creazione sarà compiuto. Egli ci ha collocati nella grande guerra per la storia del mondo, con l’assoluta garanzia che vinceremo. Anche se deve fermare per noi l’universo intero (Gs. 10:12-13), il giorno durerà abbastanza per noi per conquistare la vittoria. Il tempo è dalla nostra parte. Il regno è venuto, e il mondo ha cominciato di nuovo.

Ora:  al lavoro.

Note: 

[1]  È interessante osservare la negativa evoluzione delle traduzioni di questo passo. Nella lingua originale è chiaro come siano le nazioni a dover essere ammaestrate. La Riveduta (circa 1960) legge:”Andate dunque e ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli…”  Così anche la Diodati, 1995; la Edizioni Paoline del 68 legge: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli…” Quest’ultima versione, coglie più fedelmente il significato originale di quanto non facciano le moderne versioni protestanti, rende chiaro che l’oggetto dell’opera di discepolato non è una persona qui e una là, ma i popoli, le nazioni (n.d.t).


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